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Il poliedrico artista KiNK ha appena rilasciato un EP di quattro tracce registrato ai Red Bull Studios di Parigi.

Il producer bulgaro KiNK non è il primo della serie, ma bensì l’ottavo artista a rilasciare un EP del tutto gratuito registrato nei Red Bull Studios di Parigi, nel centro della capitale francese. Per l’occasione, KiNK ha voluto limitarsi ad utilizzare quasi esclusivamente la strumentazione trovata in loco, negli studi, avvalendosi eccezionalmente solo di un paio di strumenti aggiuntivi che utilizza di solito per suonare dal vivo.

Il processo creativo è stato impostato come una sfida a se stesso, attraverso l’approccio con strumenti a lui sconosciuti o comunque di non abituale utilizzo. La composizione e il completamento dell’EP si sono svolti nell’arco di una sola settimana, ma molto intensa.

I quattro nuovi brani hanno sonorità piuttosto luminose ed adatte alla stagione attuale, con groove e atmosfere a vocazione inequivocabilmente house, che si lasciano andare addirittura a sfumature quasi chillout e momenti romantici molto lontani dalla dimensione club.

Sono già ascoltabili sul profilo SoundCloud ufficiale dei Red Bull Studios di Parigi e prevedono una stretta collaborazione con Rachel Row, che compare in tre brani su quattro: nelle due versioni di “Say the word“, obiettivamente varianti piuttosto simili tra loro, la prima che ammicca con una palese sfumatura erotica nel cantato e la seconda più ipnotica e seriosa, con inflessioni stavolta più dubby pur senza avventurarsi molto al di fuori dell’ossatura fondamentale del brano.

Infine troviamo l’ultima performance di Rachel Row nell’ultimo brano “Naive“, quest’ultimo un vero e proprio lento e più espressamente ritagliato attorno alle sue doti vocali – difatti, a ben vedere, il brano riporta “Rachel Row feat. KiNK”.

L’unica traccia senza componente vocale è la prima, denominata non a caso “The French Affair“, che porta un groove molto orecchiabile e una melodia di piano Rhodes che esprime quintessenzialmente questo genere e questo tipo di sonorità.

Paolo Castelluccio