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La musica di Marcel Dettmann riflette tutte le diverse sfaccettature del rapporto che l’artista ha avuto con la città di Berlino durante gli anni che seguono la caduta del muro. Le sue produzioni, abbracciano una varietà di contaminazioni che difficilmente si possono ritrovare in artisti che solitamente identifichiamo come producers prettamente techno.

Marcel Dettmann è uno dei più autorevoli esponenti della scena techno attuale. Ambasciatore del suono del Berghain nel mondo, il suo lavoro con Ostgut Ton e con la label sua omonima, Marcel Dettmann Records, lo rendono indubbiamente una delle figure più influenti in circolazione.
Le sue produzioni si contraddistinguono per una complessa struttura di suoni, una testura curata e calibrata quasi scientificamente che, con i bassi profondi uniti ai classici suoni rudi, rende riconoscibile anche ai meno esperti la firma dell’autore. Le molteplici sfumature delle sue tracce comprendono generi che vanno dalla techno più cruda e dark all’elettronica più dub, passando dalle contaminazioni minimal che Dettmann porta con sé sin dalle sue prime esperienze berlinesi, da quando inizia a frequentare il Tresor nel ’93. Qui, vede esibirsi abitualmente autorità massime del genere quali Jeff Mills e Robert Hood.

La perfetta coesistenza nei suoi lavori dell’attitudine industriale propria della techno di stampo tedesco con il minimalismo di matrice hoodiana, è sempre viva e distintamente presente in essi. La caratteristica fondamentale che vede Marcel Dettmann come uno dei più grandi, può essere individuata nel suo totale inserimento fin dall’età più giovane all’interno della musica e della scena elettronica. Non parliamo solamente di Ostgut Ton e del Berghain: Dettmann inizia a collezionare e vendere dischi dalla prima giovinezza, da quando viene abbattuto il muro di Berlino. Dagli inizi degli anni ’90 la casa-negozio di Marcel è frequentata da figure come quelle di Norman Nodge, Marcel Fengler e Answer Code Request, autori che provengono tutti dalla stessa zona, Fürstenwalde, città poco lontana dalla capitale.

Dopo il suo trasferimento a Berlino, Dettmann lavora da Hard Wax, uno dei più importanti negozi di musica elettronica di sempre. Si può quindi affermare che il talento tedesco sia entrato in contatto con gli ambienti più importanti della musica techno europea nelle fasi più calde della sua evoluzione. Se uniamo la sua esperienza personale, con la crescita e lo sviluppo della città, possiamo capire quale sia il background che possiede quando, nel 1999, inizia ad esibirsi regolarmente, come resident, al club Ostgut. Da questo momento in poi il suo rapporto con il club sarà sempre più stretto, diventandone il primo resident dopo la riapertura nella sua nuova e attuale location.
Marcel Dettmann è uno degli autori che più ha condizionato la musica techno dell’inizio del nuovo millennio, studiandola a fondo insieme al suo stretto gruppo di amici. La sua attitudine scientifica ed il suo voler lavorare ad un suono “senza compromessi” lo hanno consacrato come uno degli artisti più rispettati ed amati a livello globale.

#1 Dettmann/Klock – Dawning, 2006

Per raccontare la storia di Marcel Dettmann in 10 tracce non si può che partire da una delle produzioni più significative della sua carriera. “Dawning/The Man Watches The Clock” è il primo ep prodotto da Ostgut Ton, e non poteva che portare la firma di un dj che personifica in tutto e per tutto lo spirito della label. L’ep è figlio della prima collaborazione ufficiale con Ben Klock, artista con cui Dettmann ama esibirsi e con cui ha un rapporto di sincera amicizia che va ben al di là della vita professionale. “Dawning” è una traccia che rispecchia appieno lo stile dei due, da una parte il suono più caldo e melodico di Klock, dall’altra una struttura più incalzante con un kick ed una sequenza di hit-hat sviluppata in un loop ossessivo, di stampo tipicamente dettmaniano. Se aggiungiamo che per Marcel il club, e di conseguenza il lavoro della label, rispecchiano quello che per lui è l’anima di Berlino, sicuramente è la produzione che meglio dipinge l’epoca in cui viene pubblicata. L’ep esce nel 2006, quando i ritmi non sono ancora quelli compulsivi che ritroviamo nella techno dei giorni nostri, che vengono via via più accentuati nel tempo (basti pensare al loro ultimo “Phantom Studies”). Emerge qui invece la tendenza minimalistica e sperimentale che dominava la scena all’epoca, spoglia di quell’intensità che caratterizza la techno dei giorni nostri.

#2 Marcel Dettmann – Lattice, 2008

Lattice fa parte di un gruppo di quattro produzioni uscite su Marcel Dettmann Records come “MDR 04”. Anche se Dettmann ha sempre affermato di utilizzare la propria label per pubblicare musica di artisti a lui cari, la scelta di far uscire le tracce su MDR rende il disco uno dei must dell’etichetta. Questa volta i ritmi sono molto più sostenuti rispetto alle produzioni rese disponibili fino a questo momento. Dettmann decide che è il periodo giusto per stampare un suono più profondo, tagliente, quadrato. Nonostante ciò, “Lattice” e gli altri lavori che compongono MDR 04 contengono tutte le sfumature che l’artista ha di volta in volta proposto nell’arco della carriera. C’è la linea dub, il suono sporco, la tendenza al minimalismo e la complessità della techno dark e industrial. Quando Dettmann afferma che per lui la musica techno è una cosa “sporca” non possiamo non associare la parola a questo ep. Uno dei momenti cruciali della storia di MDR.

#3 Gowentgone – M.A.M (Marcel Dettmann Remix), 2008

Uno dei ruoli più importanti per l’affermazione su larga scala del produttore tedesco lo hanno avuto i remix. Marcel Dettmann remixa moltissime tracce che provengono da ambiti che non coincidono sempre con la techno nuda e cruda (sono gli anni in cui escono due suoi remix di Loco Dice su Desolat). Il remix di “M.A.M.” pubblicato su Vidab Records invece è un esempio chiarissimo di quello che l’autore intende per “musica senza compromessi”. Il suo tocco è inconfondibile: una struttura elaborata che sovrappone l’intensità della techno più canonica con un’atmosfera dub più distesa e lineare. L’aspetto minimale in questo caso è utilizzato per dare un’aria più acida e cupa al brano. Si entra così in un tunnel che è la manifestazione più genuina di quella che è l’idea che Dettmann possiede della scena berlinese di quei tempi.

#4 Deuce – Twerp Wiz, 2009

Deuce è il nickname sotto il quale si cela una collaborazione di primissimo livello, quella tra Marcell Dettmann e Shed. L’ep omonimo, viene pubblicato da Ostgut Ton nel 2009, ed è uno di quei dischi che potrebbe rispondere alla domanda: “Cosa si intende oggi per Suond of Berghain”? “Twerp Wiz” è una delle tracce che lo descrive al meglio. Forse non è uno dei lavori più conosciuti di Dettmann, ma è senza dubbio uno di quelli con più qualità, complice il tocco di Shed, produttore che con i suoi mille alias continua a mantenere un livello altissimo uscita dopo uscita. “Deuce EP” è un disco che non fa sconti, duro, aggressivo, che contiene tutto quello che cerchiamo nella musica techno. Distorto, cupo, acido, è un ep che starebbe bene nella borsa di qualsiasi dj.
“Twerp Wiz”, insieme alle altre due tracce che compongono “o-ton 25”, potrebbe essere benissimo suonata oggi, e non farebbe differenza se fosse suonata in un festival davanti a decine di migliaia di persone o in un piccolo club di provincia. Il risultato sarebbe lo stesso: riuscirebbe a farsi apprezzare, kick dopo kick, da chiunque. Troppo sottovalutato purtroppo per essere uno dei lavori più belli ai quali Dettmann ha contribuito.

#5 Marcel Dettmann – Motive, 2010

Uno dei momenti più rappresentativi e controversi della storia di Marcel Dettmann coincide con l’uscita del suo primo album, “Dettmann”. Il nome, e soprattuto le dichiarazioni dell’autore che seguono la sua pubblicazione, rimandano ad una sorta di autoritratto o autobiografia. Il dj tedesco spiega di aver voluto chiamare così il suo primo album perché è un lavoro che lo rappresenta al 100%. Nonostante il disco sia un lavoro di grandissima qualità, contenente tracce che spaziano dall’ambient alla techno più spietata, i fans e la critica lo accolgono tiepidamente, forse condizionati da “One” di Ben Klock e “Shedding The Past” di Shed, dischi che ne hanno preceduto la pubblicazione su Ostgut Ton. Purtroppo non sono state ben viste le dichiarazioni che lo descrivono come una raccolta di materiale realizzato negli anni precedenti. Si è voluto dare quindi più importanza a questo aspetto piuttosto di riflettere sul fatto che sia un album che rappresenta totalmente l’artista.
“Dettman” è uno di quei prodotti pensati sia per il dancefloor che per l’ascolto domestico. Alterna parti violente e sostenute a dei break, scorci nei quali si può ampliare la nostra visuale verso la luce, per prendere un po’ d’aria prima di rientrare in un’oscurità composta da bassi profondi e atmosfere ossessive. Marcel Dettmann ha più volte ribadito di prediligere i set lunghi che iniziano nella prima mattinata, poiché può spingersi verso un approccio più vario, alternando tutte le sfaccettature della sua techno. Ama far prendere fiato ai propri ascoltatori per poi (re)immergerli in un loop profondo e violento. Non c’è lavoro migliore del suo primo album per spiegare queste parole, e non c’è traccia migliore di “Motive” che le possa rappresentare.

#6 Marcel Dettmann – Translation One, 2011

Escludere un ep come Translation dalla nostra riflessione non produrrebbe un’analisi corretta nella sua globalità. Lo citiamo perché è uno dei pochi ep che Dettmann realizza da solo tra quelli usciti su Otsgut Ton. Non per questo il suo livello è inferiore ad altri già citati. Anzi, “Translation EP” è una delle opere in cui il tedesco mette a nudo sé stesso, la sua musica i suoi ideali.
Minimal, cupa, ruvida, “Translation One” è una di quelle tracce che piace sempre di più, ascolto dopo ascolto. Con malizia si potrebbe pensare che sia un disco che vuole in qualche modo rendere giustizia ad un’artista da cui tutti si aspettavano di più (ci riferiamo all’album “Dettmann”), ma non è affatto così. Il tedesco continua con la sua linea “senza compromessi”, immerso, concentrato, padrone di un genere di cui è uno dei rappresentanti più illustri. “Translation One” infatti approfondisce le caratteristiche che lo hanno reso noto al grande pubblico, approfondisce la linea fredda e dura di techno che in quel periodo inizia a raccogliere a sé sempre più appassionati. Sonorità dense, strutturate in modo preciso e calibrato al dettaglio, sono il suo marchio di fabbrica: la sincerità con cui Dettmenn si dedica alla sua musica, la precisione e la dedizione con cui vi lavora, non fanno altro che accrescere la sua popolarità anche al di fuori di Berlino.

#7 Marcell Dettmann – Ductil, 2013

“Dettmann II” è l’album che mette d’accordo tutti. Più quadrato e levigato del primo, ci induce a pensare ad un lavoro che rispetto al precedente è più completo ed omogeneo. Traspare qui tutta la felicità e la serenità con cui l’autore lo realizza, in un periodo in cui l’amore per i suoi figli gli impedisce di portare a termine qualsiasi produzione nello studio domestico:

“non riuscivo a rimanere chiuso in studio, vedevo mia figlia giocare nel salotto e allora mi alzavo e la raggiungevo. Giocavo con lei e per me era la cosa più importante in quel momento”.

Per riprendere a lavorare all’album, Dettmann è contretto a chiedere agli amici Modeselektor di poter usare il loro studio. Il risultato è un disco pieno di energia, che prende sempre più vita ogni volta che lo si ascolta. Tutti gli elementi presenti nel primo album si amplificano.
“Ductil” è una delle tracce più forti dell’album, che vuole essere una delle hit pensate appositamente per il dancefloor. Dalla densità delle sue sonorità trapela, come in tutto il resto dell’album, una serenità smisurata, uno stato d’animo che oltre a rappresentare perfettamente il suo autore (anche qui il titolo è autobiografico), ci induce a pensare che il titolo si possa interpretare come un “Dettmann al quadrato”, piuttosto che ad un “Dettmann parte seconda”.
Inoltre, scelta di pubblicare i suoi lavori più importanti su Ostgut Ton conferma il suo essere completamente allineato con il suo percorso, produzione dopo produzione. Dettmann ed Ostgut Ton crescono assieme, condizionandosi reciprocamente, modellandosi in un divenire continuo.

#8 Dettmann/Wiedemann – Spiritoso, 2014

Nel 2014 Ostgut Ton decide di stampare una compilation contenente dei lavori che si collocano al di fuori del normale target a cui l’etichetta ha abituato i suoi fans. Tra questi, non poteva che attirare la nostra attenzione un disco, uscito poi anche nella versione “remixes”, che porta la firma di artisti eccezionali: “Masse”. Alla raccolta collaborano insieme Marcell Dettman e Frank Wiedemann, meglio conosciuto per le sue performance live come Âme.
Dall’insolito duo viene sfornato un capolavoro come “Spiritoso”, traccia che dimostra concretamente come le melodie di Wiedemann possano perfettamente coesistere con la linea più dura di Dettmann. Dopo un susseguirsi di passaggi dai toni freddi e schematici, “alla Dettmann”, si entra (all’altezza dei 3 minuti e 30 secondi) in una parte che definire sublime sarebbe poco. Un pianoforte si fa strada tra la testura dettmaniana, rimanendo il solo protagonista della traccia, in un crescendo che raggiunge un apice epico. La dimensione che il piano dona alla composizione ribalta il concetto classico di techno, regalando una fase melodica che calza alla perfezione con l’atmosfera creatasi. In pochi secondi il tutto ritorna ad immergersi sotto il velo cupo con cui inizia la traccia, una perfetta toccata e fuga che rende l’ep “Masse Remixes II” uno dei pezzi imperdibili della discografia del tedesco.

#9 Marcel Dettmann – Activator, 2015

La storia di Marcel Dettmann procede parallela a quella di MDR ed Ostgut Ton, etichette a cui è legato profondamente, che hanno segnato la sua carriera di artista. C’è però anche un’altra label di cruciale importanza nel suo percorso, una label berlinese molto influente a livello nazionale ed internazionale. Stiamo parlando di 50Weapons, gestita dal duo Modeselektor. Dettmann avendo un rapporto molto stretto con i due, ha di conseguenza un legame profonfo anche con il loro brand: uniti da un’amicizia profonda, Dettmann dimostra negli anni la propria stima al gruppo, pubblicando regolarmente sulla loro label. 50Weapons è infatti l’etichetta che stampa il suo celebre remix di “Bad Kingdom” dei Moderat.
“Activator” è la produzione che più ci piace di casa Modeselektor, una traccia che a tratti diventa claustrofobica, sporca, in perfetto stile Dettmann. A completare l’ep, un brano firmato Zenker Brothers, sigillo ideale di un disco solido, da maneggiare con molta cautela, che rende il giusto omaggio alla leggenda di 50Weapons, poco tempo prima della sua chiusura definitiva.

#10 Terence Fixmer – Aktion Mekanik Theme (Leitmotiv Version), 2015

Abbiamo deciso di chiudere con una delle tracce a cui Marcel Dettmann è più legato. È lo stesso Dettmann infatti a raccontare un aneddoto a proposito di “Atom Mekanik Theme” di Terence Fixmer.
La traccia gli ricorda una delle prime esibizioni in consolle di Answer Code Request, suo fraterno amico. Il giovane si stava esibendo al Robert Johnson: Dettmann ricorda come quel set di ACR lo abbia positivamente impressionato, poiché la selezione coincideva esattamente con i suoi gusti musicali. Proprio per questo decide di dare spazio all’amico su MDR e, successivamente, introdurlo nell’ambiente Ostgut Ton.
Il remix Leitmotiv realizzato da Dettmann in occasione della (ri)pubblicazione della traccia (ovviamente su Ostgut Ton), è una perfetta esaltazione dell’aspetto oscuro della sua musica. “Aktion Mekanik Theme (Leitmotiv version)” potrebbe essere perfetta come colonna sonora di un film horror: cupa e a tratti spaventosa, ha come protagonista la voce, che intimidisce l’ascoltatore posizionandosi a metà tra una minaccia ed un lamento di disperazione.
Brividi allo stato puro.

 

Alessandro Carniel