Se c’è un festival che ogni anno riesce a bilanciare perfettamente pensiero e movimento, è Dekmantel. Un evento che ha saputo ritagliarsi uno spazio unico nel panorama internazionale della musica elettronica, proprio perché non si accontenta di farci ballare. Dal 31 luglio al 4 agosto, Amsterdam tornerà ad accogliere questo appuntamento attesissimo, e per il 2025 si parte con una novità che merita di essere raccontata con attenzione: la conferenza d’apertura a Tolhuistuin.
Il festival vero e proprio inizia nel verde dell’Amsterdamse Bos, il giovedì segna un momento differente. Il 31 luglio, sulle rive dell’IJ nel Tolhuistuin, Dekmantel dedica un’intera giornata a talk, interviste e workshop. Ed è gratuito. Una scelta controcorrente che racconta molto dell’identità curatoriale del team olandese: accessibilità, confronto e cultura musicale prima di tutto.
L’edizione 2025 vede come highlight una conversazione con Kelela e Bambii, due figure che, ognuna a modo proprio, stanno ridefinendo i contorni dell’R&B e del club contemporaneo. Kelela, con il suo approccio sensuale e frammentato alla voce e al suono, e Bambii, con una visione globale e queer della pista da ballo, incarnano quel tipo di artisti che non si limitano a produrre musica e la usano per porre domande.

L’intervista sarà condotta da Jeremy Larson, e fa parte di un programma curato in collaborazione con Resident Advisor, WeTransfer’s WePresent e BMIM – Buma Music in Motion.
Non è solo questione di nomi. Resident Advisor guiderà anche sessioni pratiche con nomi del calibro di Surgeon, DJ Mell G e DJ Babatr, focalizzate sulle sfumature della produzione musicale. Si parlerà anche di stage design, grazie a un incontro curato dal collettivo visivo Children of the Light, collaboratori storici del festival, che sveleranno il dietro le quinte della costruzione scenica di un’esperienza musicale.
I panel si concentrano su temi urgenti per chi lavora nella musica oggi: come si costruisce una scena sostenibile? Che spazio c’è per la cura mentale nel clubbing? E che ruolo hanno i suoni diasporici nella musica elettronica europea? Gli incontri sono aperti a tutti ma con un numero limitato di posti: l’accesso è su base “first come, first served”, i workshop invece richiedono RSVP.

Il Workshop e le conferenze
Il programma della giornata di giovedì a Tolhuistuin è costruito con cura per offrire strumenti concreti a chi è già dentro – o vorrebbe entrare – nell’ecosistema della musica elettronica.
Workshop tecnici per producer, sound designer e DJ emergenti
Tra i workshop più attesi c’è quello sulla produzione modulare e digitale, con la partecipazione di esponenti di etichette come Warp, PAN e Hessle Audio. Si parlerà di come integrare approcci analogici e software avanzati. Il focus è sull’ibridazione tra sound design e composizione: come evitare la trappola del “preset facile” e costruire una firma sonora riconoscibile.
Un’altra sessione importante è quella dedicata alla masterizzazione e al mixing in spazi non professionali: un tema caro a molti producer indipendenti che lavorano da home studio. Esperti di ingegneria del suono condivideranno consigli pratici su acustica, bilanciamento dinamico e preparazione per il vinile.

Distribuzione, diritti e sostenibilità
Una delle novità più rilevanti è la presenza di un panel dedicato alla gestione dei diritti digitali e alla monetizzazione equa della musica sulle piattaforme di streaming. In tempi in cui gli algoritmi decidono più delle etichette, è fondamentale capire come navigare questo sistema senza perdere l’indipendenza creativa.
Ci sarà anche un workshop tecnico su Bandcamp, Patreon e Substack come strumenti di sostentamento diretto, con testimonianze di artisti che hanno costruito comunità forti al di fuori dei circuiti tradizionali.
Cura mentale e salute nel clubbing
Uno degli argomenti più sensibili trattati nella conferenza è quello della salute mentale per DJ, promoter e operatori dell’industria musicale. Lavorare in notturna, viaggiare costantemente, gestire pressione e visibilità online sono fattori che spesso portano a burnout o isolamento. Questo panel sarà moderato da psicologi specializzati in supporto per artisti, con la partecipazione di DJ che hanno raccontato pubblicamente le proprie esperienze – offrendo non solo storie, ma anche strategie e risorse.
Clubbing e diaspora
Altro tema cruciale è il ruolo dei suoni diasporici nella musica elettronica europea, esplorato in una tavola rotonda con curatori afrodiscendenti e artisti caraibici e mediorientali. In un’epoca in cui si parla molto (e spesso a sproposito) di “inclusività”, questo tipo di incontro propone un approccio più profondo: capire le radici politiche del suono, la sua funzione comunitaria e l’importanza della rappresentazione anche nei festival più internazionali.

In collaborazione con BMIM, sarà presentato un panel dedicato all’intersezione tra musica e cinema, con la partecipazione di Mike Redman e Dennis van Rijswijk. Si esploreranno i processi creativi legati alla produzione di documentari, il patrimonio culturale della rave culture, e il ruolo dei diritti musicali nella produzione indipendente audiovisiva. Un’opportunità concreta di formazione e networking, in particolare per filmmaker, compositori e artisti visivi.
Tra i panel più attesi, anche quelli con il set berlinese e totalmente inedito di Fadi Mohem, Rødhåd e JakoJako, la partecipazione della DJ Dr. Rubinstein, ed un approfondimento condotto dalla giornalista musicale Holly Dicker, volto noto nel giornalismo elettronico europeo.

La giornata del giovedì ha un valore particolare anche perché rappresenta una risposta concreta alle critiche che spesso colpiscono l’universo dei festival: eventi troppo omogenei, incapaci di offrire un reale contributo al discorso culturale. Dekmantel lavora in sottrazione. Punta alla qualità e non alla quantità, e offre uno spazio reale di formazione per chi lavora nella musica.
I workshop sono pensati per producer emergenti, artisti visivi, manager e curatori. Si parla di gestione dei diritti, di produzione indipendente, di innovazione. Tutto questo senza i toni finto-inclusivi da marketing festivaliero: qui l’intento è genuino, supportato anche da collaborazioni con collettivi locali e internazionali.
Un’attenzione che si riflette anche sul fronte ambientale. Dekmantel ha introdotto pratiche sostenibili nel food court, ha ridotto l’uso di plastica monouso e coinvolge il pubblico in azioni concrete per ridurre l’impatto ecologico. Insomma, non è solo la musica ad essere “curata”.
Dopo una giornata di parole e ascolto critico, la programmazione si estende in riva al fiume IJ con “Aan het IJ”, una serie di performance in venue chiave della città. Si parte dal Muziekgebouw, dove i pionieri britannici Leftfield dividono il palco con i leggendari The Orb, mentre al vicino Bimhuis prendono forma esperimenti live di James Holden, Wacław Zimpel, Herbert & Momoko, Young Marco & John Moods e Polygonia.
Nel frattempo, Parallel ospita club show esclusivi con Erika de Casier e Sega Bodega, mentre al Shelter si chiude con il nuovo live di Lenxi e un set di Skee Mask.
L’Esperienza Sensoriale dell’Amsterdamse Bos

Il giorno dopo si cambia ritmo. Dal 1° agosto si entra nel vivo, tra alberi secolari e soundsystem sparsi in uno dei parchi urbani più belli d’Europa. Se è vero che l’ambiente influisce sulla percezione del suono, Dekmantel ha costruito un habitat perfetto per la sua proposta musicale.
Fra i nomi in cartellone spicca il back-to-back tra Floating Points e Palms Trax, una delle collaborazioni più attese sul Sunflower Sound System. Qui, la qualità dell’ascolto è protagonista: impianti curati con maniacale precisione e una selezione musicale che spazia dall’ambient al jazz elettronico, passando per house e techno obliqua.
Da notare anche la chiusura affidata a giganti come Four Tet, Oscar Mulero, Ogazón e Fadi Mohem. Ognuno con un background sonoro diverso, ma tutti accomunati da un approccio trasversale al DJing.
Una delle cifre stilistiche di Dekmantel è la capacità di mettere in dialogo generazioni, stili e scene. non esistono main stage o headliner nel senso classico. Qui ogni palco è un piccolo ecosistema, e il pubblico si muove con curiosità, senza inseguire l’hype ma lasciandosi guidare dal suono. Ogni anno ci si trova davanti ad una line-up che mescola nomi consolidati a proposte freschissime, creando così una narrazione musicale coerente ma mai banale.
Il back-to-back tra Floating Points e Palms Trax è più di un semplice set condiviso. È un dialogo tra due approcci distinti alla selezione: da un lato, Sam Shepherd (Floating Points) con il suo background da neuroscienziato e amante del jazz spirituale, dall’altro Jay Donaldson (Palms Trax), noto per le sue escursioni house melodiche, mai troppo levigate ma sempre emotivamente calibrate.
Insieme riescono a costruire set che sembrano veri e propri viaggi, con aperture jazzate, momenti euforici disco e transizioni ambient che trasformano la pista in un paesaggio mentale.
Four Tet è ormai un habitué di Dekmantel, ma ogni volta riesce a reinventarsi. Kieran Hebden è uno di quei nomi che va ben oltre la dance music: le sue esplorazioni recenti, tra collaborazioni con Burial e Thom Yorke, lo hanno spinto verso territori ancora più intimi e astratti. La sua capacità di intrecciare minimalismo e ritmo, glitch e melodia, lo rende perfetto per una chiusura densa, capace di lasciare il pubblico in uno stato di trance dolceamara.
Chiudere la giornata con due nomi relativamente giovani come Ogazón e Fadi Mohem è una dichiarazione di intenti. Amber Ogazón è una delle DJ olandesi più interessanti del momento: la sua techno è veloce, ma non brutale, con un senso innato per l’equilibrio tra pressione ritmica e stratificazione emotiva. È una delle resident di Garage Noord e rappresenta perfettamente quella nuova scuola di DJ attenti tanto alla selezione quanto alla narrazione.
Fadi Mohem, berlinese di origine palestinese, è invece legato a doppio filo all’universo Berghain/Ostgut Ton. La sua techno è stratificata, fluida, quasi dubby in certi momenti, e capace di picchi intensissimi senza mai essere fine a sé stessa.

Ciò che rende Dekmantel così distintivo è la sua capacità di incarnare una vera e propria filosofia musicale
Si tratta di un festival che riesce a fondere rigore sonoro e apertura mentale. Dove la techno può essere cerebrale o fisica, l’elettronica può diventare pop e il pop può diventare concettuale.
Nel corso degli anni, il festival ha ospitato esibizioni che oggi potremmo quasi definire storiche. Pensiamo ai DJ set di Helena Hauff al Red Light Radio Stage, le apparizioni di Donato Dozzy tra nebbia e alberi, oppure l’elettricità pura di Jeff Mills al main stage. Ma sono anche i momenti più piccoli, quelli imprevisti, a restare impressi: una selezione leftfield in una serra, una jam improvvisata sotto la pioggia.
Il pubblico stesso è parte integrante dell’esperienza: internazionale, ma con una forte componente locale, informato ma non snob, curioso ma mai invasato. Un mix che rende l’atmosfera rilassata e, paradossalmente, intima.

Dekmantel ci dimostra che un festival può essere un luogo di fuga o consumo e nel frattempo uno spazio di formazione, riflessione e scambio. Un posto dove il clubbing è evasione ed elaborazione di ciò che siamo – e di quello che potremmo diventare.
In tempi in cui la musica elettronica rischia di diventare sempre più algoritmo e sempre meno istinto, eventi come questo ci ricordano che ballare resta ancora, forse, una delle forme più radicali di presenza.
Dekmantel ha costruito un’identità solida e coerente nel tempo. È un festival che pensa quanto suona, e che invita anche il pubblico a fare lo stesso.
Per chi non può esserci, vale comunque la pena seguirlo, esplorare il suo archivio, guardare le registrazioni delle conferenze (spesso disponibili post-evento) e lasciarsi ispirare.
Accesso conferenze: gratuito, talk a ingresso libero fino a esaurimento posti, workshop su prenotazione qui.
Per altre informazioni, puoi consultare il sito ufficiale qui.
