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Fondatore e direttore creativo di uno dei festival rivelazione del 2022, Enrico Gamabadoro ci racconta la sua esperienza legata al festival e non solo, con particolare focus su Ortigia, sui nuovi eventi e su progetti promossi. 

Conoscere cosa c’è dietro un evento, se tanto di più parliamo di un festival come OSS, che rappresenta un movimento artistico per il territorio, è un privilegio che solo chi lo conosce a fondo può condividere.

Nell’ultima intervista, infatti, abbiamo avuto modo di intervistare Enrico Gambadoro, il quale attraverso le sue parole ci ha riportato alla mente momenti e sensazioni leggere di un’estate passata, attraverso l’approfondimento di alcuni temi legati all’Ortigia Sound System.

Ciao Enrico! È un onore, oltre che un piacere, averti qui su Parkett. Benvenuto. Rispetto alla prima edizione di OSS, raccontaci, come si è evoluto il festival? Cercando di segnare quelli che ritieni essere i giri di boa più rappresentativi di tale cambiamento.

Rispetto alla prima edizione, sono cambiate tantissime cose, sono passati quasi 10 anni, e in 10 anni si cambia molto. Soprattutto quando abbiamo fondato il festival con Benedetto, il nostro ex socio, eravamo due giovani studenti di architettura, perché avevamo solo 22 e 23 anni, quindi sostanzialmente per me personalmente è stato un momento di crescita sotto tanti punti di vista. 

Io e il mio team durante questi anni abbiamo incominciato a evolverci esplorando i festival in giro per l’Europa,  conoscendo musicisti e artisti ci hanno sempre lasciato qualcosa, e infine evolvendoci da un punto di vista anche amministrativo e culturale perché appunto il festival sta diventando una vera e propria istituzione legata al mondo della cultura.

Secondo te, cosa rappresenta OSS per la tua terra, Ortigia e per la Sicilia in sé?

Rappresenta il racconto di tante realtà siciliane legata al contemporaneo e all’avanguardiaUn bacino di avanguardia di nuove contemporaneità, un po’come è sempre stata storicamente la Sicilia. 

Un luogo che è punto d’incontro e di nascita di nuove culture, nuove sperimentazioni.  

Quello che vogliamo fare noi come festival insieme ad altri partner è quello di riportare la Sicilia in questa sua centralità nel Mediterraneo, quasi fosse un laboratorio di sperimentazioni per tutto il continente europeo e non solo.

Quali sono le sfide organizzative più grandi connesse all’architettura e alla conformazione di un’antica e preziosa città come quella Ortigia?

L’organizzazione del nostro festival comporta un impegno del tutto eccezionale data la fragilità architettonica degli spazi utilizzati e non solo. A differenza di altri festival che si svolgono in spazi fieristici o che si svolgono in un unico spazio, l’OSS si svolge in quasi 6/7 location sparse all’interno della città, quindi diventa molto complesso perché ogni location ha le sue peculiarità. 

Dal mare alla campagna, passando per il centro storico, per noi è molto interessante attivare e dar una vita musicale a luoghi che per loro struttura non sono adibiti a ospitare un festival del genere. 

Per tanto desideriamo collaborare sempre di più con l’amministrazione comunale per raggiungere una visione strategica comune, in modo da valorizzare i servizi offerti al nostro pubblico e alla città intera. 

Ortigia-Sound-System

Esiste un taglio o una direzione musicale che lega le proposte presentate in ogni edizione del festival? Se sì, come esse si legano alla prima release dell’etichetta firmata OSS?

Il nostro taglio cerca di raccontare la contemporaneità a livello musicale, nel tentativo di mappare a livello anche geografico alcune tendenze che meritano di essere messe in stage, con le stesse modalità che una Biennale di arte contemporanea racconta cosa accade nel mondo attraverso l’arte. 

Un taglio che non può essere etichettato come nuovo o vecchio, ma che comprende un mix di suoni e tradizioni. 

Un esempio? Uno dei progetti che hanno preso vita tramite il festival e che più ci sta a cuore: L’Ora blu. Un trio composto da due produttori esperti come Giampaolo in arte Lamusa II, Donato di Capri e un sassofonista d’eccezione come Gianni Gebbia, dove le contaminazioni dell’elettronico hanno lo scopo di dare voce a un Mediterraneo nuovo, senza tracce di nostalgia e fortemente votato alla contemporaneità.

Focalizzandoci sul tuo ruolo nell’apparato organizzativo del festival, quali ritieni essere le sfide che si presentano durante il processo di sviluppo del festival come l’OSS?

La sfida personale maggiore è quella di mantenere uno sguardo vigile su tutte le sezioni del festival capendo appunto come ogni sezione debba crescere contemporaneamente insieme alle altre sezioni. 

Essere sicuri che nessuna debba rimanere un passo indietro rispetto alle altre, come ad esempio la parte legata alle nuove tecnologie e ai percorsi digitali che supportano il festival, dalla creativa alla produzione, passando per la sostenibilità, sono tutte delle sezioni che devono ruotare assieme attorno a un unico sistema che va avanti da solo, quindi di qui la vera sfida.

 

Come si può rendere l’OSS un’esperienza interessante per diversi tipi di target? Mi riferisco in particolare sia a persone assidue frequentatrici dei festival che a chi si avvicina per la prima volta a questo forma. 

Allora l’esperienza di OSS è interessante perché, a mio parere, riesce sempre a lasciare lo spettatore piacevolmente spiazzato attraverso gli scenari creati e attraverso i contenuti offerti.  Senza anticipare troppo di quanto avverrà nella prossima stagione, stiamo progettando d’inserire nel nostro programma del festival esperienze multidisciplinari che hanno radici nell’architettura e che comprendono performance e installazioni audio-video.

L’attenzione verso i diversi linguaggi che caratterizzano l’arte come l’architettura, la musica e l’arte performativa offrono la possibilità a diversi target di pubblico l’interesse a prendere parte all’evento. Ritengo essere questo il punto di forza del festival. Ortigia-Sound-SystemQuali sono i progetti futuri e meno futuri per OSS?

Nel breve periodo annunceremo la prima partita della line up del festival e la rassegna di eventi chiamata “Territori”, che coinciderà con il periodo natalizio e comprendono tre eventi che si svolgeranno tra Catania e Palermo. Rassegna che ha l’obbiettivo di raccontare nuovi territori legati all’avanguardia multidisciplinare mediterranea e che prenderanno forma a Catania nel polo Le ciminiere allo “ZO – Centro Culture Contemporanee” e a Palermo, in due spazi del centro storico: Cappella dell’incoronazione Museo Riso e i Candelai storico club palermitano.

Invece, nel 2023, annunceremo diversi eventi con partner istituzionali e non che ci vedranno presenti nel resto del territorio italiano, con tappe a Roma e a Milano, dove non vediamo l’ora di ricongiungerci con la nostra community, eventi che saranno propedeutici a quello che sarà il festival vero e proprio a luglio del prossimo anno.

Con l’augurio di continuare a leggerci e seguire le nostre news, riviviamo assieme alcuni dei set più interessanti dell’edizione passata: clicca qui.