“It’s Called Blood”, nuovo LP di IT SOUND, pseudonimo del musicista statunitense Jesse Damm, rappresenta un’immersione radicale in un universo sonoro che intreccia post-punk, experimental e synthwave con una cura quasi scultorea per il dettaglio timbrico. L’album, pubblicato il 10 ottobre 2025 da Seahorse Recordings in formato digitale e vinile, si colloca come un lavoro ad alta intensità emotiva, costruito su una visione estetica coerente e profondamente radicata tanto nella tradizione DIY quanto nella ricerca espressiva più attuale.
La struttura ritmica dell’LP si fonda su pattern incisivi, spesso minimali ma capaci di generare una tensione continua. Le percussioni, talvolta ridotte all’essenziale e altre volte stratificate in modo più complesso, agiscono come un motore pulsante che indirizza la narrazione musicale verso un territorio sospeso tra ipnosi e urgenza. La componente ritmica richiama le atmosfere della Londra post-punk degli anni Ottanta, privilegiando toni serrati, bassi profondi e un incedere che alterna movimenti tribali a battiti più sintetici, in perfetta sintonia con l’attitudine “messthetic” evocata da IT SOUND.
Il synth rappresenta uno degli elementi centrali dell’album. Le sue linee attraversano i brani con un carattere mutevole: a volte assumono forme glaciali e geometriche, altre si distendono in droni saturi che avvolgono l’ascoltatore. La ricerca elettronica combina un’estetica analogica ruvida con interventi digitali più taglienti, creando un mix che attinge alla tradizione synthwave senza mai scivolare nella nostalgia. Le tessiture elettroniche servono tanto da colonna portante quanto da elemento destabilizzante, introducendo continui cambi di densità e colore. In più punti, l’elettricità del synth dialoga con la chitarra in un intreccio che richiama la distorsione elegante dei Velvet Underground, la sobrietà ritmica degli A Certain Ratio e il battito distopico dei Pink Industry.
L’atmosfera generale dell’LP è dominata da una tensione viscerale, quasi cinematica. Le composizioni alternano momenti di cupa introspezione a improvvise aperture luminose, costruendo un paesaggio sonoro che rispecchia la natura aspra e selvaggia del Pacific Northwest, luogo d’origine dell’artista. IT SOUND elabora questa matrice geografica trasformandola in un immaginario sonoro fatto di spazi cavernosi, eco profonde e una costante sensazione di movimento interiore. L’impressione è quella di un viaggio attraverso ambienti sotterranei, paesaggi emotivi in frantumi e improvvise epifanie melodiche.
L’album è arricchito da una serie di collaborazioni che contribuiscono a espandere ulteriormente la gamma espressiva del progetto. Il duetto dub con Caithlin DeMarrais dei Rainer Maria introduce una morbidezza ipnotica che contrasta con il rigore ritmico dei brani più post-punk, aprendo una finestra su un territorio più liquido e meditativo. Il mastering di Weasel Walter, figura di riferimento dell’avanguardia jazz più radicale, aggiunge un carattere abrasivo e al tempo stesso controllato, valorizzando l’impatto dinamico dell’intero lavoro. Completano il quadro le voci dei figli di Damm, Yana e Lukas, che inseriscono un elemento umano e spontaneo all’interno di un contesto altrimenti dominato da estetiche fredde e industriali.
A livello visivo, l’album dialoga con l’immaginario del parigino Pascal Le Gras, noto per i suoi artwork per The Fall e The Jazz Butcher. Le sue illustrazioni, poste come cornice ideale per la musica di IT SOUND, amplificano il carattere primordiale e ribelle del progetto, rispecchiando la sua dimensione punk e il senso di irrequietezza che attraversa l’intera release.
“In Between the Seas”, uno dei momenti chiave del disco, trova una sua ulteriore declinazione nella versione dub remixata da Lectric Sands, recentemente pubblicata nella compilation Zum Audio Vol. 4 curata da George Chen. Questa reinterpretazione mette in luce la natura modulabile della scrittura di IT SOUND, capace di trasformarsi senza perdere identità.
“It’s Called Blood” si presenta così come un lavoro ad alta qualità compositiva e produttiva, un’opera che unisce introspezione, aggressività sonora e ricerca timbrica, e che trova nella nostra webzine uno spazio ideale per una review dedicata a esplorare la sua ricchezza e complessità.
