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Abbiamo intervistato la visionaria artista che trasforma il tessuto dell’universo onirico in una melodia di emozioni profonde e viscerali.

Nata dall’introspezione dei lunghi viaggi nei sogni lucidi, Yoniro ha plasmato il suo percorso musicale con una fusione di spiritualità, oscurità e sensualità. La sua voce, carica di un’energia mistica, si innalza come un incantesimo e crea un ponte tra l’immaginazione e la realtà, invitando chi ascolta a esplorare mondi interiori ancora inesplorati.

Lo scorso 5 ottobre ha pubblicato il suo nuovo singolo “Oh Boy“, seguito dal secondo “Paradise”, per arrivare a svelare – il 23 Novembre – il suo nuovo EP: H e a v e n s.

Il percorso discografico intrapreso da Yoniro è caratterizzato da una spiccata ricerca e sperimentazione sonora, ma soprattutto da un’indagine su tematiche care all’artista come l’amore, la ricerca di se stessa e la rivalsa, ma anche positività, women empowerment, self-confidence e, appunto, la spiritualità.

Ciao, Yoniro. Hai iniziato a scrivere canzoni durante i tuoi lunghi viaggi onirici. Come si abita un sogno lucido e quali sensazioni ti hanno sfiorato la pelle durante la composizione degli ultimi brani?

Ciao Andrea. Sì, è vero! Per un lungo periodo ho usato il sogno per fare cose che nella realtà quotidiana non riuscivo a fare: viaggiare, scrivere, incontrare persone, creare mondi ideali. A un certo punto, però, è diventata una modalità molto invadente. Sognare ed essere sempre lucidi è come vivere e cercare di avere sempre il controllo su tutto, dopo un po’ non riuscivo più a rilassarmi e il caos del mondo onirico mi mancava. Per cui ho smesso di esercitarmi. Ora, a volte, specialmente quando sono in Australia, faccio dei sogni lucidi spontanei. In questo caso sono esperienze molto energizzanti e profonde, che spesso si muovono verso altri stati di coscienza.

Attraverso la voce riesci a creare una profonda e spirituale atmosfera. Qual è il tuo rapporto con la religione e il concetto di sacro?

Spiritualità e religione per me non sono due sinonimi. La mia esperienza mi ha portata a diffidare dalle assemblee di persone che si uniformano a un solo pensiero – sebbene capisca che per alcuni un punto di riferimento sia fondamentale nello sviluppo di un’idea del “sacro”. Diciamo che la religione mi ha aiutato a formulare determinate domande, che forse sarebbero arrivate in ritardo, così come lo studio della filosofia. D’altra parte il mio concetto di sacro, di spirito, derivano più da riflessioni personali, che hanno come ingredienti concetti che derivano da realtà totalmente differenti. E questo per me è molto importante. Indago questa dimensione invisibile, a volte visibile, cerco di darle nomi e significati, non arrivo mai alla risoluzione del dubbio, ma è un viaggio a cui non voglio mettere un punto.

Vi sono dei rituali “magici” a cui partecipi prima di qualche perfomance?

Ho un legame col mondo magico, ovviamente mi sono interessata molto anche a quello in questi anni e penso in qualche modo traspaia. Sono poco legata a rituali magici pre-impostati, al tempo stesso so che ogni cosa può diventare un rituale magico efficace, dipende dalla carica emotiva che ci mettiamo. Io personalmente prima di una performance ho solo necessità di sentire il mio corpo e la mia mente, quindi faccio yoga, bevo tanta acqua e ripeto le tabelline.

PH credits: Silvio Deiaco

“Oh Boy” è stato scelto come primo singolo. Cosa credi che questa traccia apporti alla narrazione complessiva dell’album?

Oh Boy è uno switch. Diciamo che la prima parte dell’EP, i primi paradisi, accompagnano molto il concetto. Quando arriva la quarta traccia viene quasi spontaneo chiedersi cosa sta accadendo, se siamo ancora in H e a v e n s. Lyrics ristrette, atmosfera dark, mood anche un po’ ambiguo: volevo trasmettere l’idea che la presa di coscienza, non per forza ti fa trascendere in una dimensione di pace, amore e farfalline. Anzi, io vedo la consapevolezza come una discesa, vai più a fondo, conosci un mondo fatto anche di tenebre, sai come rapportarti con esso però, non ti fai divorare. Ha un sapore agrodolce, Oh boy lo spiega bene.

Ritieni che la componente erotica nella tua musica sia un modo di esplorare nuovi territori emotivi o che aggiunga un livello diverso di connessione con il pubblico?

La componente erotica della mia musica, che vedo come una nota di sottofondo che ogni tanto si lascia sentire, è più qualcosa di legato alla mia personalità. Non è intenzionale, forse non riesco neanche ad identificarla come tale. Sono una donna, un essere umano e in quanto tale, specialmente in campo artistico (ma come anche tutti i giorni), capita di raccontarmi anche in questo modo. La problematicità emerge quando si prova a impersonificare qualche genere di stereotipo per essere ben incasellati da società/audience. Sicuramente so che questo “triggera” in un modo che non vorrei il pubblico italiano medio – è culturale. Forse anche per questo ho iniziato a cantare in inglese. A livello internazionale, nessuno si mette a dare particolare valore a queste particolari, si è più concentrati sul repertorio.

Guardando al futuro, cosa ti aspetti per te stessa in termini di evoluzione musicale e impatto sulla scena musicale contemporanea?

Non mi faccio molte domande sulla scena, per cui a questo non so bene come rispondere. So che spesso mi è capitato di arrivare prima su alcune cose, ma sarà anche perché, essendo indipendente, non mi pongo limiti nella sperimentazione. Questa infatti è la mia unica prospettiva, continuare ad indagare e sperimentare – considerando che tutto ormai è già stato fatto. Il DNA è quello, ma trovare nuove combinazioni trasforma il risultato finale. In tutto questo voglio sempre far matchare la mia anima dance/pop, cosa non facile, già l’album a cui sto andando a lavorare ha molta sperimentazione. Mi aspetto da me stessa di riuscire a portare avanti questa visione e soprattutto portarla sui palchi.

Come immagini l’avvenire del mondo circostante?

Per me l’entropia è alla base dell’universo, l’avvenimento imprevisto, il mondo delle possibilità, cose a cui vorremmo sfuggire, ma che rendono ogni loop temporale diverso. Per questo motivo mi è difficile rispondere razionalmente a questa domanda. Se penso a quello che vorrei forse, in questo momento mi piacerebbe vedere tutto accelerare, A.I. prendere spazio nelle nostre vite. Un mondo ipertecnologico e pacifico. Ho poca fiducia nell’essere umano però, questo sempre per gli agglomerati di persone che citavo all’inizio. Ma preferisco pensare che qualsiasi cosa accada, troverò sempre lo spazio giusto per me.

Grazie.