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Laurent Garnier pubblica un nuovo album a 8 anni di distanza dall’uscita del suo ultimo lavoro da solista e annuncia il ritiro dai tour previsto per la fine del 2024.

Sono quasi trentacinque anni che la leggenda francese Laurent Garnier, pioniere della musica elettronica, rappresenta un’icona di ispirazione e di attualità nel mondo del djing e della produzione musicale: la sua energia sconfinata ha fatto (e ci ha fatto) danzare in qualsiasi parte del pianeta. “33 Tours Et Puis S’en Vont”, il titolo del nuovo LP, anticipa un nuovo viaggio musicale ma anche quelle che sono le intenzioni di Garnier per il prossimo futuro: “33 tour e poi via”.

Il disco rappresenta il suo ritorno come solista dopo l’uscita di “La Home Box” nel 2015: il “Chévalier de la Lègion d’Honneur” descrive il nuovo LP come un lungo processo che vede ogni singolo pezzo derivare da “periodi sulle montagne russe” dovuti alle emozioni più disparate, confermandoci che si tratta di uno dei progetti più introspettivi a cui il DJ/producer abbia mai lavorato, frutto di un tête-à-tête con sé stesso al di fuori di qualsiasi tendenza.

L’uscita di “33 Tours Et Puis S’en Vont” è prevista per il 25 Maggio sull’etichetta discografica “COD3 QR”, fondata dal DJ nel 2018 insieme a Scan X, per la quale sono anche usciti gli ultimi lavori della leggenda francese.

Infatti, durante il 2022 Garnier ha pubblicato cinque EP contenenti ciascuno un codice speciale nascosto che fa riferimento a una giostra della sua infanzia, alludendo all’album in uscita.

L’album in questione sarà pubblicato su CD, triplo vinile, cassetta e digitale, con la possibilità di acquistare un cofanetto speciale in versione limitata; il pre-ordine è già disponibile QUI.

Presentandosi come il progetto del DJ più orientato alla dancefloor, ci troviamo di fronte a brani che abbracciano una vasta gamma di influenze: l’album inizia con il frammento di una conferenza (“L’arte della meditazione”) del defunto filosofo e scrittore Alan Watts nella traccia “Tales from The Real World (feat. Alan Watts)”, per continuare con tagli da club house/techno che si muovono tra “Liebe grüße aus Cucuron” e “Granulator Bordelum”. Durante il viaggio nell’album, si passa per l’hip hop di “In your phase”, nata con la partecipazione di 22Carbone (nome presente negli ultimi DJ set di Garnier), il punk di “Saturn Drive Triplex” che ha come campione la voce del compianto Alan Vega dei Suicide, la drum & bass sperimentata per “Sado miso” e i ritmi spezzati che fanno da cornice al downtempo di “…et puis s’en va!”.

In definitiva, questo album è pieno di entusiasmanti espressioni di tensione musicale e liberazione, accompagnate da anni di esperienza e da background eclettico, di esplorazione sonora, di passato che si agita sul nuovo.

“Questo nuovo album è il culmine di due anni vissuti in un’epoca di dubbi e incertezze” dice Garnier “ma più che una revisione, è un ritorno alle mie radici, un omaggio alla pista da ballo e alla musica techno, in tutte le sue forme”.

L’artista 57enne, durante la dichiarazione, ha anche rivelato che “resterà un DJ per il resto della sua vita” ma terminerà le regolari tournée alla fine del 2024, nel tentativo di alleviare lo stress dei viaggi e perché “diventare un vecchio jukebox polveroso non è mai stata un’opzione”.

Guardando e ascoltando il suo repertorio, non può che risultare riduttivo denominare Laurent Garnier solo come DJ: protagonista del movimento acid-house di Manchester degli anni ’80 come re dell’Hacienda, del Rex Club di Parigi, produttore di classici intramontabili come “Crispy Bacon”, “The Man With The Red Face”, “No muzik, no life”, creatore di F Communications, (nata nel 1994 con Eric Morand), ideatore di LBS live, Laurent è una figura che ha coordinato intere orchestre e guidato i migliori festival del pianeta, permettendo al mondo della musica elettronica di espandersi e conquistare la visibilità che ha oggi all’interno della nostra società.

Nonostante ciò, il modo in cui preferisce essere definito è proprio questo: un vero DJ.

“Anche se presto potrei iniziare a visitare alcuni paesi, città e festival per l’ultima volta, vorrei chiarire le cose: rimarrò un DJ per il resto della mia vita, perché essere un DJ è, soprattutto, un bisogno viscerale per me di condividere la musica che amo, non importa come, in un modo o nell’altro”.

Così è: Laurent Garnier ha contribuito alla cultura del club, i suoi dj set da maratona che si spostano dalla deep house classica all’acid/trance passando per groove africani mixati a dubstep o al jazz, hanno fatto la storia dei festival e della club culture, senza dimenticare i raffinati mixtape, la rivoluzionaria radio “PBB” fondata per condividere la sua collezione di dischi e le molteplici colonne sonore che si aggiungono al suo enorme bagaglio di produzione.

Ecco le sue parole:

“Nel marzo del 2020 il mondo si è fermato completamente. Per la prima volta nei miei trentatré anni di carriera, nei miei sabato sera mi sono ridotto a suonare dj set in giardino per intrattenere i vicini, bloccati a casa come me. Da un giorno all’altro, il mondo è passato a un’era distopica. Per me, questo si è manifestato principalmente in un rifiuto viscerale della Techno! Questa musica, che ai miei occhi aveva sempre incarnato il suono del futuro, non aveva più senso in questi tempi incerti. Sono quindi scivolato in un “divertentissimo” periodo di dubbi e ripensamenti: sarei stato in grado di tornare a fare il DJ quando tutto fosse tornato alla normalità? Sarei ancora rilevante? Alla mia età? Cosa mi rimaneva da dire, da costruire, da rappresentare, da contribuire? Per chi? Perché? Come?!

Dopo mesi di interrogativi, mi sono disintossicato: mi mancava il rumore forte, mi mancavano gli impianti audio massicci, mi mancavano i night club sudati, mi mancava condividere la mia musica con gli altri, mi mancavano le folle di persone, mi mancava il contatto umano, mi mancavano tutti! Ma quando le notti di lavoro senza dormire sono diventate un ricordo lontano, il chiacchiericcio costante nel mio cervello ha gradualmente allentato la sua presa. Iniziai a sentire il bisogno di Techno e a sentire il prurito ai piedi. Era il momento giusto per riaccendere le macchine.

Questo nuovo album è il culmine di due anni vissuti in un’epoca di dubbi e incertezze. Ma più che una revisione, è un ritorno alle mie radici, un omaggio alla pista da ballo e alla musica techno, in tutte le sue forme. Anche se mi piace etichettare la mia musica come #UncontemporaryTechno, credo che questo sia probabilmente l’album più dancefloor e più contemporaneo che abbia mai fatto, perché guarda dritto al futuro e guarda anche alle spalle della mia intera carriera, cosa che finora ho sempre voluto evitare. Il mio documentario Off The Record, che abbiamo ultimato poco prima che iniziassi a registrare questo album, probabilmente ha influenzato inconsciamente anche il mio stato d’animo.

Non sono una persona nostalgica, eppure non posso fare a meno di fare paragoni tra questo nuovo album e il mio primo album, “Shot In The Dark [figlio della classic techno di Detroit e dell’acid-house di chicago, ndr]”, solo che questa volta ho un’idea molto più precisa della direzione che sto prendendo. La situazione globale mi ha fatto rivalutare ciò che è importante e mi ha aiutato ad affrontare alcune verità: diventare un vecchio e polveroso jukebox non è mai stata un’opzione e quindi, mentre i miei “swinging” sessant’anni si avvicinano, è arrivato il momento di considerare la mia vita di DJ itinerante in modo diverso. Ma questo non significa abbandonare definitivamente i piatti. Così, dopo i prossimi mesi, che spero saranno pieni di emozioni per l’uscita di questo album, la fine del 2024 segnerà una svolta importante nella mia carriera: non mi vedrete più suonare lo stesso weekend in tre città diverse.

Anche se presto potrei iniziare a visitare alcuni paesi, città e festival per l’ultima volta, vorrei mettere le cose in chiaro: resterò un DJ per il resto della mia vita, perché essere un DJ è soprattutto un bisogno viscerale per me di condividere la musica che amo, non importa come, in un modo o nell’altro”.

Giulia Fiorentino

Photo credit Bazil Lamy