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Theo Parrish nel corso di un’intervista rilasciata su Scion Audio Visual si è apertamente schierato contro il digital djing, rimanendo totalmente legato alla tradizione del vinile. Secondo il dj non c’è competizione tra una performance in vinile e una con il laptop.

Theo Parrish è senza ombra di dubbio un grandissimo appassionato di musica e che non sbaglia accostando il vinile alla tradizione. Secondo l’artista di Washington ogni dj professionista deve conoscere alla perfezione ogni traccia in suo possesso, e deve inoltre porre una vera e propria filosofia di vita dietro a ciò che suona. Per poter diventare un dj ha bisogno di anni di pratica.

Theo Parrish nell’intervista sottolinea in modo marcato i tempi di gavetta necessari a svolgere bene il proprio lavoro: “Cinque anni per accostare tra loro i dischi, 10 per produrre musica“. Per un dj è di fondamentale importanza conoscere come avvicinare e miscelare tra loro le varie sonorità e per farlo c’è bisogno di un buon bagaglio di cultura musicale, inoltre va curata la tecnica per poter dire qualcosa con le proprie performance.

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Infine Parrish chiude l’intervista affermando che quella fatta con un computer non può essere considerata una performance.

Dopo aver lette le sue dichiarazioni ci poniamo alcune domande: un ‘only vinyl dj’ e un ‘digital dj’ possono contribuire allo stesso modo a far crescere la club culture? Voi che idea vi siete fatti? Potrebbe interessarti anche questa lettura: QUI

Leonardo David