Paul Kalkbrenner debutta su Cercle Records con “Vier:Drei” : Berlino incontra Parigi nel cuore della techno europea.
Paul Kalkbrenner, il kaiser della melodic techno, presenta il suo primo singolo per la label francese Cercle Records, fondendo l’eredità della techno tedesca con la visione audiovisiva di Parigi. Un momento questo veramente interessante per pubblicare un singolo con una label così “irriverente” come Cercle. Beh, si, perché Kalkbrenner è fresco di un “THE ESSENCE” che sta ancora raccogliendo i suoi risultati.
La domanda quindi è: perché fare una mossa del genere? Perché pubblicare un singolo appena dopo un progetto così importante (considerate che “THE ESSENCE” è stato pubblicato dopo tanti anni di silenzio discografico)? Sebbene possa sembrare una mossa avventata, c’è più logica di quanto si possa pensare. Eccome se ce n’è. Perché con questo brano Kalkbrenner vuole rivendicare con forza una sorta di autonomia creativa: quella libertà che ha sempre caratterizzato i suoi lavori.
Non c’è un confronto diretto con l’album, chiaro, ma se in un disco sei obbligato (anche solo per dovizia professionale) a fare le cose in un certo modo seguendo una logica interna che regoli l’eco-sistema “album”, con un singolo sei completamente libero. E se lo fai per un’etichetta come Cercle, che può considerarsi una “label 2.0” nella misura in cui è partita come media company e solo poi ha deciso di lavorare nel campo della pubblicazione musicale.. Beh, capite bene che le prospettive di un artista che si affaccia a questo nuovo modo di intendere il mercato sono dannatamente interessanti. Ma vediamo il perché.

L’estetica di Cercle incontra la poetica di Kalkbrenner
Dopo oltre vent’anni di carriera e con il recente album “THE ESSENCE” pubblicato per B1 Recordings / Sony Music, Paul Kalkbrenner decide di sorprenderci con un nuovo singolo a meno di un mese: non tanto per il singolo che, ascoltato, è ancora una volta un brano centrato al millesimo. Kalkbrenner ci sorprende per tempistiche e modalità con cui questo singolo viene pubblicato. Un modo per alimentare discussione? Può darsi. Ma ben venga la discussione se la qualità produttiva è questa.
“Vier:Drei” è un vero e proprio incontro tra due capitali emblematiche della musica elettronica: Berlino, che è la culla della techno, e Parigi, dove Cercle ha ridefinito il concetto di performance live – vi ricordate della nostra intervista a Worakls? No? Recupera!

Il brano comunque è stato presentato in anteprima durante Cercle Odyssey, lo spettacolare format live trasmesso in streaming da location iconiche in tutto il mondo. Nel suono di “Vier:Drei”, Kalkbrenner riprende la sua cifra più introspettiva: una linea di basso cupa e che ti butta in un loop infinito, questi synth che costruiscono le melodie e la cassa. Semplice, ma funzionale. La techno quasi come un’esperienza contemplativa.
Cercle Records, nata a Parigi nel 2020 come estensione dell’omonimo collettivo audiovisivo, non è solo un’etichetta ma una piattaforma che fonde musica, immagine e patrimonio culturale. In questo senso parliamo di “label 2.0”, perché Cercle nasce non con l’obbiettivo di produrre musica, ma di trovare il contesto giusto – e lo strumento giusto di esibizione – della musica prodotta.
Per un artista come Kalkbrenner, che ha sempre dato priorità ai live rispetto ai DJ set, questa collaborazione rappresenta il completamente di un percorso.
Tra industria e libertà: il doppio binario Sony – Cercle
Mentre THE ESSENCE solidifica il suo legame con Sony Music , “Vier:Drei” evidenzia il desiderio di Kalkbrenner di muoversi in una dimensione più indipendente e sperimentale.
Se da una parte B1 Recordings assicura una distribuzione globale e un catalogo solido, dall’altra Cercle offre un nuovo spazio espressivo: quello in cui la musica elettronica dialoga con il paesaggio, l’immagine e un pubblico globale digitale.
È una strategia che rispecchia l’attualità: la major come infrastruttura, la label culturale come linguaggio. E questo ci fa capire che anche i grandi player del settore – poi, ok, la musica elettronica è una dimensione a parte rispetto al mare magnum della musica attuale – stanno iniziando a ricercare sempre più “autorialità” anche nei partner che decidono di mettersi a fianco.

Berlino e Parigi: due città, una visione
“Vier:Drei” deve piacere perché rappresenta l’incontro tra la techno berlinese, essenziale e umana, alla scuola francese, estetica, conturbante e sicuramente più fragorosa. E non è scontato che questo avvenga anche perché, spesso, artisti di questo calibro potrebbero tranquillamente trincerarsi nella gabbia dorata dei successi ottenuti – Vero Jean-Michel Jarre? Ma questa è un’altra storia.
Da un lato, c’è l’eredità dei club di Berlino e la fisicità del suono che ha trasformato Kalkbrenner in un’icona degli anni 2000; dall’altro, c’è la sensibilità cinematografica e visiva di Cercle, che rende ogni brano un racconto ambientale. È la perfetta sintesi tra memoria e contemporaneità, tra il corpo del performer e lo sguardo dello spettatore.

