fbpx

Sempre più complicata la situazione dei locali londinesi, per i quali è diventato quasi impossibile ottenere le licenze per rimanere aperti.

La situazione a Londra è critica per quanto riguarda la vita notturna. Dall’ultima elezione del sindaco Sadiq Khan, più di 1.100 bar e club della città hanno chiuso i battenti definitivamente, inclusi luoghi come Printworks e Werkhaus, due veri e propri simboli della città.

Printworks, Londra

Questo è dovuto a molteplici fattori: in primis l’impennata dei costi di affitto e dell’aumento delle bollette energetiche, per cui molti locali hanno difficoltà nel sostenere l’apertura a lungo termine fino a tarda sera.

Oltre a ciò, è presente anche un soffocante “regime” di pianificazione e licenza, per cui ogni locale di Londra si trova a non avere una licenza che permetta di stare aperto dopo un certo orario, soprattutto se è prevista anche live-music. Le lamentele per il troppo rumore da parte dei residenti fanno sì che la maggior parte dei bar chiuda molto prima rispetto a qualche anno fa, limitando così l’organizzazione di eventi o serate.

La situazione sta raggiungendo livelli per cui i locali non riescono più a sostenere queste condizioni e la nightlife londinese ne risulta fortemente compromessa. Questo potrebbe causare la perdita della capitale britannica come epicentro del mondo clubbing, soprattutto per quanto riguarda l’elettronica.

A ricevere diverse critiche per la situazione è stata Amy Lamé, la cosiddetta “zarina della notte” di Londra. Nonostante le innumerevoli perplessità provocate dai suoi interventi, Lamè dichiara di aver sempre sostenuto i locali per favorirne l’attività, anche se i risultati, almeno per ora, non si vedono.

Da sempre, Londra rappresenta il fulcro di numerosissimi eventi e club che hanno portato appassionati da tutto il mondo. Un esempio di queste icone è sicuramente lo Studio 338, locale più grande e tra i più rinomati di tutta la City, attivo dal 2013.

Studio 338, Londra
Studio 338, Londra

Gli interventi da fare sarebbero diversi e non sappiamo se e quando la situazione migliorerà. Ma tutti sperano in norme meno stringenti e condizioni più sostenibili per i club, anche nell’interesse del paese.