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Sul sito web di Equipboard è possibile ammirare l’attrezzatura usata dai Chemical Brothers, quasi nella sua interezza e archiviata minuziosamente per categoria di strumento.

Esiste un sito web che sollazza ogni musicista e appassionato di strumenti musicali. Si chiama Equipoard (equipboard.com) e consiste in un enorme archivio ricco di link e fonti in cui è possibile rimirare e studiare il setup che gli artisti (di tutti i generi musicali) usano, ricostruito a mano a mano mettendo insieme tutte le informazioni provenienti da foto, rivelazioni fatte dai diretti interessati durante le interviste e tutte le altre possibili fonti dove sia scappato il nome di un sintetizzatore, di un effetto o altri ingredienti hardware o software.

L’archivio è davvero molto esteso e comprende sia artisti poco conosciuti, sia molti big come appunto i Chemical Brothers che sono tra i più interessanti.

Su Equipboard può essere trovato ogni artista per nome, per genere o per strumento.

Alla relativa pagina, quindi, troviamo prima alcune informazioni di carattere generale, mentre sulla sinistra abbiamo un menù a tendina con varie voci: “headphones”, “studio monitors”, “modular synthesizers”, “keyboards”, “guitars” e così via, con piccole varianti per ogni musicista.

Osservando tutto il ben di dio nell’arsenale dei Chemical Brothers vediamo praticamente tutti o quasi i grandi classici in versione “keyboard”, come l’SH-101, l’Arp 2600, il Korg Mono/Poly, il Dave Smith Poly Evolver. Ma quali Roland Boutique! I due fratelli chimici hanno direttamente il Juno-106 e il Jupiter-8, crepi l’avarizia. Ma quale reissue del Minimoog Model D! Nel loro studio c’è il Minimoog delle prime generazioni.

Per non parlare di alcuni modulari come la chicca ricercatissima Synton Fenix, il Buchla 200e (quindi non quello degli anni ’70 ma la riedizione degli anni 2000) o grandi anziani come il System 700 della Roland o il EMS VCS 3, anche quest’ultimo in aria di reissue.

E’ interessante notare come non necessariamente gli artisti più ricchi possiedono anche più materiale.

L’amore per gli strumenti, che va un po’ oltre il mero possedimento di oggetti ma diviene qualche volta una deformazione professionale che finisce per non essere semplicemente un vezzo materialista, pare sia una “malattia” solo di chi forse è concentrato in una ricerca sonora più profonda.

Poi c’è un altro bias da considerare, cioè quello del computer che spesso prende il posto di molti ma molti strumenti e diciamo fa perdere l’effetto “wow” dello studio completamente invaso da tasti bianchi e neri, pulsanti, cavi e comandi vari. Chi ha questo approccio ha un setup più snello e il grosso dei fuochi d’artificio è prevalentemente sottoforma di software e plugin.

Poi è anche vero che sono molti altri gli elementi di uno studio che partecipano realmente a una certa professionalità dei mezzi e garantiscono il buon suono, elementi ben meno appariscenti – non è tutto tastiere o drum machine.

Tanta ricercatezza viene impiegata (e forse anche in misura maggiore) molto per i monitor, le cuffie, le interfacce audio, compressori ed equalizzatori a rack, o persino cavi di qualità.

Sfogliando il sito di Equipboard abbiamo fatto una panoramica che va dalle vette agli abissi della musica elettronica, trovando anche altri interessanti setup di artisti-intenditori, come quello degli Autechre o dei Daft Punk, a giudicare dalle scelte dei quali si nota come siano veri sommelier dello strumento, da cui traspare molto amore e dedizione per queste vere e proprie opere tecnologiche.

Altri casi più “terreni” hanno anche qualche bizzarria, come la sedia da lavoro del setup di Skrillex che a quanto pare è stata degna di nota a tal punto da inserirla nella strumentazione.

Oppure, volendo scendere ancora più in basso, nel setup di Martin Garrix troviamo addirittura le sue Nike bianche, un assist fenomenale per i triti e ritriti luoghi comuni sugli attuali DJ/producer di oggi che, come dobbiamo sentire continuamente, “badano di più all’immagine che al fare musica”.