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Metabolismo Lagunare ospiterà il prossimo 1 giugno Alexander Robotnick, simbolo dell’italo-disco, dal tramonto fino a notte fonda nella suggestiva location di Forte Bazzera, dove natura e memoria storica convivono a pochi chilometri da Venezia. Abbiamo intervistato gli organizzatori e fondatori del progetto.

Quando si pensa a Venezia e al suo territorio, le prime cose che vengono in mente sono, solitamente, il suo passato pregno di storia e tradizioni e il suo presente, dove l’over-tourism sta ormai rendendo la città lagunare schiava della sua stessa bellezza. In questo contesto spesso succube della mercificazione della cultura, è difficile immaginare lo sviluppo di una controcultura che tenti di riprendersi gli spazi storici attraverso la musica e la comunità. Questo è l’ obiettivo di Metabolismo Lagunare.

Un gruppo di giovani veneziani è riuscito a farsi spazio in questo contesto creando Metabolismo Lagunare, un collettivo che da qualche anno rappresenta ormai un punto di riferimento nella scena elettronica veneziana. Il loro obiettivo è quello di portare la musica elettronica lontana dai contesti urbani a cui solitamente viene associata, riallacciando quel rapporto tra comunità e spazi naturali o industriali che negli ultimi decenni sembra essersi perso. Non solo Metabolismo Lagunare cerca di riallacciare il legame tra musica e territorio, ma va anche controcorrente nella scelta di portare l’elettronica in provincia, togliendo in parte quell’esclusività sulla scena che ormai sembra appartenere solo alle grandi città.

Ecco quindi che, in tre anni di attività, Metabolismo Lagunare ha organizzato eventi tanto notturni quanto diurni in location parte del territorio veneziano ma distanti da Venezia stessa e da quel senso di artificialità che ormai offusca la città. Alla ricerca di autenticità e di connessione con quel territorio che circonda la Venezia da cartolina, il collettivo ha spesso allestito eventi open-air in luoghi come l’area portuale di Porto Marghera, simbolo della storia industriale italiana, con un dj-set circondato da pile di container alte come palazzi a creare una suggestiva scenografia industrial. 

L’anno scorso, invece, Metabolismo ha portato l’elettronica a Forte Bazzera, un ex forte militare a poche decine di metri dalla pista dell’aeroporto Marco Polo di Venezia, dove il rumore degli aerei in decollo si fondeva con i bassi della musica.

Ed è proprio a Forte Bazzera, luogo dove spicca il contrasto tra la ricca vegetazione e le polveriere abbandonate, che Metabolismo Lagunare organizzerà il suo prossimo evento del 1 Giugno con un ospite ormai leggendario: Alexander Robotnick

Maurizio Dami, in arte Alexander Robotnik, è ormai un nome di fama internazionale che ha reso celebre nel mondo l’italo-disco. Nel 1983 pubblica Problèmes d’amour, l’EP che Andrea Benedetti descrisse nel 2003 come “una delle rare e stupende anomalie dell’industria discografica italiana” ed inno ormai del genere italo-disco. Ciò nonostante, Robotnick si è sempre discostato da quest’etichetta, ammettendo pure di non essere pienamente interessato a quel genere. Lui stesso raccontò in un’intervista il suo rapporto con l’italo-disco più stereotipata:

“Di quel genere non erano solo i vocal ad essere troppo lontani dai miei gusti ma anche i suoni. Le drum machine dal timbro pesante non legavano col mio stile, ero più affascinato (e lo resto tuttora) dal suono elettronico analogico, quello che mi aveva fatto amare i Kraftwerk e il primo electro pop britannico come “Dreaming Of Me” che mi fece scoprire i Depeche Mode.”

Fortemente influenzato, dunque, dall’electro e dalla new wave degli anni 80, Robotnik ha plasmato una sonorità elegante e riconoscibile in grado di influenzare la dance music a venire. 

Poterlo ascoltare live in collaborazione con una nuova generazione di artisti poliedrici come Metabolismo Lagunare è quindi una grande occasione per unire passato e presente dell’elettronica italiana.

Abbiamo avuto l’occasione di intervistare i fondatori di Metabolismo Lagunare (Elia, Francesco, Giacomo e Achille) per parlare un po’ del loro collettivo e dell’evento del 1 Giugno con Robotnick.

Ciao ragazzi, benvenuti su Parkett! Parlateci un po’ dell’origine del vostro progetto: quando è iniziato e qual è il significato di quel “metabolismo” nel vostro nome?

Il nostro è un progetto che parte da lontano ma che si concretizza poi abbastanza velocemente. Per spiegarci meglio: il seme di metabolismo è stato, diciamo, seminato ormai quattro anni fa in un periodo di stallo coincidente con la pandemia. Un seme che ha avuto bisogno di un grande periodo di incubazione, sia per quanto riguarda i fattori esterni (pandemia, un momento di blocco e quant’altro) sia per riuscire a digerire e organizzare le visioni e idee che questo progetto porta con sé. Sostanzialmente ci abbiamo messo un po’di tempo per riuscire a canalizzare le idee che derivavano da un precedente progetto, dai nostri background, dalle nostre esperienze per portarli in qualcosa di nuovo e di ancora non vissuto qui. Il nostro progetto nasce soprattutto per rispondere a un’esigenza che era quella di non riuscire ad avere un luogo dove poter dare libero sfogo alle nostre idee, progetti e visione di underground.

Perché il nome Metabolismo? Il nome deriva appunto da questo sentore di movimento, di un organismo che si reinventa, che continua a muoversi, a stare in equilibrio con se stesso e a sopravvivere procurandosi sempre nuove fonti di energia. Lagunare perché ovviamente è incentrato su tutta quella grande fascia di territorio che è la laguna veneziana che non è solo Venezia ma è anche tanto altro, come tanti spot e contesti urbani ancora molto sottovalutati.

Voi siete ormai un collettivo consolidato nel territorio veneziano, ma come descrivereste la scena elettronica di questo territorio? 

Come dicevamo poco fa la nascita di Metabolismo è strettamente correlata a quella che è o non è stata la scena elettronica di questo territorio. Metabolismo Lagunare nasce non solo per ideologia ma per esigenza di riuscire a portare avanti determinati contesti, idee e modi di essere che ad un certo punto sono spariti da questo territorio. Nel senso, noi della nostra generazione siamo cresciuti, negli anni in cui andavamo alle superiori (2008, 2009, 2010), con tutta una serie di club di cultura underground e anche indie elettronica che ad uno per diverse motivazioni hanno lasciato spazio solo alle discoteche e tutto quello che vi ruota attorno. Quindi in zona non c’era più (e tutt’ora non c’è) nessun posto abbastanza aperto mentalmente per poter ospitare determinate proposte.

La scena elettronica veneziana è sicuramente mutata rispetto a quella con la quale noi siamo cresciuti ed è proprio per questo che Metabolismo rappresenta un’esigenza per poter proseguire quella cosa che non esiste più. Adesso in realtà ci sono un sacco di collettivi e idee, c’è tanto movimento e tanto fermento ma sostanzialmente tutto questo fermento non porta a una rosea crescita (sempre per usare la terminologia del seme) perché non ci sono degli spazi adeguati dove poter esprimere le varie sfaccettature che tutti questi collettivi portano in sé e con sé.

In svariati momenti del vostro percorso avete organizzato eventi in luoghi lontani dallo spazio tradizionale del club, come ex forti militari o dogane portuali. Credete che la vostra musica rispecchi e valorizzi la cultura e l’identità di Venezia, a partire da queste location anti-convenzionali? 

Allora, collegandoci a quello che è appena stato detto, cioè l’esigenza di trovare degli spazi per potersi esprimere che non siano dei club (vista la loro assenza o la loro scarsa apertura mentale), il fatto di indagare degli spazi diversi diventa davvero una priorità, tanto che “anti-convenzionali” può essere un termine non corretto.

Questo perché quello che non è convenzionale o non è mai stato convenzionale qui, a poche centinaia di chilometri oltre il confine italiano è invece la normalità, senza andare a scomodare grosse realtà berlinesi e quant’altro.
Il fatto di riuscire a poter progettare eventi con un avvicinamento fisico a certi posti che hanno vissuto la storia può sembrare anti-convenzionale da un certo punto di vista, mentre con un’apertura più ampia possono diventare una cosa normale e in grado di valorizzare il territorio. Una valorizzazione che a Venezia è concentrata solo ed esclusivamente su Venezia, per i motivi che tutti noi conosciamo, ma Venezia è anche tanto altro. A pochi chilometri da Venezia, ad esempio, abbiamo Porto Marghera, un simbolo storico della rinascita non solo commerciale ma anche sociale di questa zona. 

Quindi il nostro mood, la nostra musica e il nostro concept è esplorare una zona che rispecchi sicuramente Venezia senza però tener conto solo di Venezia. Nel territorio c’è infatti tantissimo da scoprire ed è esattamente quello che abbiamo deciso di perseguire, scoprendola a nostra volta. Tutto il nostro lavoro nelle location prevede molto scouting e voglia di immedesimarsi nel territorio e girovagando abbiamo scoperto moltissimi luoghi intrisi di storia lasciati purtroppo a loro stessi; luoghi che rappresentavano invece tanto non solo dal punto di vista sociale ma anche economico. La nostra arte mira anche a ridare vita a tutto questo territorio e tessuto sociale.

Quali sono le vostre principali fonti di ispirazione quando create musica? Avete degli artisti o dei generi musicali che influenzano particolarmente il vostro lavoro?

Sostanzialmente noi più che creare musica creiamo dei contesti dove poterla esprimere. Il fatto di avvicinarsi pian piano alla produzione e a tutto il mondo che ne consegue è un passo che faremo, quindi in primo momento ci concentriamo sui contesti e sugli eventi. Sarebbe un po’ riduttivo fare un elenco di artisti, festival o eventi ai quali ci rifacciamo, ma di base si può dire che ci ispiriamo a tutti i progetti in Italia e in Europa che ci sembrano avanguardisti sia nelle idee che nelle location. 

Non abbiamo dei punti di riferimento effettivamente ben definiti, noi stessi prendiamo ispirazione da ciò che abbiamo a disposizione nel nostro territorio che è tratti industriale e a tratti naturalistico, un paradosso di cui parlavo anche prima.

Da questo paradosso cerchiamo poi di costruire delle situazioni che creano un antitesi con quello che è il quotidiano utilizzo del posto. Vedi ad esempio Porto Marghera, dove abbiamo fatto diversi eventi, che è un luogo in cui gli operai vagano nella loro routine quotidiana durante il giorno, mentre alla sera quello stesso spazio può avere un’altra funzione pur non mutando nella forma. 

E tutto questo rappresenta sicuramente un insieme di idee ed ispirazioni in continua rigenerazione; un continuo ripristino di forma, modo ed energia, un po’ appunto come la cellula. Metabolismo Lagunare racchiude tutte queste cose a 360 gradi con però una visione di alcuni valori che in tutto questo subbuglio di energia, idee e continuo spostamento rimangono solidi e fissi.

Cosa potete dirci del prossimo evento del 1 giugno? Come vi fa sentire l’idea di suonare con un simbolo dell’italo-disco/electro come Robotnick?

L’evento del 1 giugno prende forma all’interno di Forte Bazzera, uno dei tanti ex forti militari presenti in questa zona, che si trova nella periferia di Venezia a due passi dall’aeroporto. È una location dove abbiamo già avuto modo di portare Metabolismo l’anno scorso quando abbiamo ospitato Sound Metaphors ed è una di quelle location che vivono quella contrapposizione tra forte presenza di urbano e natura.

Il Forte si trova proprio al limite della laguna e si affaccia sull’aeroporto e sulla Laguna stessa. Un luogo che fa vivere davvero una contrapposizione tra natura e la presenza di alcuni bunker utilizzati in passato per ripararsi dalle bombe. Questa costante contrapposizione trova molta continuità nell’intero contesto urbano e territoriale della periferia e provincia di Venezia. 

Per quanto riguarda Robotnick, lui è uno degli artisti che seguiamo e ascoltiamo da tempo e con cui abbiamo cominciato a conoscere la musica elettronica. Sicuramente il fatto di riuscire ad averlo con noi ci dà una forte senso di appagamento, ci da ancor più energia in questo progetto ed è il sintomo che stiamo facendo qualcosa di buono.

Lui, come diversi dei nostri artisti di Metabolismo, rappresenta qualcosa che va oltre alla sua performance, qualcosa che va oltre al solo dj set o live set. È un’icona che rappresenta un movimento, che porta con sé un pezzo di storia e che si sposa perfettamente con i nostri valori, il che è una cosa che è sempre successa con tutti quanti i nostri artisti, resident e collaboratori.

Quali sono i vostri obiettivi futuri come collettivo musicale? Ci sono dei progetti o delle collaborazioni che sognate di realizzare nel prossimo futuro?

Per quanto riguarda questa domanda c’è un discorso un po’ più ampio da fare. Dato che il nostro è un progetto ricco di energia sotto tutti i punti di vista ed è in continua evoluzione, è un po’ difficile prevedere dove possa finire o fino a dove possa arrivare. Sicuramente il nostro obiettivo principale è quello di riuscire a dare solidità e continuità al progetto nel tempo e nella sua evoluzione, mantenendo determinati valori di visione che ci accompagnano da tempo. Sicuramente ci piacerebbe riuscire a instaurare una visione che vada oltre al solo party, venendo anche riconosciuta dalle istituzioni e dalla socialità come cardine culturale, un po’ come accade all’estero. 

Ciò che è sicuro è che con un sano realismo non ci poniamo limiti nello sviluppo del nostro progetto e nella sua visione nel futuro. Nel nostro interesse c’è solidificare il più possibile la nostra realtà facendola crescere in maniera sana nel tempo a livello regionale, nazionale e anche internazionale e riuscire a spostare sempre un po’ più in là l’asticella, portando con noi il nostro mood e modo di essere. L’obiettivo è far vivere quella realtà che vive e pulsa all’interno del territorio veneziano anche alle persone che vengono da fuori o a quei contesti fuori da Venezia in cui potremmo portare questo concept.

I biglietti per l’evento del 1 giugno si possono già acquistare sul sito di Metabolismo Lagunare. Per tutti gli aggiornamenti, vi consigliamo di seguire i loro canali social.

Credit pictures: Graund Studio