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Se il termine PLUR ( Peace, Love, Unity, Respect) , coniato nei primi anni ’90 da qualche raver britannico e diventato il simbolo del clubbing mondiale, fosse stato inventato in tempi più recenti, probabilmente avremmo dovuto aggiungere la S di Support (soprattutto quello economico) all’acronimo, in periodi di crisi come questi.

Un curioso esempio di quanto questo  fattore sia importante adesso, è quello dei Tidy Boys, djs e produttori discretamente famosi nella scena hard house inglese, che evidentemente di questi tempi non sguazzano tra l’oro; i due hanno infatti chiesto ai loro fans, per salvare il Tidy Weekender, storico festival di cui i due sono ideatori e organizzatori, un piccolo contributo monetario per arrivare ai 40.000 euro con i quali dovrebbero riuscire a coprire una buona parte delle spese organizzative.

Se una proposta del genere è quantomeno inusuale e dall’esito incerto, la risposta dei fans è stata spiazzante per la generosità con cui questi ultimi hanno deciso di sostenere la campagna; in quasi 450 persone, nel momento in cui l’articolo viene redatto, hanno deciso di donare almeno 5 £. Ancora più sorprendenti sono le cifre medie attorno le quali si aggirano le donazioni; solo 21 persone hanno scelto di donare 5 £, mentre ben 145 hanno deciso di donarne 50. Incredibilmente, alcune persone hanno deciso di donare 500, 1000, fino a 2200 £.

Nonostante il termine massimo fissato per il raggiungimento dei fatidici 40.000 £ fosse di 6 settimane, il duo è riuscito a racimolare la cifra in meno di 24 ore, e la data del festival è già stata fissata: 27, 28 e 29 marzo 2015. Se anche tu vuoi offrire un contributo monetario per la buona riuscita del Tidy Weekender, (in cui tra l’altro si festeggerà il Ventesimo anniversario dalla nascita del gruppo) questo è il link della campagna di raccolta fondi su Kickstarter: https://www.kickstarter.com/projects/tidy20weekender/tidy-20-weekender .

Insomma, fino a che esistono persone capaci di donare cifre del genere per la sopravvivenza di un festival, il mondo del clubbing è al sicuro.

Andrea Nerla