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Il dissidio: un contrasto motivato da una divergenza di opinioni, un conflitto spirituale. Ogni scelta comporta la solita rinuncia, ogni partenza fa parte di un viaggio, di una meta.

Bene, male; bianco, nero; pesce, carne; figa, culo; Cicciolina, Emma Bonino.

Siamo esseri umani, non siamo perfetti e il nostro discernimento induce la nostra psiche a soffermarci sul senso dell’esistenza.

Tutto questo è parte della vita, parte della vita fino a quando non sei al DC-10 di Ibiza con 4 bei testoni (testoni=centinaia di euro, per i nostri lettori della Lucania) che ti sfiorano lo scroto dalla tasca anteriore del tuo pantaloncino black&white comprato da American Apparel alla modica cifra della metà di ciò che hai in tasca, tanto da sfamare la metà dei calabresi di Roma siti tra Piazzale delle Province e Piazza Bologna. A questo punto non ti frega una ceppa di nulla.

I tuoi quasi trenta anni, i capelli bianchi che sopraggiungono alteri come i cinesi nei quartieri dello scalo, la tua mania per i porno sui cani, non ti impediscono di finire a paccare con una teen del Lancshire (o della Namibia sud orientale, non ricordo) nei lavacri della discoteca travestita da club più caotica del globo.

Saranno state le dolci e melense frasi sussurrate all’orecchio, sarà stato lo sguardo biricchino, sarà stata la Musica Dolce Metà Amorosa contenuta nella sua acqua (aka mdma), ma tra di noi è scoppiato un fulgido abbraccio, e lei mi ha bisbigliato: ti prego Le Fleur, mettilo dentro e fammi divertire come non mai. Ero emozionato, felice, trastullante, poi mi sono accorto che parlava di un tampone imbevuto nell’efedrina, così l’ho lasciata andare schizzante come i nervi di Sgarbi ospite da Travaglio dopo che nel suo popò vi fossero entrati 6 cm di ovatta chimica.

Tutti mi hanno detto che l’impianto audio del DC-10 è una vera bomba, il top, un mix tra una scoreggia di Ferrara e un’illogica uscita della Santanchè. Io, entrato nelle room, invece, non sentivo nulla, non mi sembrava un granchè. Poi ho capito che avrei dovuto scollarmi due ragazzi di Crotone dai padiglioni auricolari.

Si sta stretti. Veramente stretti. Più stretti del culo di un nazy quando incontra Alfonso Signorini in un vicolo cieco la notte.

L’ossigeno è poco, ma i sostanziosi sudori evaporati dalle nuche e dalle ascelle dei clubbers nella Terrace, fanno si che la droga, sotto forma gassosa, entri in circolo nel tuo corpo tanto da causarti un’erezione; ce ne sono tantissime in effetti, sembra di stare a guardare un vecchio film di spadaccini, tutti a sguainare i propri pezzi, le proprie lame, e l’unica speranza di svignartela è sperare che la rotazione della folla ti faccia capitare di fronte la porta del Garden così da respirare un po’ di aria terza ed evitare di essere impalato. (Un’altra possibilità di salvezza sarebbe stata farti scudo con Seth Troxler, ma ahimè, stava suonando).

Si sono esibiti una decina di Dj, solo alcuni non si sono portati le vuvuzela da casa a quanto pare, per il resto la tech house l’ha avuta vinta.

In effetti il momento più techno-underground è stato il passaggio degli aerei che ricordavano un po’ il tanto mancato suono industrial, un po’ robotic, un po’ il momento clou per fottere il portafoglio a quelli che alzavano le braccia per salutare qualcuno che da un sedile, scomodo più di un fico d’india nelle converse, non riuscirà mai a vederti e mandarti di cuore a fanculo per come meriti insomma.

I buttafuori sono efficienti come cuochi tedeschi in officine italiane. Non si capisce se ci sono o ci fanno. Prendono per le orecchie chiunque cacci anche una vigorsol da una bustina, ma poi durante l’espulsione dal club, i malcapitati riescono sempre a lanciare le prove, per la gioia del fortunato la quale busta di sostanza cade nel bicchiere o nella tasca, e poi rientrare a ballare.

Questo è il Circoloco, questo è il DC-10, questa è Ibiza, e questo è il matrimonio di Costanzo con la De Filippi.

 

Le Fleur