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Se si parla degli eventi più importanti e affermati della scena elettronica del Nord Italia, un nome che non può assolutamente mancare è quello di AltaVoz. L’evento, che da ormai dieci anni porta al centro sociale Rivolta di Marghera (Venezia) i nomi più significativi del panorama underground, ha da pochissimo tempo chiuso la sua nona, incredibile stagione ospitando, in occasione di AltaVoz Legends, le leggende Jeff Mills e Derrick May, oltre che Leon e Addison Groove negli stage secondari.

Pochi giorni prima di questa grande chiusura, abbiamo avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con Massimo Di Blas, in arte Max D. Blas, organizzatore e resident dj di AltaVoz, che ci ha raccontato, tra le altre cose, il concept di un evento così innovativo e non convenzionale e il motivo per cui negli anni AltaVoz non ha mai smesso di riscuotere grandissimo successo.

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Siamo tutti orecchie se voleste raccontarci come è iniziato tutto, cioè: quale idea ha dato il via al primo evento targato AltaVoz?

AltaVoz è nato nell’ottobre del 2007 dall’unione di vari promoter che negli anni precedenti organizzavano, ognuno per conto proprio, eventi nelle provincie di Venezia, Padova e Treviso. Si parla di anni nei quali la cultura clubbing era agli albori in Veneto e un esperimento di questo tipo ha dato da subito dei risultati sorprendenti (1800 partecipanti al primo evento e poi mai meno di 2000 durante la prima stagione). Segno che spesso le proposte artistiche, musicali e culturali sono in ritardo rispetto ai desideri del pubblico

Come mai per tale tipologia di evento siete capitati proprio in un centro sociale piuttosto che orientarvi su canonici ambienti come club e tipici locali da techno?

Perché AltaVoz non è un evento commerciale, ma un evento culturale e di aggregazione. Quindi un centro sociale ci sembrava il luogo più adatto in quanto condivide con noi questi principi. Inoltre AltaVoz è sempre stato ed è sempre voluto essere un evento diverso dalle varie serate proposte nei club e nelle discoteche del nostro territorio, prendendo -almeno in parte- come modelli i grandi club e warehouse europee

Come selezionate gli artisti da invitare alle serate AltaVoz? Perchè proprio loro?

Non esiste un criterio unico, così come non esiste una tipologia specifica o un genere musicale di riferimento. Ad AltaVoz cerchiamo di rappresentare, per quanto possibile, tutto l’universo della musica elettronica: dalla techno all’house, passando per dubstep, il downtempo, la sperimentale ecc. E ci piace unire in una stessa serata nomi di peso con artisti più underground. Come per esempio nell’evento di questo sabato dove nell’Hangar di AltaVoz ci saranno Jeff Mills e Derrick May, in Nite Park Leon (perché ci teniamo a spingere anche gli artisti italiani, visto che molti promoter hanno una fissa esterofila per cui se un dj non viene da Berlino, Londra o New York, allora non può essere un artista su cui investire) e al The Loft ci sarà Addison Groove che, anche se sulla scena da parecchio, è sempre rimasto un nome molto di nicchia, specialmente in Italia

Cosa cambia, se cambia qualcosa, tra le serate AltaVoz nel loro locale di origine (il Rivolta) rispetto all’evento esportato in altre città italiane (come Padova a Sherwood Festival)?

Diciamo che l’AltaVoz originale è solo quello al Rivolta, proprio per l’atmosfera che si respira. AltaVoz De Dia, che è il nostro evento che facciamo a Sherwood Festival, è un open air diurno che organizziamo ormai da 8 anni ed ha una sua tipicità, ma mantiene intatte le caratteristiche artistiche e di socialità tipiche dei nostri eventi. Quando ci è capitato di portare AltaVoz in altre città abbiamo sempre cercato di mantenere il nostro modello di evento, come a Milano in cui lo abbiamo organizzato in una warehouse, a Bologna al TPO (un altro centro sociale) e poi al Link o a Brindisi a Torre Regina Giovanna, un magnifico parco ai piedi di una torre difensiva d’epoca medioevale

Come sintomo e dimostrazione che l’evento è cresciuto e maturato, potete vantare giganteschi nomi come Ellen Allien, Paul Kalkbrenner, Nina Kraviz, Fat Boy Slim, al punto che ha preso vita l’Altavoz Legends, che attraverso flyer di lusso pare mostrarci come i più grandi esponenti della techno mondiale abbiano piacere a suonare presso di voi. E non poteva sfuggirci il super-evento del 7 maggio scorso, che ha visto niente di meno che Derrick May e Jeff Mills, rispettivamente uno dei padri costituenti della techno e il naturale erede della prima ondata detroitiana. Vi va di raccontarci qualcosa sull’origine e sulla direzione di AltaVoz Legends?

Diciamo che ad AltaVoz sono ormai passati tantissimi nomi di primo piano della scena mondiale e siamo contenti di accorgerci che tanti big come Kalkbrenner, Nina Kraviz, Seth Troxler, i Martinez Brothers e altri sono stati nostri ospiti quando in giro ancora nessuno li conosceva. AltaVoz Legends è un brand nuovo con il quale organizzeremo alcuni eventi che presenteranno dei nomi che, oltre ad essere famosi a livello globale, hanno anche avuto un’importanza fondamentale nella creazione, sviluppo o modellamento di alcuni canoni musicali. Non potevamo cominciare questo ciclo di eventi con ospiti migliori visto che, come detto prima, in questo primo Legends abbiamo accolto uno dei fondatori della techno (Derrick May) ed il suo più geniale interprete (Jeff Mills)

Ci ha colpiti molto un avvenimento che ha avuto luogo nel lontano 2009, in cui prima ancora che potesse capitare un qualche tragico inconveniente, avete voluto rispondere con fermezza alla deriva “distruttiva” che stava colpendo i fruitori interrompendo il programma e proponendo un’occasione per aprire gli occhi sulla droga, dimostrando di essere molto attenti al clubbing consapevole, se così si può definire: vale a dire un approccio al clubbing dove l’uso di droga non sia fine a se stesso ma, se necessario, un accessorio che non sia il centro di gravità ma bensì di supporto alla fruizione della musica e del momento di aggregazione. Qual è la vostra linea in merito?

Mi fa piacere che vi ricordiate ancora di questa cosa. Come ti dicevo AltaVoz non è – e non vuole essere – solamente un evento di musica elettronica, ma un punto di aggregazione e di scambio culturale che passa anche attraverso un processo di conoscenza e comprensione di quelli che sono i modelli di comportamento giovanili. Ed è un fatto che le sostanze stupefacenti facciano parte di questi modelli. Non è una cosa che riguarda solo gli eventi di musica elettronica, ma che riguarda tutti gli ambiti e gli ambienti della nostra società: dalla scuola al lavoro, dalle periferie di Scampia al Transatlantico di Montecitorio, dall’operaio in fabbrica, allo studente fino al chirurgo che si fa una riga pensando di operare meglio… Credo che il nostro compito, così come dovrebbe esserlo quello di tutti i promoter e più in generale di tutte le persone che hanno a che fare e sono un punto di riferimento per moltitudini di giovani, sia quello di non far finta che il problema non esista, ma di affrontarlo creando consapevolezza e attuando politiche di riduzione del danno. Ai nostri eventi, per esempio, collaboriamo con l’Associazione Tipsina che si occupa di riduzione del danno e forniamo diversi servizi (gratuiti) al nostro pubblico che vanno dai servizi informativi al sostegno per chi, anche solo per qualche bicchiere di troppo, ha bisogno di riposarsi su una sdraio e di bere dell’acqua fresca che noi forniamo a tutti, fino ad eventuali casi estremi che sono gestiti da un servizio di ambulanze sempre presenti. Sono convinto che se tutti i promoter fornissero questi semplici servizi, non ci sarebbero state quelle tragedie di cui si è tanto parlato in questi anni. E anzi, trovo vergognoso che alcuni club e discoteche nella nostra regione stipino come sardine i giovani dentro spazi chiusi e, nonostante chiedano prezzi folli come 40 euro per sentire un big, non possano mettere a budget una piccola spesa per prendersi cura di chi – lo dico per quello che sono nella loro ottica – gli riempie il conto in banca

Sappiamo che la vostra umilità vi fa stare coi piedi per terra e fa parlare i fatti – e la cosa vi fa onore. Ma visti risultati decisamente notevoli di una formula tanto inedita, vi chiediamo: ritenete che l’AltaVoz possa essere preso a esempio e fare da apripista per un nuovo modello di clubbing?

Siete troppo gentili. Non saprei. Quello che mi auguro è che il clubbing inizi ad essere, come già lo è all’estero, non solo una serata di festa e ballo, ma un modello che sia anche culturale e sociale e che gli eventi vengano organizzati non con un mero fine di lucro, ma nel rispetto delle persone.

Inoltre nei prossimi giorni vi sveleremo come partecipare al nostro prossimo contest e vincere l’ingresso gratuito per Fatboy Slim a Sherwood 2016,

Intervista Paolo Castelluccio

Traduzione Alberto Zannato

How did everything start? Which idea gave birth to the first AltaVoz event?

AltaVoz was born in October 2007 from the aggregation of several promoters from Venice, Padua and Treviso. The club culture was something new in Veneto and this “experiment” gave an unbelievable response: 1800 peopole attending the first event and always more than 2000 during each event of the first season. That probably means that the artistic offers are often late, compared to people’s desires

Why did you choose a community centre and not a venue like a disco or a techno club?

Because AltaVoz isn’t a commercial event, but a cultural event focused on aggregation. So we thought a community centre is a better place, since itìs the representation of our ideas of aggregation. Altavoz always wanted to be different than other events located in clubs and discos of our territory; our models are the big European clubs and warehouses

How do you choose the artists? Which criteria do you use?

There’s not a single criteria and we don’t have our musical genre. We just try to represent the whole electronic music universe: from techno to house, from dubstep to downtempo, sperimental ecc. We also like to mix well known artists with underground names in the same event: for example, the next Saturday we are going to host Jeff Mills and Derrick May in AltaVoz’s Hangar, Leon in the Nite Park (because we want to support Italian artists too, unlike other promoters who have a xenophile attititude and only host djs from Berlin, London or New York) and Addison Groove, who’s been on the scene for quite a long time but still is a niche artist, especially in Italy

What are the differences between AltaVoz events in their original venue (the “Rivolta “community centre) and the “exported” events in other cities (like Padua or the Sherwood Festival)

Let’s say that the original AltaVoz is the one at “Rivolta”, because of the atmosphere. AltaVoz De Dia, which is our event at Sherwood Festival, is a diurnal open-air we organize since 8 years and it has its own typicality, but it keeps the social and artistic peculiarities of every Altavoz event. When we took Altavoz to other cities, we always tried to keep our features, like when we organized it in a warehouse in Milan, at TPO (another community centre) and at Link in Bologna and at Torre Regina Giovanna, an awesome park located under a medieval defensive tower in Brindisi

As a sign of your growth and your maturity, you can boast huge names like Ellen Allien, Paul Kalkbrenner, Nina Kraviz, Fatboy Slim, and now you created AltaVoz Legends, that shows us, through luxury flyers, how the biggest names in the global techno scene like to play in your events. We can’t not talk about the super-event of May 7, in which Derrick May and Jeff Mills, respectively one of techno’s fathers and the natural heir of Detroit’s first wave, are going to play. Would you like to tell us something about the origin and the direction of this project, AltaVoz Legends?

We are proud to say that a lot of prominent names played for us and that we hosted a lot of big artists like Kalkbrenner, Nina Kraviz, Seth Troxler and the Martinez Brothers when almost nobody knew them here. AltaVoz Legends is a new brand through which we’ll organize some events hosting artist who are not only globally known, but also who had a fundamental role in the beginnings and in the growth of some musical canons. We couldn’t start with better guests, considering that, as said before, in this first “Legends” we had one of techno’s founders (Derrick May) and techno’s most brilliant exponent (Jeff Mills)

We’ve been amazed  by something that happened in 2009, when you decided to stop the season’s scheduling before something tragical could happen, in response to the “blasting” drift that was hitting some of your “customers”, offering an occasion to open people’s eyes about drugs and showing how much you care about conscious clubbing (that means that drugs are not an end in themselves but, if necessary, they can support the enjoyment of music and the aggregation). Which is your position about this now?

It’s nice that you remember this fact. AltaVoz isn’t – and doesn’t want to be – just an electronic music event, but also a point of aggregation and of cultural exchange that goes through a knowledge and comprehension process of youth role models. And it’s evident that drug is a part of these models. That doesn’t have to do only with electronic music events, but with every scope and surrounding of this society: from school to work, from Scampia to Montecitortio’s Transatlantico, from the factory worker to the student or the surgeon who thinks he can make a better job if he snorts a line of blow. I think it’s our task, as well as it should be the task of every promoter and of everyone who’s like a model for young people, to admit that this problem exists and to face it with awareness and realizing harm-reduction policies. For example, we collaborate with Tipsina, an association that works on harm reduction, and we offer lots of free services,  from information about drugs to the assistance for drunk people who just need to lay down and drink some water. We also have an ambulance service for extreme cases. We think that if every promoter offered this kind of service, there would’ve never been some infamous tragedies. In fact, we find it shameful that some clubs in our region pack youngsters like sardines in small and closed spaces and, even though people pay 40 euros, they don’t offer assistance for those who possibly need it

We know your humbleness makes you stay with your feet on the ground and lets the facts speak – and that’s a credit for you – but, seeing the incredible results of this new formula, we ask: do you think AltaVoz could be an example and a frontrunner for a new clubbing concept?

You’re too kind. I don’t know. But I just wish that clubbing starts to be, as it already is in other countries, not only about partying and dancing, but a social and cultural model and I also wish that events will be organized respecting people and not only thinking about money and business.

Interview Paolo Castelluccio

Translation Alberto Zanna