“Ti piacerebbe” è il nuovo capitolo della serie di remix 2025 dedicata ai 50 anni di carriera di Loredana Bertè.

Il remix di Volantis trasforma questo classico provocatorio in un viaggio sonoro sofisticato e senza tempo. Gli elementi distintivi del brano vengono catapultati in una dimensione che trasforma la sfida in desiderio inarrivabile, creando un ponte tra la potenza del rock italiano e la raffinatezza della club culture europea dei primissimi anni ’90.

Ne abbiamo parlato con lui in questa interessante e divertente conversazione a tu per tu!

Ciao Alessandro, benvenuto su Parkett Channel. “Ti Piacerebbe” rappresenta l’unione tra il rock italiano e la club culture degli anni ’90. Com’è stato per te mettere le mani su un’icona intramontabile come Loredana Bertè e su un suo brano così iconico?
Ciao e grazie per avermi accolto su Parkett.
Ti racconto un aneddoto incredibile legato proprio a questo brano.Un paio di anni fa insieme a Nicodemo, mio amico e partner di Alzaya, stavamo lavorando a un EP di quattro tracce per un’etichetta. Tre ci convincevano pienamente, mentre ad una mancava qualcosa. Una sera, ascoltandole, Nicodemo mi dice: “Sai che potremmo fare? Dovremmo provare a riutilizzare il testo di “Ti Piacerebbe”, un brano della Bertè,  farlo ricantare a qualcuno su questa traccia.”Io non conoscevo la canzone, così la ascoltai e qualche giorno dopo invitai nel mio studio una cantante con la quale collaboravo all’epoca per farle reinterpretare il testo. Il risultato inizialmente ci sembrò convincente, quindi mandammo l’EP alla label, la risposta fu che era bello ma non del tutto in linea con la direzione delle prossime release,tranne che per quel brano.
Dal mio punto di vista – che è sempre molto autocritico – l’EP funzionava bene nel suo insieme ma  non me la sentivo di pubblicarlo a metà. Inoltre, a dirla tutta, non ero nemmeno troppo convinto proprio del brano che aveva attirato più attenzione. Così decisi di accantonare il progetto.
Quasi un anno dopo mi chiama Domenico di Nar International, con cui ero già in contatto per altre collaborazioni ,e mi dice: “Ale, stiamo preparando dei remix per il cinquantesimo anniversario di Streaking della Bertè e c’è un solo brano per cui non abbiamo ancora trovato un remixer: Ti Piacerebbe. Hai qualche idea su chi potrebbe farlo?”
In quel momento ho pensato fosse un segno del destino, ed ho proposto me stesso, anche perché la difficoltà maggiore nel tentativo precedente era proprio il fatto che quel testo ha senso solo con il timbro vocale della Bertè: nessuna voce avrebbe potuto renderlo allo stesso modo. Avere gli stems originali su cui lavorare era quindi un’occasione da non perdere.
Ti Piacerebbe è un brano iconico perché incarna pienamente i valori di indipendenza e riscatto femminile di cui Loredana Bertè è stata portavoce, molto prima che molte altre trovassero il coraggio di farlo. È stata ed è tuttora un esempio per generazioni di donne che continuano a conquistarsi ciò che avrebbero dovuto avere per diritto naturale, ma che purtroppo ancora oggi devono lottare per ottenere.

Un remix che sembra un dialogo tra generazioni: cosa ti ha guidato durante il tuo lavoro? Cosa hai scelto di cambiare e cosa, invece, hai voluto conservare della versione originale?

Remixare un brano del genere non è affatto semplice. Il mio obiettivo era stravolgerlo, ma con totale rispetto, dandogli al tempo stesso un mio connotato. Ti Piacerebbe è una canzone irriverente e diretta, con un’anima rock psichedelica ma una struttura molto minimale.

Ho chiesto una mano a Marco Leo, amico e musicista incredibile, di una generazione prima della mia, con cui ho una grande affinità. È la mia persona di fiducia quando entrano in gioco le chitarre.
Gli stems originali erano registrati su nastro, quindi non a metronomo: abbiamo dovuto ricostruire il timing di tutto il materiale e scegliere porzioni di voce, chitarre, percussioni e contrabbasso. Su questa base abbiamo poi aggiunto synth, basso, pad e lead di chitarra per dare una nuova forma al brano.

Hai scelto di trasformare un brano iconico in diverse forme. Qual è quella che senti più tua? Qual è stato il punto di partenza creativo?

La prima versione del remix su cui abbiamo lavorato è quella che oggi si intitola Slowbeat Egotrip.
La sera prima, ragionando su come avrei voluto approcciare il progetto, ho pensato che sarebbe stato interessante reinterpretare il brano con un’ispirazione synth-pop: senza snaturarlo, ma dandogli un’altra intenzione. Ascoltando un po’ di musica mi è venuto in mente Fade to Grey dei Visage, e il giorno dopo l’ho fatta sentire a Marco.

Abbiamo iniziato a lavorare e, nel giro di un paio d’ore, in modo molto spontaneo, è nata la traccia così come la si ascolta oggi. L’abbiamo lasciata intatta, perché anche riascoltandola decine di volte non abbiamo mai sentito il bisogno di cambiare nulla. Qualche giorno dopo, parlando con Domenico, abbiamo pensato di provare a creare una seconda versione più dancefloor oriented. Partendo dai suoni già vivi della prima, ho modificato basso, batterie, synth e bpm fino ad arrivare alla versione oggi conosciuta come Official Remix: più DJ-friendly, con un arrangiamento e un crescendo pensati per la chiusura di un set, dove l’obiettivo è emozionare le persone.

Nella versione Slowbeat si percepisce una vibe intima, quasi notturna. Cosa volevi trasmettere con questa traccia in particolare?

L’idea alla base era rendere la Bertè meno irriverente.
Nel brano originale lei si prende gioco di un amante – reale o immaginario – ma nella mia versione è come se soffrisse anche lei. È come se entrambi non potessero aversi, e proprio per questo ci fosse una tristezza condivisa, un desiderio trattenuto.

Alzaya, la tua label, è molto più di una semplice etichetta: è uno spazio di sperimentazione sonora e visione artistica. La filosofia di Alzaya ha influenzato la tua interpretazione di “Ti Piacerebbe”?

Alzaya nasce dalla volontà di non uniformarsi. Oggi è molto difficile fare musica liberamente e trovare un’etichetta che sposi la tua visione se non rientri in un genere preciso come house, techno, disco, ecc.
Per poter creare senza dover chiedere approvazioni, io e Nicodemo abbiamo dato vita a una label che rispecchiasse il nostro approccio over-genere: spesso ispirato al passato ma proiettato verso il futuro.

Anche in questi remix ci sono riferimenti a generi consolidati, ma l’approccio è rimasto completamente libero, proprio come in tutta la musica che produco e quella che caratterizza le release di Alzaya.

Il tuo percorso come Volantis è in continua evoluzione. Cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo capitolo?

Questo EP segna sicuramente la fine di un periodo. È passato un po’ di tempo dall’inizio del progetto, e queste tracce risalgono a quasi due anni fa. Non vedevo l’ora che uscissero, anche perché sto lavorando a molta musica nuova con un taglio più trance, techno e psichedelico.

Ho aspettato a pubblicarla proprio perché volevo che questa release rappresentasse un punto di svolta nella mia storia musicale, quella che costruisco passo dopo passo, traccia dopo traccia, anche nei DJ set. Come spesso accade nella musica, tutto si muove in modo circolare: quindi non è un addio alle sonorità più house, ma forse solo un arrivederci.
La cosa più bella dell’essere indipendenti è poter seguire ciò che senti, senza dover rendere conto a nessuno se non a te stesso.

Daphne Dei