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Robert Henke, co-fondatore della Ableton nonché sviluppatore di Ableton Live, ha pubblicato sulla sua pagina ufficiale uno screenshot della DAW nell’ormai arcaica versione 1.5 datata aprile 2002.

All’epoca Live venne accolto con molto entusiasmo sia per la sua versatilità e il suo approccio particolarmente fluido e intuitivo, sia perchè rappresentava l’unica DAW nativa per Mac. È interessante però notare come quello che veniva generalmente considerato un software rivoluzionario fosse, in comparazione con altre workstation, estremamente limitato: mancavano infatti del tutto le funzionalità di MIDI sequencing, escludendo così dall’equazione ogni tipo di VST che non fosse di effettistica.

Ma è anche curioso che a tredici anni e quindici versioni di distanza, nonostante gli enormi passi avanti in campo funzionale, l’interfaccia di Live sia rimasta pressoché identica e abbia conservato quello stile estremamente asciutto e minimale tipico dei primi timidi abbozzi di grafica degli anni novanta.

Per quale motivo? Semplicemente perché non c’è niente di più comodo di un’interfaccia pulita e razionale, e infatti il sacrificio di ogni orpello e ogni dettaglio superfluo in nome della facilità di utilizzo e della fluidità di lavoro si è rivelata una filosofia che, anche se in controtendenza con la maggioranza dei suoi rivali, ha sicuramente contribuito al successo di questa azienda e alla popolarità di questa DAW.

Ah, volete sapere quali sono i requisiti minimi per far girare Ableton Live 1.5? Vi occorre almeno un G3 Macintosh con 64Mb di RAM e MacOS 8.6, un lettore CD e uno schermo 800×600 a 256 colori. Quindi correte a contare i pixel. Per volesse conoscere al meglio Ableton e consultare qualche guida, può visitare questo link.

David Bertoni