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Liberi di Ballare, iniziativa nata negli scorsi mesi dalle più importanti realtà legate al mondo della notte, ha deciso di lanciare una Class Action contro il Governo per la riapertura dei locali.

Liberi di Ballare. Un Hashtag entrato subito in tendenza dalla sua genesi. Si, si tratta di libertà. Dato il fatto che il Comitato Tecnico Scientifico ha valutato e varato dei protocolli per la sicurezza degli eventi, oggi dovremo essere realmente liberi di ballare. Come lo sono in Inghilterra, in Francia, in Olanda, in Germania.

Grazie all’introduzione del Green Pass obbligatorio, e di nuove normative per regolare la capienza, il flusso in ingresso e in uscita oltre che in alcuni casi l’utilizzo del tampone rapido, grandi festival e club hanno riaperto gradualmente i battenti.

In alcuni casi, come in Inghilterra gli eventi hanno ripreso regolarmente già da metà estate, mentre ad esempio in Olanda, dopo l’esperimento fallito a luglio durato dieci giorni, gli eventi, con obbligo assoluto di green pass alla porta, sono ripresi dallo scorso 25 settembre. Anche in seguito alle proteste del movimento #unmuteus. 

In Italia siamo arrivati al limite. Anzi, il limite è stato superato da un bel pezzo. Dal momento in cui il settore eventi è sempre stato lasciato per ultimo. Oltre il danno la beffa, visto che troppi hanno ballato senza poterlo fare legalmente, e molti locali all’aperto sono diventati teatri di assembramenti senza controlli.

Balli sui tavoli, mascherine a terra, nessun obbligo di green pass all’ingresso. Il tutto mascherato da licenze da ristorante o simili. Che, dopo qualche controllo, se la cavavano con una multa corrispondente a un cinquantesimo dell’incasso della serata. Un vero e proprio schiaffo in faccia a coloro che son disoccupati da mesi.

L’abusivismo ha dominato, lasciando una scena ai margini. Persone che non hanno più un lavoro da 20 mesi, e hanno ricevuto ben poco in termini di risarcimento. E che oggi, nuovamente si ritrovano trascurati e dimenticati. In un Paese in cui il ballo non è visto minimamente come un’attività con una dignità culturale.

Si diciamocelo, forse l’industria dell’intrattenimento negli anni qualche errore l’ha fatto. In termini di affermazione culturale, di identità, di riconoscimento. Ma nessuno di questi errori o meglio di leggerezze formali, possono distogliere totalmente l’attenzione dell’opinione pubblica e a maggior ragione di uno Stato.

La socialità deve avere una dignità culturale. Le discoteche non son solo divertimento. Son incubatori di tendenze sociali, di progresso, di movimento giovanile, di scambio generazionale. Lo scambio sociale, il senso di comunità son concetti alla base di uno Stato civile, evoluto. Son alla base del cambiamento, dell’evoluzione.

Oggi, sul profilo social di Liberi di Ballare, è comparso questo post in seguito alla decisione del Governo di consentire nei luoghi pubblici come cinema, teatri e stadi la piena capienza e l’obbligo di Green Pass all’ingresso.

Ovviamente ragionamento che non ha compreso in alcun modo le discoteche.

Il discorso ha evidenziato infatti la riproposizione di un capro espiatorio che ormai va avanti dall’estate 2020. Un colpevole da trovare forzatamente, anche di fronte a dati alla mano che hanno ampiamente smentito la diffusione del virus in questi luoghi, a maggior ragione con l’applicazione del Green Pass obbligatorio.

Dopo qualche ora è dunque arrivato un invito concreto all’azione per coloro che rappresentano la principale parte lesa, ovvero i proprietari e gestori dei locali. Attraverso la compilazione di un form che trovate qui, i proprietari e gestori di locali potranno presentare una Class Action contro il Governo della Repubblica Italiana.

Il fine sarà quello di ottenere delle risposte concrete per le riaperture, oltre che richiedere un risarcimento rispetto ai danni subiti in questi mesi di chiusura prolungata.

Una battaglia condivisa da sostenere e divulgare. Per ripartire, con nuove consapevolezze e questa volta con la voglia di portare in alto questo settore, per evitare di rifinire nel banco in fondo alla classe altre volte.