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Vi presentiamo 10 tracce che ripercorrono le fasi della produzione musicale del techno-activist, dai rave romani degli anni ’90 ai successi di Berlino. 

Freddy K: romano d’origine, è nella Capitale dei primi anni ’90 che Alessio Armeni scopre il sound techno. Maestro nell’uso del vinile e noto per i suoi dj set maratona, muove i primi passi tra i rave e le warehouse, avvolto dall’energia incontenibile di un fenomeno che avrebbe irrimediabilmente capovolto le abitudini della Roma imborghesita. Balla tutta la notte per poi salire in consolle agli after della domenica. Nel corso degli anni sarà abile come pochi a mantenere per ore la pista sempre calda.

Mad Show su Radio Centro Suono, il ruolo in M_Rec al fianco del caro amico Max_M, le prime feste: sono gli anni di Virus, il movimento che consacrò Roma Capitale della techno. Un anno dopo ACV pubblica il suo primo EP Control”, seguito dal suo primo Album Rage of Age: gioielli del vecchio Sound of Rome che hanno contribuito al progresso sociale, discografico e tecnologico di quegli anni.

Non più in simbiosi con la scena techno locale, lascia la consolle e lavora presso il negozio di dischi più importante della Capitale, Re-mix, al fianco di Sandro Nasonte. Da questa accoppiata nascerà poi l’etichetta Elettronica Romana.

Nel 2009 si trasferisce a Berlino, città che risveglia il suo amore giovanile per il clubbing e che determina l’inizio di un nuovo periodo della sua carriera. È questo il contesto in cui nasce l’etichetta KeyVinyl: le residenze al party queer Homopatik, anni di sperimentazione e dedizione totale alla musica. Un’abilità ormai nota a tutti, consacrata nel 2013 con il primo invito al Berghain. Confermata due anni dopo dai suoi closing set nel Tempio berlinese, durati fino a 14 ore.

Una carriera brillante, densa di contenuti che abbiamo cercato di riassumere in 10 tracce fondamentali, ognuna delle quali ripercorre un momento del suo techno-activism.

“Devo andare” (1993)

Ossessione e ripetizione: un ironico delirio in stile Sound of Rome pronto a scaldare i dancefloor più folli di Roma. Il Viruz si è diffuso tra le strade, fa rumore e ha l’effetto di una scossa:

Devo andare, devo andare, io non posso più aspettare.

 Devo andare, devo andare, io non riesco a sopportare”.

“Nessuno può” (1994)

È il 1994: la celebre etichetta ACV pubblica “Control”, il primo EP di Freddy K. Suoni acidi incastrano le sinapsi in loop ipnotici e veloci, mentre kick marcati ricordano la regola: il Virus è in circolo, vietato interrompere la cura, vietato smettere di ballare.

“Boomboom Crash” (1994)

La città è infetta da un Virus nuovo che, a differenza dell’AIDS dilagante in quegli anni, oltrepassa il limite della carne per unire le anime del centro e delle periferie, di borgatari e coatti. “Ce lo saiz, c’ho il Viruz mica l’AIDS”. La cassa dritta, il delirio rave, la frenesia delle warehouse: in “Boomboom Crash” fanno rumore le origini dell’artista.

“Rage of Age” (1995)

L’anno successivo ACV pubblica il primo album, “Rage of Age”: non a caso la rabbia dell’Era e non l’Era della rabbia. Il Viruz dilaga per le strade di Roma e porta con sé la rivoluzione. Capovolge i costumi della Capitale borghese e si lascia alle spalle un passato bigotto, in cui per entrare nei club a ballare l’acid-house serviva la camicia.

“Winter Days” (1995)

Sonorità cupe e ipnotiche attraversate da una cassa incessante che non lascia spazio per i pensieri, e che costringe ad abbandonarsi al sound ripetitivo e incalzante tanto caro a Lory D e Leo Anibaldi; punti di riferimento del movimento Sound of Rome e della scena rave romana che, insieme all’Acid di Chicago e al Rock, occupano un posto speciale tra le origini musicali di Freddy K.

“Noi non ci fermiamo mai” (1995)

Nello stesso anno pubblica “Soundz Ep” che include “Noi non ci fermiamo mai”: il sound acid e ripetitivo accompagna una voce che attorciglia la mente in un loop coinvolgente che impedisce alle gambe di interrompere la marcia.

Esci dal coma, beccati il virus

“Magnetron EP” (2007)

Un EP di due tracce nato dalla collaborazione con Claudio De Tommasi, pubblicato da Elettronica Romana. Qui è evidente il superamento della techno anni ’90, verso una direzione più ricercata, per certi versi priva dello spirito che la rese così influente negli anni in cui sconvolse Roma con il Viruz.

“K” (2012)

Il ritorno alla nightlife avviene dopo il trasferimento a Berlino, città che risveglia la sua passione per la consolle e lo spinge a creare l’etichetta Key Vinyl. Rilascia l’EP “K’s Game” in collaborazione con Ken Karter; sono gli anni della residenza al party queer Homopatik all’://about blank, dei suoi set maratona di 12, 14 e 16 ore che lo resero uno degli artisti più influenti della scena.  

“Devo andare XXX” (2017)

L’inno della cultura rave anni ’90 viene riproposto in un EP, uscito nel 2017 su KeyVinyl, insieme a due remix, uno di Freddy K, l’altro dell’artista PVS. Entrambi trasformano la voce della versione originale in un loop ipnotico, cupo e incalzante che crea un’atmosfera dark e articola un sound nuovo pieno di energia altrettanto nuova.

“Love Trax”(2020)

Chiudiamo la nostra selezione con un ritorno alle origini pensato dallo stesso Freddy K nel 2020. “1995” è un EP di 3 tracce estratte dal suo primo album “Rage of Age”, delle chicche non presenti nel vinile del ’95 e pubblicate il giorno di San Valentino, sarà un caso? Noi lo abbiamo voluto interpretare come il regalo affettuoso di un artista che risponde al feedback caloroso del suo pubblico.

Dopo aver ripercorso una carriera lunga 30 anni, crediamo ci siano i presupposti per un futuro ancora in ascesa. La cultura musicale su cui pochi dj possono contare, unita alla capacità di evolversi conservando un’autentica identità artistica e personale, costituiscono al contempo traguardi raggiunti e basi per nuovi inizi che non vediamo l’ora di vivere e ascoltare.

Gaia Corallo