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Il belga Joachim Marynen si era fatto un nome in Olanda grazie alla sua label, Sound Architecture, e al progetto dell’Off Corso, cinema trasformato in club.

Una volta tornato in patria, ad Anversa, Joachim ha iniziato a promuovere le serate del Café d’Anvers, compresa la sua residenza mensile.

Ma non era completamente realizzato, sentiva di poter fare di più per la sua città e per un mondo migliore: mancava uno spazio eco-friendly in cui artisti e creativi potessero incontrarsi, in cui giovani musicisti potessero crescere sotto la guida dei più esperti ed in cui la gente potesse divertirsi e ballare al cospetto di artisti come Moodymann, Nina Kraviz, Speedy J e tanti altri senza creare alcun fastidio alla comunità. Anzi, facendola crescere.

Così l’ha creato lui, da zero.

L’Ampere nasce soprattutto grazie all’intelligenza di Marynen; nel momento in cui si è trovato davanti alle autorità locali per ottenere i permessi necessari, lui non ha mai usato le parole “techno” o “dance”, sapendo quanto siano ancora ingiustamente associate da molti all’abuso di stupefacenti e alcol. Ha sempre esposto le sue idee puntando sul lato creativo ed ambientale, mettendo bene in chiaro che sarebbe stata un’opportunità immensa per tutta la zona circostante la stazione centrale, prima in decadenza. Così facendo è riuscito persino a convincere i rabbini, rappresentanti della florida comunità ebrea ortodossa di Anversa, i quali erano ovviamente contrari ad una “sala da feste” nel quartiere.

Il club è sostenibile per una serie di motivi che lo rendono anche unico e all’avanguardia:
-orario di chiusura posto alle 7 del mattino per evitare che migliaia di persone defluiscano tutte in una volta fuori dal locale e per permettere loro di usare il trasporto pubblico per ritornare a casa;
-armadietti al posto del classico guardaroba; lettore digitale all’entrata per accedere al locale semplicemente passando il biglietto;
-vecchie ruote per l’insonorizzazione, strutture ricavate da materiali riciclati e un sistema per immagazzinare il calore emesso dai clienti e riutilizzarlo.

E per il futuro Joachim ha grandi piani che prevedono l’apertura di un negozio di vinili e la costruzione di uno studio di registrazione e di un dancefloor che permetta di convertire direttamente l’energia prodotta dal movimento dei clubber in energia elettrica.

Tutto questo sempre con un occhio all’educazione e alla qualità e con l’obiettivo di far crescere chiunque entri in contatto in qualsiasi modo col progetto, soprattutto se giovane e promettente; è stato infatti scelto un collettivo di giovani architetti belgi per la struttura iniziale, un gruppo di ragazzi dell’accademia di design di Eindhoven per le novità imminenti e, oltre a puntare sugli ospiti, l’Ampere punta molto anche sugli artisti locali emergenti, spingendoli verso il lancio nazionale o –perché no?- internazionale.

La speranza, ovviamente, è quella che in tutto il resto d’Europa, soprattutto in Italia, inizino a diffondersi al più presto progetti almeno lontanamente simili a quello dell’Ampere, visto quanto siamo ancora distanti anni luce da simili traguardi e quanto siamo ancora attaccati alla logica del guadagno immediato, senza la minima considerazione per l’ambiente, per il sostegno dei giovani e per il benessere dei clubber.

(Via DjBrodcast)

 Alberto Zannato