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Debuttano i Tolebham con “ExSiderurgica”, un EP rilasciato in vinile e in digitale per Scuderia, l’etichetta romana di Claudia Landi.

Tolebham è un duo tosco-campano formato da Filippo Faleri e Giorgio Cerrato. Il loro connubio techno-industrial ha debuttato ufficialmente in vinile sulla label romana Scuderia di Claudia Landi.

Qualche tempo fa abbiamo scritto un articolo che descriveva la techno di stampo italico, sviluppata negli ultimi due faticosi decenni e scolpita, modellata nel tempo dalle condizioni socio-culturali e dall’estro dei suoi rappresentanti.

Qui siamo di fronte a un lavoro sempre made in Italy, ma alternativo a quegli stilemi. E’ la prova che in Italia non c’è un solo filone a rappresentare il suono delle nostre malandate terre, ma ci sono proposte musicali che argomentano diversamente la narrazione attuale. Si potrebbe dire che il genere dei Tolebham sia particolarmente indicato a chi ha un debole per la techno inglese, à la Perc, Truss, Blawan, AnD, per dirne alcuni. Con questo non stiamo paragonando i Tolebham agli artisti appena menzionati, ma abbiamo fatto quei quattro nomi a titolo esemplificativo, per evocare quel genere di ritmi selvaggi e arrembanti, stridenti e distorti suoni industriali accompagnati da disarmonici e inorganici elementi, in un ensemble che fa terra e bruciata e vi sparge il sale tutt’intorno.

Non siamo quindi di fronte al levigato e sommesso timbro di quella techno mentale e ibridata con l’ambient che ha reso famoso lo stile italiano nel mondo. Siamo anzi ai suoi antipodi: è un suono parimenti scuro – a riprova ulteriore, se dovesse servire, che la musica techno ritrae l’epoca a cui si accompagna, e i suoi capisaldi teorici in questi anni ’10 si fanno sempre più pronunciati – ma con un profilo da sommossa, i denti digrignati, assolutamente fisico e ben lontano dagli scenari più ipnotici e mentali, se vogliamo anche più rilassati e psichedelici di artisti come Donato Dozzy, Luigi Tozzi o Ness, per fare tre autorevoli esempi.

I Tolebham sono stati arruolati in un circuito che a Roma è attualmente molto attivo, che tocca varie label insieme a Scuderia, e pur senza rivalità con altre realtà propone il suo suono decisamente di terra, piuttosto che di aria, per dirla con termini alchemici. In questo scenario i sintetizzatori modulari prendono il posto dei laptop, e il sound design è sì raffinato e studiato, ma secondo tutt’altri principi ed altra estetica.

L’EP “Ex Siderurgica” dei Tolebham si articola intorno a tre brani: “Eternit” sul lato A, “Xodreb” e “Tatara” sul lato B.

I nomi delle tracce, come anche quello del duo, sono parole assolutamente prive di un significato intrinseco, ma che in un modo o nell’altro descrivono qualcosa di definibile. Nel senso che esprimono, estremizzandola, la perdita di umanità e di riconoscibilità nel rapporto tra uomo e mondo industriale, alienante o che diventa qualcosa di alieno rispetto a noi, non realmente naturale e quindi malato, pericoloso perchè non in armonia con il mondo naturale. Le uniche parole di senso compiuto sono il titolo dell’EP e della prima traccia, “Eternit“, che in ogni caso rappresenta uno dei più nocivi materiali mai prodotti, una sorta di materiale anti-umano per eccellenza, come fosse un ulteriore accento sull’incompatibilità tra noi e l’estremizzata, scellerata, incontrollata ed inconsapevole deriva industriale del terzo millennio.

Il suono è interamente prodotto dai sistemi modulari dei due sodali, e già dai primi giri del vinile si viene investiti da un ritmo ruvido, che ancora prima di arricchirsi di altri suoni è già sufficiente a muovere gambe e testa. Se si fissa la grafica che accompagna questo disco mentre si ascolta, si coglie senza sforzo il suono meccanico e sinistro che quelle fabbriche ritratte emettono nel loro lavoro. Prosegue e si estremizza il discorso di deumanizzazione, o di transumanesimo, che con l’industrializzazione del mondo sta trasformando la Terra in un pianeta nero e grigio. Molto bello l’arpeggiatore che viene introdotto dopo una serie di eleganti ma al contempo graffianti velature di noise. Arpeggiatore che ossessivamente ripete sei note come un mantra, stratificato insieme a un choir che pare provenire dal mondo infero. L’atmosfera è di pericolo, di allarme, di avvelenamento.

Xodreb” prosegue il viaggio coerentemente con la precedente, ma suona ancora più monocromatica e inumana. Infatti è anche meno ricca di dettagli e sfumature ma traina l’ascoltatore ancora oltre, per esplodere annunciata da un sample di voce initellegibile, irriconoscibile, che fa ripartire il movimento, mentre un fischio di sottofondo rimane costante per tutto il brano.

Tatara” è un tessuto molto fitto di timbri che con continuità vanno dal prettamente percussivo al più morbidamente “sonoro” (no, non ce l’abbiamo fatta a usare il termine “melodico”), sempre rimanendo rigorosamente fedele alla palette utilizzata dal duo. Potente la ripartenza a due terzi del brano, dove il fischio di fondo si ammutolisce appena prima del ritorno della cassa dritta. Sembra un ode a fabbriche che non smettono mai di lavorare, macchinari che non sentono stanchezza, nati per svolgere un compito e ritrovarsi variamente sincronizzati in un’acciaieria. I Tolebham prendono questo ensemble di macchine solitarie e offrono loro un pubblico che risponde ballando, cosa che diviene inevitabile.

E’ un ascolto che non raccomanderemmo a deboli di cuore.

Per chi volesse vederli cimentarsi tra file di moduli e grovigli di cavi dal vivo, si esibiranno il terzo giorno, cioè il 14 agosto, al festival Calcatronica che si terrà a Calcata, comune-gioiello a 40km da Roma, in provincia di Viterbo.

Intanto, vi diamo un’anticipazione di ciò di cui sono capaci con questa “modular session”.