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Un gruppo di studiosi neozelandesi ha recentemente restaurato il nastro che contiene quella che sarebbe, con ogni probabilità, la prima traccia creata al computer, registrata nel 1951 negli studi della BBC di Manchester da Alan Turing, “padre” del computer.

Sono stati il professor John Copeland e il compositore Jason Long a rendersi conto delle condizioni disastrose in cui versava il nastro creato da Alan Turing, rinvenuto da alcuni studiosi dell’università di Canterbury, in Nuova Zelanda, e a decidere di procedere con il lungo e laborioso restauro.

La registrazione di Alan Turing è composta da soli tre brani: God Save the Queen (o God Save the King, a seconda del sesso del regnante), che è l’inno nazionale del Regno Unito e di alcuni Paesi del Commonwelth tra cui, appunto,la Nuova Zelanda, “Baa, baa, black sheep“, canzoncina per bambini sul valore della condivisione, e la celebre In the Mood, canzone swing arrangiata nel 1939 da Joe Garland, sassofonista di Louis Armstrong, e divenuta famosa al grande pubblico grazie alla più celebre cover di Glenn Miller e della sua orchestra.

Quest’opera porta alla luce uno degli aspetti meno considerati e studiati della carriera di Alan Turing; sono proprio coloro che hanno lavorato al restauro del nastro a dichiarare:

“Il lavoro pionieristico di Alan Turing negli anni ’40 nel trasformare il computer in uno strumento musicale è stato in gran parte sottovalutato”.

Importante sottolineare che anche Cristopher Strachey, celebre informatico, al tempo insegnante e ancora in vita, contribuì in maniera consistente al progetto; mentre Alan Turing si occupò della programmazione degli algoritmi che diedero vita alle note musicali, Strachey si dedicò alla messa in successione di quest’ultime. Sua anche la testimonianza dell’unico, laconico commento di Alan Turing a lavoro ultimato, durante l’ascolto: “Bello show!”.

Non dello stesso parere, evidentemente l’altra voce udibile all’interno della registrazione che, durante la scadente riproduzione di In the Mood (in italiano “dell’umore”), afferma “La macchina non è chiaramente dell’umore”.

Qui potete ascoltare la registrazione

Alberto Zannato