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Volgere verso l’alto, elevarsi, innalzarsi. Questo è ciò che da sempre l’uomo cerca di fare per sè: arrivare ad essere una quasi Divinità, il più possibile proiettato verso cielo, lo spazio dedicato idealmente agli Dei.
Sia nelle arti che nella morale, l’essere umano ha bisogno di un bagaglio culturale possente per essere un’entità che si completa, e in ogni disciplina che si conosce oggigiorno, si ha bisogno di solide basi.

Oggi tutti a parlare di Techno, di movimento Underground, ma qui Nice to Be dà una lezione fondamentale al pubblico tutto, come a ricordare che una base fondamentale di tutto ciò che vi è susseguito, è l’ House, e lo fa con Makam sabato 17 al Duel Beat.

Makam è un alter ego che ho creato alcuni anni fa, un modo di esprimere in moltissime forme la musica house.
Inizialmente la sua personalità si celava sotto il nome di Terry Hengers e suonava una techno minimale ma con synths e bassi sempre molto funky, campionature appartenenti ai gloriosi anni ’70, quelli delle prime feste, fatte di palle luccicanti e giacche colorate. Successivamente la scelta di chiamarsi Makam, il cui significato etimologico fa riferimento alla cultura araba; makam nel mondo musicale è una frase composta da note, una formula; l’insieme di queste formule si chiama composizione; una scelta probabilmente legata alla sua visione complessiva della musica house: una vera e propria composizione, pari solo alla completezza, alla storia e alla grandiosità che questo genere porta con sé. Makam è una formula di quell’immenso universo chiamato house music.
La sua personale e contagiosa visione della house music lo porta ad esibirsi in club come Trouw, Panoramabar, Robert Johnson, Fabric, Rex e a festival quali Awakenings, Lowlands e Weather Festival. Trovata la sua base alla Sushitech Records, pubblica ‘New York Hustler’, ‘Deep Loving’ e ‘How Long is Now’, acclamati da Resident Advisor, Groove Magazine e molti altri. Secondo De:Bug ‘How Long Is Now’ è il miglior vinile dell’anno 2010. Ad oggi conta già una propria label, Amulett, a cui lavora da un po’ e già promette bene: vocals vecchio stampo house e beats che ringhiano come leoni.
Abbiamo esplorato i suoni più ruvidi e sporchi della Germania, passando per la magia del Fabric di Londra e le sue produzioni di grande influenza e per i bassi rumeni di incredibile potenza e “sostanza”. Con Ellen abbiamo trascorso, come sempre, momenti di puro deliro artistico, ci ritroviamo al Duel per attraversare la ricchezza dell’elettronica olandese, fonte inesauribile di nuove menti “distorte” e dita affilate come artigli pronti a graffiare il suono. Uno squarcio di luce abbagliante.”

In consolle altre due certezze di casa N2B quali Diego Amura e Sandro Inturri.

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