Il 26 settembre segna un doppio ritorno per Clap! Clap!, alias Cristiano Crisci, produttore e dj italiano che ha fatto del dialogo tra elettronica e culture sonore del mondo la sua cifra distintiva.

Con “Reloved” (Four Flies Records) e “Italian Library Songbook Vol. 3“, Crisci intreccia le radici della grande tradizione delle colonne sonore italiane con il suo linguaggio etno-elettronico, consegnando al pubblico un ponte sonoro tra epoche, identità e visioni. Dai maestri Oscar Rocchi, Fabio Fabor ed Enzo Minuti fino a un inedito ritrovato di Sorgini, queste due uscite confermano la sensibilità unica di Clap! Clap! nel trasformare la memoria in futuro.

Abbiamo scambiato con lui qualche parola in occasione di questa uscita.

Prima di parlare del tuo nuovo progetto, riportaci alle origini: chi è Clap! Clap! e da dove nasce la tua fascinazione per le colonne sonore e le library music italiane?

Clap! Clap! è un progetto sperimentale nato circa 15 anni fa con l’intento di far dialogare le culture etniche e tradizionali con quelle della musica elettronica, in quello che poi è stato definito etno-elettronica. La mia passione per la library music e le colonne sonore, invece, risale a prima: con il mio precedente progetto, Digi G’Alessio, ero concentrato sulla produzione di beats hip hop strumentali, dove il digging su vinile e la ricerca di samples si orientavano proprio verso le sonorità delle soundtrack, in particolare quelle italiane di maestri come Morricone, Umiliani, Piccioni, Giombini e molti altri.

Quando lavori su materiale storico, qual è il rispetto che porti per l’originale e dove prende spazio la tua identità artistica?

Nutro un profondo rispetto per le sonorità che campiono, alcune hanno radici spirituali o religiose, altre provengono da sfere più terrene. La mia identità artistica si esprime nel non snaturarle, ma nell’offrire loro un ulteriore punto di vista sonoro, un’aggiunta stilistica che arricchisce senza mai stravolgere.

In “Reloved” parli di uscire dalla tua comfort zone: qual è stata la scelta più “rischiosa” che hai fatto in questo progetto e cosa ti ha insegnato?

Sì, con Reloved sono uscito dal mio consueto modus operandi in fase di produzione e composizione. Ho messo da parte le librerie create da me e la mia ricerca personale, correndo il rischio di offuscare la mia identità sonora. È stato un po’ come firmare con l’altra mano. Questo mi ha però ricordato l’importanza di non restare ancorati ai sentieri già tracciati, anche quando li abbiamo costruiti noi stessi. Sperimentare e cercare percorsi alternativi porta inevitabilmente a nuove scoperte e risorse, fondamentali per la crescita di un progetto e di chi lo porta avanti.

Molti vedono la library music come un universo nostalgico, tu invece l’hai proiettata nel futuro: qual è il tuo rapporto con il tempo che passa nella musica?

Ho un rapporto complesso con il tempo in generale. Ho sempre avuto il timore che la nostra concezione di tempo e spazio sia in fondo sbagliata, ma non è questa la sede per addentrarsi in riflessioni astrofisiche 🙂 Dopotutto questo mio pensiero si riflette però nei miei ascolti: alcuni dischi di epoche passate mi sembrano più contemporanei, se non addirittura futuristici, rispetto a certe sperimentazioni odierne, mentre altri lavori attuali mi appaiono più affini ad epoche passate. Non attribuisco un tempo alla musica, preferisco darle una collocazione più fisica. La musica trasmette le emozioni di chi la crea e trovo che queste non abbiano un tempo, ma bensì un’identità capace di risuonare in maniera più o meno forte in qualsiasi epoca.

Nei tuoi lavori la componente “fisica” del suono è forte – campionamenti, field recordings, texture – cosa cerchi in un suono perché diventi parte del tuo racconto?

Cerco il romanticismo e la genuinità che portano con sé i suoni più naturali, suoni che trasmettono le proprie radici, da una ninna nanna cantata col cuore ai propri figli, agli estratti di vita quotidiana immortalati nella loro semplicità.

Hai collaborato con artisti di mondi diversi, da Paul Simon a Coma-Chi: cosa cerchi di più in un featuring, la voce, la visione o l’energia umana?

Senza alcun dubbio, l’energia umana.

A quali immagini mentali vorresti che si legasse oggi la tua musica? Film, sogni, videogiochi, altro?

Sogni. Tipo una folta e verde foresta attraversata da un fiume colmo di vita.

Ascolta ora i due nuovi lavori di Clap! Clap!, “Reloved” e “Italian Library Songbook Vol. 3”.

Photo credits: Vito Lauciello