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Theo Parrish è un personaggio strano. Nato nel 1972 a Washington DC, ha vissuto a Chicago per poi stabilirsi definitivamente a Detroit.

Theo Parrish non è un producer di musica techno nel senso classico del termine e non ha un approccio al dancefloor mono-tono e scontato, anzi forse non è proprio un “dj da ballo”.

Si tratta di un artista “nero” che fa musica “nera”, perché essa rappresenta un mezzo di espressione al pari della pittura o della scultura. Parrish è un artista nero che pensa che la musica sia un mezzo (nel senso di media) molto politico e indentitario.

Quando iniziò a delinearsi il movimento Techno della Motor City, la risposta degli iniziatori (Juan Atkins), alla domanda se la techno fosse una musica da ballo o meno, essi rispondevano che la musica era stata creata per esprimere l’alienazione della catena di montaggio e dell’ossessione del futuro dei “techno-rinnegati” della società, come teorizzato dal sociologo Alvin Toffler nel libro “La terza ondata”.

La Techno “Made in Usa” è, per essa stessa genesi, di fatto musica di protesta al pari del blues delle origini o dell’Hip Hop. Il background di Theo Parrish è, però, più souljazz e questo delinea un appeal più morbido rispetto alle istanze di Underground Resistance, per esempio.

Cita fra i suoi punti di riferimento Lil Louis e Ron Hardy e, quando parla di musica, parla di scultura del suono:

“…Sono andato al Kansas City Art Institute. Ho iniziato dipingere e poi sono passato alla scultura. Sono andato avanti e dalla scultura sono arrivato alla performance. La performance è diventata una scultura sonora”

Ripercorriamo la carriera di Theo Parrish attraverso 10 singoli fondamentali (per noi)

Solitary Flight (Sound Signature, 2002)

Questo brano del 2002 per la sua label Sound Signature, è uno dei migliori esempi di House fatta a Detroit: beat percussivo, progressione di strings e piano, campionato da “Memories of Green” di Vangelis.

Early Bird (Elevate, 1996)

Primo singolo di Theo Parrish, la traccia A “Early Bird” presenta un beat con breaks di batteria alla Kenny Dope, costruito su “Half Moon” di Rufus e Chaka Khan, del 1974, che gira a loop fino all’arrivo del sample di tromba del grande Donald Byrd al minuto 1.13.

Black Music (Sound Signature, 2012)

Questo brano tributo è uno speach/dichiarazione d’amore su base deep house e il sample di Weldon Irvine che ripete la frase “I love you”, del brano omonimo del ’76. E’ contenuto nell’LP “The Sound Sculptures Vol.1”

Make No War (Sound Signature, 2014)
Loop trance-afro con un campione di Barrington Levy da panico.

Got A Match (Ugly Edits vol 3, 2002)

In piena “febbre da re-edit” Theo Parrish inizia a manipolare a modo suo disco, funk e soul.

I Can’t Take It (Sound Signature, 2001)

Remixa il brano di “Recloose” dell’anno prima su Planet E, trasformandolo in un dubby funk in ketamina.

45:33 Parrish Space Cadett Remix (DFA, 2007)

Trasforma la track electro- punk di LCD Soudsystem in un mantra soul tra Fela Kuti e Sun Ra.

Falling Up – Carl Craig Remix (third Ear, 2005)
Carl Craig porta nel lato oscuro della forza il beat scomposto e afro del compare.

Night of Sagitarius (Sound Signature, 1999)

Traccia mid tempo “phat” e clap che muovono fatta con l’amico Pittman.

Stop Bajon (Archive, 2010)

Tullio De Piscopo, tranciato, squartato, dilatato, sezionato e scomposto alla sua maniera.

Ettore Sorrentino