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In occasione della release-installazione chiamata “FORMAT” e firmata Trevor Jackson, che ha realizzato 12 tracce diverse incise su altrettanti diversi supporti musicali abbiamo pensato di riassumere in un articolo la storia dei più famosi supporti musicali.
I figli della generazione 90s come me, sono nati praticamente nell’epoca del Compact Disc e hanno iniziato ad acquistare musica probabilmente già nei cosiddetti formati “liquidi”: file lossy come l’mp3 o nei vari file lossless come il wave o il flac.
I primi tentativi di registrare l’opera dei musicisti risale al 1883 quando il grande inventore statunitense Edison pensa e commercializza un sistema in grado di incidere le onde sonore su un cilindro ruotante, inizialmente fabbricato in cartone e rivestito di cera e successivamente realizzato in celluloide. Avevano la confezione in carbone e incisero su questi supporti i più grandi artisti del 900.

Il sistema di incisione e riproduzione era completamente meccanico, la fonte sonora veniva posta davanti un particolare megafono dotato di una sensibile membrana che metteva in moto una puntina che incideva il cilindro in rotazione. Si invertiva il movimento per la riproduzione. Da lì il passo verso la realizzazione di un disco è stato breve: con la stessa tecnologia pensata da Edison e migliorata da Charles Cross furono realizzati da Emile Berliner (un impiegato presso la compagnia telefonica Bell ) nel 1888 i dischi in gommalacca a 78 giri. Successivamente si arrivò dopo molti progressi, soprattutto nel campo dell’elettronica, a trasformare il processo di incisione dei dischi da meccanico ad elettronico: non veniva più usato un convogliatore acustico (megafono) ma microfoni a nastro o a carbone, collegati ad amplificatori di segnale e a stilo di incisione mossi elettricamente. Nascono cosi i microsolchi (i solchi erano molto più piccoli di quelli praticati sui 78 giri) meglio noti come Vinili 33 giri e Vinili 45 giri.

Siamo nel 1950, microsolchi e 78giri verranno prodotti contemporaneamente per altri 10 anni, quando a metà del 1960 i vecchi 78 giri lasceranno completamente il campo ai più pratici e qualitativi vinili. Da qui, per altri 10/15 anni le maggiori innovazioni avvennero quasi esclusivamente in sala di incisione, con l’adozione dei nuovi registratori multitraccia, l’introduzione della stereofonia e soprattutto con l’adozione della curva di equalizzazione RIAA. Lo sviluppo dell’elettronica digitale non tardò ad arrivare anzi, proseguì ad enormi falcate arrivando ovviamente anche a toccare il mondo della musica, tralasciando l’introduzione delle microcassette negli anni 70, forse uno dei supporti meno qualitativi di sempre, e di uno dei supporti forse meno conosciuti al grande pubblico cioè il LASERDISC ,dopo questi esperimenti in molti provarono a creare un nuovo standard per la riproduzione di musica (DAT, Sony minidisc,8 Track ecc) però troviamo un nuovo vero standard solo quando arriviamo a parlare del Compact Disc, commercializzato per la prima volta nel 1982 ha sdoganato per primo la Musica Digitale, il master dello studio di registrazione veniva campionato da un DAC 16bit a 44,1 khz e successivamente stampato sul cd in forma di pit e land (creste e solchi).

Il cd dopo un travaglio abbastanza lungo (Arrivò a piena maturazione solo nel 1992) riuscì quasi a far terminare la produzione di dischi in vinile, finchè iniziò a vivere un lento ma inesorabile declino con l’arrivo dei primi formati liquidi (mpeg2 layer III meglio noto come MP3) e all’egemonia di iTunes la tendenza iniziò ad invertire fino ai giorni nostri con un trend di ritorno sul mercato del vinile sempre più grande. E’ storia dei giorni nostri infatti, trovare dj che usano mp3 e vinili contemporaneamente ma neanche un solo compact disc.

 

Alessandro Cocco