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Ecco a voi una rassegna delle ultime tecnologie applicate nell’abito della produzione musicale: queste consentono per la prima volta nella storia di rendere direttamente partecipi anche chi diversamente dotato.

Il mondo della produzione musicale è in costante fermento. Se cinque o dieci anni fà vi avessero anticipato: “Tra non molto anche per chi affetto da cecità, sordità o altre debellanti malattie neuro muscolari sarà concretamente possibile produrre agevolmente musica al pari di chiunque altro, ci avreste creduto?

Avreste pensato nella concreta possibilità di queste futuristiche e visionarie anticipazioni?

Nel caso in cui vi foste dimostrati scettici e riluttanti, ad oggi, sareste costretti a ricredervi e a cedere il passo a tutt’altre convinzioni riguardo lo sviluppo della produzione musicale.

In questo articolo vi parleremo in breve di ricercatori, istituiti e conoscenze applicate che in qualche modo hanno deciso di sfidare la natura, una natura imperfetta volendo aggiungere, una natura che come regala la vita, avvolte ne preclude un “normale” trascorso.

Vi illustreremo nel concreto delle rivoluzioni nel campo tecnologico e neuroscientifico legate alla produzione musicale, la maggior parte di queste è ancora un modello da laboratorio, eppure la loro esistenza (nonchè la loro efficiente funzionalità) è a fondamentale testimonianza di quelle infinite possibilità tali da colmare divari fino a qualche anno fa insormontabili.

Produrre musica con la sola forza del pensiero, con il semplice movimento degli occhi, sentire la musica con il corpo (in senso letterale), non è più solo fantascienza grazie gli studi pionieristici di chi si è dimostrato tanto folle da credere fino in fondo alle sue idee, al di là delle apparenti irrealizzabilità.

Iniziamo con quella che è stato presentata al mondo come “How To Truly Listen”: un’interpretazione sferica e globale della musica che non si limiti semplicemente al senso uditivo, ne valica il limite e restituisce un’esibizione veicolata grazie la cooperazione e coordinazione di ogni altro recettore dell’ambiente circostante.

Una lettura “viscerale” della natura più intima di quello che si sta operando, così profonda da prescindere agevolmente dallo spetto sensoriale.

Ne ha dato prova la pianista e percussionista scozzese Evelyn Glennie, rimasta sorda da giovane per via del danneggiamento di un nervo acustico.

Nel video quì di seguito, Evelyn illustra al pubblico i concetti fondamentali di una tale disciplina ribadendo il fatto che la sua sordità non è un ostacolo, tutt’altro: è un’opportunità di nutrire una consapevolezza sullo strumento e sulla musica ben più sistemica e ridondate facendo di tutto il corpo un unico potente organo sensoriale.

Una coscienza del genere non è impossibile da acquisire, ma certamente richiede grande dedizione ed un dato spirito maturo coltivabile col tempo, la pratica e l’età.

Non si può facilmente pretendere che un bambino maturi un tale spirito di indagine introspettiva, ma lo si può indubbiamente istruire, si può coltivare in lui il seme dell’ultra sensorialità.

Proprio a questo scopo il DJ radiofonico britannico Dimitri Hadjichristou, ha sviluppato grazie l’innovativa stampa 3D un rivoluzionario modello di sintetizzatori (ispirati per forma e colori ai mattoncini Lego).

Si chiamano Vi, e consentono ai giovanissimi fruitori di fare esperienza della musica prima di tutto con gli occhi e con il tatto, musica che loro stessi producono.

Potete dare voi stessi un’occhiata: http://www.3ders.org

Avete mai sentito parlare inoltre di un certo Robbie Wilde? Residente a New York, Robbie sui social si è guadagnato l’appellativo di “The Deaf DJ“, il motivo ne è molto intuitivo.

La sua Biografia recita: “AT FIRST IT WAS DIFFICULT FOR MUSIC FANS TO GRASP THE CONCEPT OF A DEAF DJ, LET ALONE ONE THAT CAN CHALLENGE SOME OF THE FRONT-RUNNERS OF THE MUSIC SCENE.”

Robbie ha superato ogni ostacolo procurandosi un set-up davvero molto sofisticato tale da consentire al suo corpo di “sentire il suono”, utilizza a questo scopo un particolare device in commercio, uno zaino noto come SubPac, presentato così dalla stessa azienda produttrice: “It feels like you’re in the club standing beside massive speakers. Or feel your enemy approaching from behind in your games. With SubPac, your entire body is brought into the experience”.

A detta di chi lo ha testato, regala la più completa esperienza “da subwoofer” con cui potrebbe mai venire a contatto il vostro corpo, senza emettere il ben che minimo rumore.

Date uno sguardo anche a questo breve documentario curato da Dubspot sull’attività di Robbie.

Di nota è anche la storia di Christine Sun Kim, una scienziata statunitense sorda dalla nascita e (paradossalmente) specializzata nella ricerca e negli studi sul suono.

La visione di base è la medesima: dissociare il concetto di “ascoltare” dalla sua matrice consueta ed abituale sancita dall’ordine collettivo.

Ospitata dai più importanti musei del mondo, Christine ha esibito vere e proprie opere di Sound Design; sfidando i su citati credi comuni, ha dato importante dimostrazione di come il suono sia una dimensione molto più atipica dalla sensorialità assodata e legata per la verità ad una stregua più visiva e concettuale.

Ok, abbiamo chiarito come la sordità non sia per nulla un ostacolo, anzi, paradossalmente con un giusto allenamento si dimostra una risorsa.

Ma se al posto dell’udito fossero le nostre capacità motorie ad essere irrimediabilmente compromesse?

Per rispondere a questa domanda vi presentiamo una delle tecnologie più al confine con la fantascienza che alla realtà: si chiama MindMIDI ed è un incredibile sistema che legge e interpreta in tempo reale le onde cerebrali.

Riservandoci di fornirvi tutte i dettagli ultra tecnici da cervelloni, ci limitiamo nel dirvi, semplificando, che essenzialmente funziona come una sorta di “stazione radio” che converte i segnali elettrici del vostro cervello in suoni. Essendo collegati a più strumenti, tutti gli impulsi elettrici della vostra rete neurale encefalica (provenienti da diverse aree dello spettro mentale) produrranno un diverso suono: incredibilmente da seduti, sarete capaci di controllare un’intera orchestra, tanti strumenti per quanti sono i canali.

Per maggiori dettagli, incluso un video illustrativo: Make Music With Your Brainwaves in Real-Time.

Abbiamo appena constato che il pensiero è uno strumento potentissimo, ma non l’unico, altrettanto impressionanti sono le potenzialità di occhi e smorfie facciali, ma andiamo per gradi.

Andreas Refsgaard è un brillante, come lui stesso si definisce, “Interaction designer & creative coder”, ed ha sviluppato un’innovativa interfaccia musicale in grado di decodificare e tradurre i movimenti degli occhi e delle espressioni  in musica e suoni, l’ideale per chi impossibilitato nel compiere anche i minimi movimenti elementari.

Di Eye Conductor (è così che il sistema si chiama), se ne riconosce inoltre l’incredibile valenza terapeutica, come Andreas stesso fa notare nel suo blog: “The people I meet were extremely diverse in terms of physical abilities, but music seemed to be a unifying interest for them all. The ability to create music functions as an important identity marker and a channel for expressing deep emotions, but often requires aid or execution by others. The technology and the hardware exists, but tools for creating music in real time for people who cannot use their arms and fingers are missing.”

Quì di seguito, un’esaustiva dimostrazione

Arriviamo adesso a parlare di: Programming Expression | An expressive musical instrument

Forse uno dei meccanismi più sofisticati tra quelli indagati fino adesso: è il prototipo di un device estremamente all’avanguardia in grado di consentire a tutti di produrre musica ma di cui, per ora, non ne è ancora pianificato un piano di commercio.

Tuttavia, grandi compagnie come Native Instruments e Ableton, hanno intenzione di trarre spunto dagli studi e dalle ricerche condotte per la sua ottimizzazione ingegneristica, così da commercializzarne delle versioni alternative ma in ugual modo funzionali, a disposizione di tutta una considerevole fascia di mercato, capaci di dare un contributo significativo alla produzione musicale.

Creazione originaria dei Bare Conductive Design Studios di Londra, in collaborazione con la Human Instruments e la British Paraorchestra, consiste in un circuito che utilizza vernice elettro-conduttiva collegata a file MP3 e sensori di movimento per attivarne il suono, consentendo un grado di versatilità nella produzione musicale da cui, in precedenza, chi affetto da particolari disabilità motorie, ne era escluso.

Sembra evidente allora alla luce di tutto ciò come le possibilità sia innumerevoli, le prospettive infinite, i limiti nulli.

Come usava recitare un famosissimi pittore del secolo scorso:

L’arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla, e indica il contenuto del futuro.

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