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Portablism è la risposta DJ all’ondata di sintetizzatori portatili che in questi ultimi anni è dilagata, per cui all’insegna delle piccole dimensioni, si offre la possibilità di soddisfare ogni capriccio creativo in qualsiasi luogo ci si trovi.

Il termine un po’ intraducibile “portablism” è una crasi tra “portable” e “turntablism”, ossia il praticare DJing con attrezzatura di facile trasporto. Sul sito web DJTechTools è uscito un piacevole articolo che riguarda questo fenomeno, e probabilmente l’estate è il momento migliore per parlare di questa nuova idea.

Vi chiderete: perchè lo fanno, quando l’industria degli strumenti musicali si prodiga a fornire stumenti sempre più muscolari e completi? La risposta è che i DJ fautori di questo stile “portablism” cercano l’avventura, o meglio fanno della trasportabilità il loro punto di forza in modo da potersi spostare in luoghi ameni e ricercati con tutta la strumentazione al seguito, per improvvisare una performance circondati dalla natura o all’interno di contesti insoliti dove di solito non si manifestano giradischi e cassa dritta.

Questo nobile intento è vincolato da alcune limitazioni, come il fatto di adoperare necessariamente attrezzatura minimale, preferibilmente alimentata a batterie, ridotta all’essenziale e per cui sia tutto il più possibile di piccole dimensioni.

Per questo scopo ci sono alcune invenzioni che fanno proprio al caso di questo assetto da portablism.

Innzanzitutto i giradischi portatili, alimentati a batteria, tendenzialmente con trazione a cinghia, come il Numark PT 01 USB o il Vestax Handy Trax, o se proprio si vuole spendere un niente c’è l’ION Audio Vinyl Transport, in vendita a 49,99 euro.

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Oltre ai giradischi abbiamo anche i fader portatili: minuscoli pezzi di attrezzatura che consistono semplicemente in un fader, senza mixer, che si abbinano al giradischi per scratchare: come il Mixfader o il Raiden Portable Fader.

Se possibile, perchè non ridurre anche il le dimensioni e il peso dei dischi da portare con sé? In genere, per un assetto portatile si preferiscono i dischi da 7″, e ultimamente stanno arrivando sul mercato sempre più vinili da 7 pollici per fare scratch.

Se dovesse servire mixare a utilizzare due giradischi, ci sono svariati mixer formato “pocket” sul mercato, come il Zenus Pepperdeck Djlocate, il Resident DJ PikkNikk Mixer, il Fighter Twister della DJTechTools o anche il Pokket Mini Mixer.

Inoltre, il mondo delle app per tablet offre svariate alternative per ottenere il massimo dal minor sforzo possibile in termini di peso e di ingombro, come edjing Pro LE.

Naturalmente, è un po’ presto per considerare questo “portablism” come arte del DJ itinerante qualcosa che possa, sul piano della strumentazione, pareggiare in professionalità il classico DJing da club, in cui si può disporre di setup senza limitazioni e senza lesinare in prestazioni, dimensioni e ingombri.

Ma questo “portablism” può offrire di certo occasione per conciliare l’impulso all’improvvisazione e la possibilità di montare tutto al volo e divertirsi sul momento, o anche andare alla ricerca di location evocative dove lasciarsi ispirare dallo scenario e perdersi in un po’ di sana musica là dove non arriverebbe nemmeno la rete elettrica o la rete internet.

Paolo Castelluccio