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O ascolti la musica elettronica o ascolti la musica classica. Non puoi ascoltare tutti e due i generi, semplicemente sono adatti a due tipi di pubblico con gusti diversi. Questa frase me la sono sentita dire tante di quelle volte che ho perso il conto. E non solo da distinti signori di mezza età amanti della musica classica; il discorso vale anche per i più o meno vecchi rockettari incalliti convinti che un solo minuto di assolo di chitarra elettrica possa mandare a fanculo qualsiasi pezzo di musica elettronica, gente che non riesce a contemplare un brano che non sia composto solo ed esclusivamente da voce, chitarra, basso e batteria.

Gente attaccata al vecchio pensare della musica rock, direte, ed invece no. Mi preme ricordarvi come il rock sia sempre stato un genere ribelle, all’ avanguardia, e preposto alla sperimentazione sin da quando è nato: gran parte dei vostri beniamini vi manderebbero senza dubbio a quel paese se voi vi riferiste a loro parlando di “tradizionalisti”. Forse voi non vedete i Beatles come degli sperimentatori, ignari del fatto che sono stati tra le prime band a spippolare su un Moog nel lontano 1969, e magari neanche Jimi Hendrix, o  i Velvet Underground, con quella viola elettrica distorta che chiude un capolavoro come Herorin, grazie alla quale John Cale è stato espulso dai Velvet, accusato di eccessivo sperimentalismo sonoro.

Eh già, neanche negli anni ’60 sperimentare, cercare altri modi di fare musica, era troppo gradito: eppure, non ci crederete, è così che nacque il rock. Ed il tempo continua a scorrere, la musica ad evolversi, fino ad arrivare nel 2015, dove catalogare la musica in base al genere è diventata una cosa abbastanza ridicola. So che per molti di voi è comodo catalogare la musica in generi, per evitare più agevolmente di incappare in pezzi di un genere che non vi interessa, ma ormai questo non ha più senso: adesso i generi si sono fusi, se cerchi un attimo trovi di tutto, anche rock da ballare, techno da rockettari, c’è anche la musica classica derivata dall’ elettronica: i due generi quando nacque quest’ ultima erano strettamente legati tra loro, basti pensare alla figura di Karlheinz Stockhausen : il legame iniziò a deteriorarsi quando la elettronica iniziò a virare verso le discoteche, e la fusione tra questi due generi è stata ripresa in mano solo da pochissimi artisti (Francesco Tristano in primis). Oggi fortunatamente ci pensano anche gli Stompy’s Playground a tentare di abbattere il muro che separa elettronica e classica, destrutturando e ristrutturando con gli strumenti di quest’ ultima e con il coro della London Contemporary Voices alcune tracce come Abandon Window di Jon Hopkins, My Hot Red Car di Squarepusher ed un mash up tra Sanctuary, di SBTRKT e Berlin dei Modeselektor. Le sei tracce sono disponibili in free download sul loro profilo Soundcloud.

Ah, e c’è anche la musica di merda, certo: quella c’è sempre stata, se ne sta rimpiattata in un angolino in attesa che qualche furbetto con poca passione e tanta voglia di fare soldi venga a prendersela. Musica per orecchie dalle poche pretese, pezzi costruiti con schemi preimpostati, roba che più la ascolto e più mi convinco di aver fatto bene a prendere la strada della musica fatta per passione. Ecco, forse uno dei pochi modi in cui possiamo dividere la musica odierna è questo: musica fatta per passione e musica fatta per riempire il portafogli.

Andrea Nerla