fbpx

Angelo Sicurella, dopo il successo del suo ultimo lavoro discografico “Cigni”, ci presenta in anteprima il video di “Universo”, nuovo singolo in uscita il prossimo 25 maggio.

Angelo Sicurella racconta una storia originale nel panorama italiano. La sua operazione unisce un cantautorato in cui l’indagine testuale ha come soggetto principale turbamenti e sentimenti umani, a un’euforia elettronica incontrollabile e ricercata.

Il lavoro di sound design dietro l’ultima fatica discografica “Cigni”, uscita su tutte le piattaforme lo scorso 13 aprile, rispecchia in maniera precisa il camaleontico universo di Sicurella, in cui le contraddizioni non hanno paura di guardarsi in faccia e risolversi dentro sintesi mai banali.

I synth dream pop, le melodie malinconiche creano un immaginario che prende spunto dal quotidiano, guardando verso mondi ultraterreni. “Universo” è il nuovo brano di Sicurella, con un video diretto da Giuseppe Lanno che potete scoprire in assoluta anteprima qui.

Abbiamo fatto una piacevolissima chiacchierata con Angelo, alla scoperta dell’ispirazione dietro “Cigni” e delle nuove frontiere che la sua musica intende superare sempre con estrema originalità. Buona lettura!

Benvenuto su Parkett Angelo, è un piacere averti come nostro ospite. Mi piacerebbe iniziare chiedendoti come stai e dove ti trovi in questo momento.

Ciao, piacere mio. Sono nella mia campagna, a Santa Cristina Gela, vicino Palermo.

Vorrei partire dalle tue origini siciliane. Quanto la tua terra ha influenzato il tuo lavoro e la tua scrittura? Quali sono stati i tuoi primi riferimenti musicali?

In generale, penso che l’ambiente in cui viviamo caratterizzi quello che fai e quello che scrivi, a cominciare dal clima e dal tipo di socialità a cui siamo esposti ogni giorno. Palermo è stata e continua ad essere un crocevia di gente e di culture, una mescolanza di anime abituate alla diversità e sulla cui diversità costruisce la propria forza di vita. Penso che queste caratteristiche influenzino molto il mio modo di scrivere e anche questo disco. C’è una uniformità, ma la forza di questa uniformità risiede nelle peculiarità che costituiscono ogni brano.In merito ai riferimenti, ascolto un po’ di tutto. Di mio sono curioso. Molto spesso, umorale. I miei ascolti vanno dalla improvvisazione radicale, all’ambient, all’elettronica, alla musica degli anni sessanta e settanta, alle uscite contemporanee che mi intrigano di più (per lo più estere).

Nel tuo percorso artistico la musica ha frequentemente incontrato altre arti come la danza di Virgilio Sieni e gli spazi della Biennale di Venezia. Magistrale attestato di questa capacità è stato senz’altro il lavoro che hai fatto per Prospettiva Ballarò. Qual è la connessione che crei tra il tuo sound ed il mondo che ti circonda?

Grazie mille. Una delle cose che mi ha intrigato più di tutte in quest’ultimo periodo è trasformare le registrazioni che faccio in giro (per strada, per le campagne, in città diverse) in suoni e tappeti sonori che utilizzo nei dischi o nelle scritture per la danza e il teatro. Avevo già preso a farlo con Yuki O. Ho continuato a farlo su Cigni. In Universo ad esempio, alcune textures, sono dei paesaggi sonori ripresi con un registratore. Mi interessa sperimentare e questo tipo di evoluzione, volta a creare delle librerie personali che diventano suoni di canzoni o di performances, mi appartiene molto. Ultimamente, ragionando sulla quotidianità che mi circonda, uso traslare quello che percepisco come evento dell’esperienza reale, in esperienza performativa.

Mi spiego meglio, siamo soliti stare dentro paesaggi sonori dove il cinguettio di un uccellino, cammina di pari passo al rombo di un automobile, l’abbaiare di un cane si mescola naturalmente alla voce robotica proveniente da una stazione ferroviaria. Questo quotidiano, cerco di riportarlo alla musica, a partire dalla cosa più semplice, come l’incontro della voce con la sintesi sonora di un sintetizzatore che ha il ruolo di un rombo d’auto; o, in maniera più strutturata, come in alcune sonorizzazioni di installazioni, nella riproduzione del naturale e del sintetico tra un paesaggio sonoro di montagna e uno cittadino su cui calco la mano con la sintesi di strumenti elettronici. Mi sembra di avvicinare tantissimo la musica all’esistenza. Di fare una esperienza al confine tra un fatto naturale e uno metafisico sociale.

Angelo Sicurella Credit Photo Manuela Di Pisa

“Cigni” il tuo ultimo disco declina l’amore nelle sue infinite declinazioni, che hai tradotto in maniera perfetta nelle molteplici vocazioni musicali. Quanto è stato difficile il processo di sintesi del disco per esprimere la tua visione ed anche le varie contraddizioni che una riflessione sul concetto di amore contemporaneo comporta?

Penso che l’amore sia un concetto astorico, prescinde da una temporalità. Non penso cisia un amore come lo si intendeva prima e uno come lo si intende adesso. L’amore è amore, ovunque si trovi, da chiunque nasca, a chiunque arrivi. Penso che l’amore sia un fatto naturale, non sociale. È l’unico motivo per cui noi, nonostante tutto, continuiamo a sopravvivere su questo pianeta. Perché l’amore è in grado di trascendere ogni fatto sociale. Non si insegna e non si tramanda, esiste.

Va al di là delle cose, degli egoismi, della possessività, della gelosia, del patriarcato, delle definizioni, di tutte le espressioni sociali che imbrigliano o uccidono il desiderio di amare e basta. Per fare Cigni ci ho messo un po’, ho scritto quasi una trentina di canzoni prima di arrivare al disco. E, a proposito di amore, Cigni è il risultato di un processo di condivisione con le bellissime presenze che lo hanno suonato e continua a vivere come processo di condivisione con le bellissime anime che oggi lo portano insieme a me sul palco. Per amore siamo in cinque, in un paio d’altri in sette, con violino e arpa. E questo desiderio di condivisione si estende alla gente che viene ai nostri concerti.

In particolare in “Orbita” mi ha colpito la realizzazione di un video di Luca Lucchesi che esprime una quotidianità comune in cui è facile riconoscerci un po’ tutti. Quanto la quotidianità del tuo vissuto influenza la tua scrittura musicale?

Moltissimo. Sono un osservatore della mia quotidianità. Cerco di prendere sempre qualcosa da ogni giorno che passa. A volte lo scrivo da qualche parte, lo annoto su un foglio di carta o sul telefono. A volte diventa un brano o semplicemente suono, fluttuante in un universo di roba che riempie i miei hard disk. Orbita è un brano graziato da un giorno particolare e da un particolare momento di ispirazione. Luca ha saputo trarre il meglio con la sua arte e con la sua sensibilità. Marta e Giulia, poi, sono una delizia della vita. Senza la loro sensibilità e senza la capacità di lettura di Luca, non sarebbe uscito il video di questo brano. Il loro incontro stato una combo fortunata.

Dentro il disco le atmosfere Dream pop costruiscono delle melodie sempre delicate e malinconiche. Cosa è per te la malinconia e come la traduci a livello sonoro in maniera così personale?

Sono un soggetto che lotta ogni giorno con le sue parti più oscure. E la musica, le canzoni, il processo a cui le sottopongo sono una sorta di esercizio che fanno da contrappeso agli abissi che affronto quotidianamente. La risultante è molto spesso malinconica e sognante. Il risultato è necessariamente personale. Da soggetto inquieto, non posso che essere malinconico e agognante.

Angelo Sicurella Credit Photo Manuela Di Pisa

In “Giungla” ho apprezzato i synth che appunto mi hanno ricordato le ritmiche alla Nicolas Jaar. Un sound design ricercato ed in un certo senso anche inedito, mi piacerebbe sapere come è nato e si è evoluto questo pezzo.

L’immaginario che c’è dietro Giungla è quello un numero copioso di animali selvaggi che nella notte si muovono, tutti verso un medesimo punto. Corrono, corrono come famelici matti. Li vedi saltare siepi e ruscelli, massi e arbusti. Scalano la montagna, e infine… quando arrivano in cima, tutti insieme, come una piramide di selve, tutti si fermano a guardare. Osservano in religioso silenzio e guardano. Tutti il medesimo punto. Dal fondo dell’orizzonte, piano piano, nasce il sole. L’alba. Così è nata Giungla. È questa visione, tradotta in musica, per mezzo di una drum machine e di sintetizzatori analogici.

Universo” è il brano che presenti oggi su Parkett. In che modo si lega a “Cigni” e che capitolo segna nella tua storia musicale?

Quando ho scritto Universo ho riconosciuto di trovarmi di fronte a un brano che segnava un passo diverso nella mia scrittura, un po’ come è accaduto con Fossili, o con altri brani del disco, scelti a rappresentare questo mio nuovo approdo. Avevo l’esigenza che fosse un brano epopeico, rivelatore, che lanciasse segnali nello spazio per mezzo dei synth che si aprono dopo il ritornello. O che si collegassero a qualcosa di misterico a partire da quella arcana risata che c’è nella parte finale e da lì in poi. Dentro ci sono le stelle, ci sono i tarocchi, c’è il mio senso di smarrimento, le mie domande sulla vita. Infine, segna nel mio mondo musicale, un colore in più a un paesaggio che non finirò mai di conoscere, ovvero la mia esplorazione sonora e musicale.

Il video è diretto da Giuseppe Lanno. Nella tua arte il rapporto tra suono ed immagini è sempre cruciale. Cosa hai pensato ed ideato insieme a Lanno per questo disco?

Giuseppe è una persona che stimo molto. Anche lui dotato di sensibilità e inviti negli abissi. È stato lui a propormi di fare il video di Universo. Sentiva la necessità di confrontarsi con quelle sonorità e con quel linguaggio. Quando me lo ha detto, essendo un brano di sette minuti, mi ha lasciato un po’ sorpreso. Pensavo sinceramente volesse andare su Emi, psichedelica, spaziale. Invece, ha virato su qualcosa che, riflettendoci, in termini di oscurità è nelle sue corde. Io, di mio, scrivo per immagini. Giuseppe ha creato un’ulteriore dimensione. Ha voluto che io diventassi universo. E infine ha dato una lettura ancora più ampia. Noi tutti siamo universi nell’universo. Questa lettura mi piace molto.

Nasci come frontman del gruppo Omosumo. Cosa ti porti dietro oggi di quell’esperienza e c’è qualcosa che ti manca della vita da band?

L’esperienza degli Omosumo, che a scanso di equivoci non reputo una esperienza conclusa, è stata una esperienza di vita, di fratellanza e di forza per me unica. Per diversi anni, dopo il disco blu degli Omosumo che ha segnato una sorta di stand-by nella band, ho preferito andare in scena da solo. Da una parte, perché mi interessava sperimentare la mia strada sonora e le mie capacità, i miei suoni, toccare con mano fin dove avevo desiderio di arrivare. Dall’altro, avevo l’esigenza di conservare dentro di me quell’esperienza, senza trasporla in un’altra famiglia di gente e di suoni.

Per me, la band è fatta anzitutto di amici e di amiche, di fratelli e di sorelle che si dividono il palco, il sonno e il pane. A me non andava di farlo con nessun altro, dopo lo stop con gli Omosumo. Con Cigni è diverso. Conservo la bellezza dell’esperienza Omosumo e me la porto dietro nell’esperienza di questa band con cui sto portando in giro il disco. Cigni nasce da una rottura con la mia impietrita solitudine, mettendo in campo quello che avevo scritto e prodotto, portandolo in band e suonandolo in presa diretta. Il disco è frutto dell’energia suonata e registrata dal vivo. E in questo Cigni è vivissimo e pulsa.

Ultima domanda. Dove potremo ascoltarti quest’estate e quali sono i prossimi appuntamenti imperdibili per i tuoi seguaci?

Con Gianluca di Limone Lunare, che sta curando anche il booking del disco, abbiamo pensato che dopo i release party che abbiamo fatto di recente, ci servisse costruire qualcosa di particolare, un’esperienza. Stiamo facendo una mappatura di boschi, di altri luoghi della natura e di luoghi urbani abbandonati, in cui fare poche tappe estive, prima del tour autunnale nei club che comunicheremo a breve. Desidero che queste prime tappe siano in stretta relazione con le tematiche del disco. Se il disco si interroga sull’esistenza umana, sull’esperienza di collettività, sul modo di affrontare le propriefragilità e di sentirsi parte integrante della natura che come noi è e ci ospita, allora un live immerso nella natura, o in un luogo industriale abbandonato è quello che ci vuole per questo disco. Tra non molto, riporteremo tutti gli appuntamenti su FB e IG. Vi ringrazio per questa chiacchierata. A presto.