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Riceviamo e riportiamo fedelmente la lettera che Tommaso Marasma, promoter e dj milanese, ha voluto diffondere.

Nove anni fa inauguravamo la prima serata techno al Tunnel Club appena riaperto, avevo 19 anni. Due anni prima andavo al Roshtoflagger (RIP) di Zurigo, al Tivoli di Utrecht e al Monegros quando ancora non c’era l’acqua.

Ho sempre sofferto perchè nella mia città la musica che amavo non arrivava, o nel caso in cui arrivasse, era legata ad ambienti che mi risultava difficile frequentare: le discoteche. Provengo da quartieri popolari, dallo studio della musica classica, dal mondo dell’hip-hop e dei graffiti; ho sempre fatto fatica a condividere l’aria con gente maleducata o senza principi e purtroppo l’attitudine italiana media in quanto a nightlife è tristemente nota a tutti.

La cosa che mi faceva più rabbia era che varcato il confine Italiano di qualche km, un qualunque club svizzero offriva una visione molto più vicina alla mia: rispetto per la musica, per l’artista, per il club, per il personale del club, per il vicinato. Magicamente i cori da stadio, le risse, l’arroganza, le molestie alle ragazze scomparivano lasciando il posto a sorrisi, cortesia e magliette dei Joy Division, dei Wu Tang o del Tresor.

Da questa rabbia ho trovato le energie per cominciare la mia missione: portare quella visione e quei sorrisi nella mia città. Forse per amore del territorio, forse per amore del progresso, forse perchè non trovavo un posto dove mettere i dischi e sentirmi felice di quello che facevo e non un ingranaggio nella macchina del divertimento fine a sè stesso o del guadagno di qualche imprenditore a caso.
Così misi da parte la mia passione carnale per la musica nuda e cruda e la mia voglia egoriferita di divenire il musicista che volevo essere. Scelsi il compromesso di mettermi ad organizzare eventi, sperando un giorno o l’altro di riuscire a cambiare qualcosa.
Grazie a Dio non ero da solo, eravamo in molti nella mia stessa condizione in quegli anni: pilastri come Cckz portavano Rolando in un Gasometro per la TDK Dance Marathon, quell’evento mi aprì la mente.

Insieme al gruppo di amici di Intellighenzia Electronica portammo tra il 2007 e il 2009 tutti i fondatori della techno, quasi fosse un programma scoltastico pedagogico per la crowd milanese: Robert Hood, Jeff Mills, Kevin Saunderson, Juan Atkins, Derrick May, Ben Sims, The Advent, Scan7, DjRush. Il Tunnel e il Bitte (RIP) erano gli unici club Techno della città e tutte le discoteche ci facevano la guerra perchè eravamo qualcosa di sconosciuto e che tutt’ora fanno fatica a capire: niente Pr, niente tavoli con bottiglia, niente dj popstars, niente vip area.
Amavi la musica techno? eri dei nostri. Non dovevi avere nessun amico che ti faceva entrare in nessuna lista perchè c’era solo la musica. Tutti i producer che ora girano il mondo sono passati dalle serate di quegli anni.

Se quando sei piccolo sono le discoteche a farti la guerra, quando diventi grosso è la politica il tuo nemico. In Italia se parli di musica anche ad alti livelli sei sempre visto come un poco di buono. Mi è capitato di litigare con il Sindaco Pisapia perchè abbiamo occupato un palazzo abbandonato con il solo scopo di avere un luogo dove lavorare con l’arte, oltre a far suonare Jeff Mills e ristrutturare il posto che poi è divenuto un centro di accoglienza prima per senzatetto poi per profughi di guerra. Fossimo stati in un altro paese, ci avrebbero premiati.

Oggi la città è diversa, siamo cresciuti tanto: gli artisti che prima non conoscevano Milano ora suonano 2-3 volte all’anno, i club nascono e muoiono continuamente, i negozi di dischi lavorano più di prima (W la Casa del Popolo Elettronico) Ci sono perfino i festival per snob e i festival per tutti, i club per pochi e i club per tanti.
Negli ultimi anni abbiamo mosso centinaia di migliaia di persone. Abbiamo fatto due edizioni di Street Parade, Social Music City, gli eventi in Ansaldo, in Fabbrica del Vapore; abbiamo fatto pure la musica con le cuffie facendo ascoltare la techno ai pubblici più improbabili e finendo su National Geographic come esperimento urbano, che piaccia o no. Un ragazzino oggi trova una Milano completamente differente da quella che ho trovato io, questa è una bella soddisfazione per tutte le persone che come me condividono costantemente la passione per l’ascolto della buona musica e lo stare insieme.
Sono contento di aver ballato per strada, nelle piazze, nei teatri, nei musei, nelle fabbrica dismesse della mia città; Sono contento di vedere la programmazione strepitosa del Dude club, sono contento di vedere hipster e modaioli mettersi le scarpe da ginnastica e calcare il dancefloor a modo nostro.

Ammiro e rispetto tutte le persone che rischiano il culo provando a realizzare le proprie visioni perchè conosco la fatica che fanno. Ora che a Milano si sta meglio, posso concentrarmi sulla musica. Durante l’ultimo evento Milano meets Berlin, collaborando strettamente con altre realtà, ho trovato chi potrà portare avanti la mia missione con tutto il rispetto e l’impegno che merita: tra gli altri c’è Michele Girone, promoter pugliese in rapida ascesa con i party Institute of Research e C.lab; Christian Russo di Uthopia e Somewhere, I ragazzi di Momentum, il miglior negoziante di vinili che sia mai esistito Luchino aka Butch Aynes ed altre tante belle persone.

Ringrazio tutte le persone con cui ho combattuto fianco a fianco in questi anni. Ora la mia priorità torna ad essere la musica a costo di morire di fame o doverla fare per strada 🙂
Con questo finalmente smetto di parlare tanto amore,

Tommaso Marasma