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L’attrattiva Made In Italy – nei suoi indici di curiosità e ricerca – che incontra i suoni più eclettici del mondo. Un’idea forgiata da quest’unica dimensione di sintesi che presta la sua forma ad un riassunto quanto più sintetico e veritiero del progetto Rudan; binomio musicale sfaccettato e ricco di “complessità” artistica. Lo abbiamo indagato partendo anche dalle parole dei diretti interessati, quello che leggerete ne è il risultato…

Prima di tutto: Chi o cos’è RuDan? Molto semplicemente, e in via preliminare, possiamo dire che Rudan è la forma composta di due identità separate; separate sì, ma solo fisicamente, sicché musicalmente parlando Okee Ru e Dan Mela hanno pressoché tutto da condividere.
Seppur appartenenti a due generazioni certamente lontane l’una dall’altra, Okee e Dan viaggiano sulla stessa estrazione musicale, un’affinità che poi si è naturalmente rivelata la chiave del progetto: dove il primo si posiziona al centro del triangolo immaginario Chicago-Manchester-Detroit, il secondo è manifesto di un ibrido sperimentale contaminato da Jazz, Funk e Soul, identità che poi lui stesso richiama all’acronimo JFS.

Patrimonio comune ad entrambi dunque, sono gli insostituibili suoni della tradizione Black – una radice musicale che accomuna innegabilmente gli appassionati di elettronica dai gusti più disparati – che nella dimensione di Rudan, trova sua esponenziale e appassionata manifestazione.

Del resto, non proclameremo alcuna sconvolgente rivelazione se affermassimo che, esiste un’implicita ed intrinseca apprezzabilità nelle cose laddove sussiste primariamente, ancor prima di qualunque pragmatismo, una comune condivisione di intenti ed interessi: quell’imprescindibile minimo comune denominatore che poi costituirà base di tutto il resto a susseguire.

Nel cervello RuDan, questo mcd è saldamente comprovato; inscalfibile dalla becera tentazione di mettersi in coda alle fenomenologie di mercato, lontano da logiche dispersive e qualitativamente asettiche, primitivamente legato ad un’offerta musicale coerente, sincera ed introspettiva.

Ora, a dover di cronaca, rimane comunque da contestualizzare qualche punto lasciato fino adesso in ombra. Prima di RuDan, Okee e Dan – al di là della faccenda musicale – erano già in intersezione. RuDan è stato il culmine di una collaborazione portata avanti già con il progetto Adults Only +25, una event-series di cui sono le Heads coinvolte e dove nello spazio prendono piede la Modernità, il Costume e la Sensualità della “DISCO”. La serie ha offerto al suo pubblico artisti del calibro di Red Greg, Tama Sumo, LTJ Experience, DCDJ Soulmind, The Grasso BrothersLuca Trevisi, Daniele Baldelli, Lakuti e, proprio qualche tempo fa, Sadar Bahar.

La fusione RuDan allora, è stata scelta di immediata conseguenza.

Concretizzazione definitiva però, arriverà in occasione di una specifica opportunità: spot che ha lanciato l’identità agli occhi di un pubblico di portata europea.

La prima volta che Okee e Dan condivisero mixer e giradischi fu nel 2016, in vista di un contest promosso da Dimensions Festival; all’epoca, neanche i nostri protagonisti speravano in quanto poi è divenuto veramente realtà: Winner of Dimension Festival Vinyl Contest 2016. Un fulmine a ciel sereno per entrambi, ma di quelli stupefacenti. Volati in Croazia per festeggiare l’inaspettato traguardo, hanno posto le basi per una graditissima riconferma con il nome RuDan inserito a pieno diritto tra i tantissimi altri proposti dal festival…

Partiamo con la prima curiosità. Abbiamo fatto luce sul progetto, su quella che ne è la coscienza portante e l’occasione che ne ha fatto da battesimo; ma dal vostro punto di vista, quello più intimo e personale, lo percepite quale “semplice” sommatoria delle vostre singole identità o è una creatura a sé stante? Ha consapevolezza propria ed indipendente o è un rielaborato creativo a partire dalle distinte componenti?

Decisamente la prima. Tutto è avvenuto in modo molto naturale. Sono stati gli interessi musicali in comune e la stima reciproca che ci hanno fatto incontrare. I nostri non sono dei semplici b2b. Siamo perennemente in confronto su idee e scelte da prendere. Siamo due artisti che, una volta deciso cosa fare, agiscono come se fossero un’unica mente.

Che il vostro rapporto sia impregnato di grande sinergia, questo è piuttosto palese.
Ma come cambia (se ciò accade) la vostra visione d’insieme tra quando condividete cuffie e palco e quando invece rientrate nei panni di soci e “imprenditori”? Avvertite delle sfumature caratteristiche tra le due situazioni? 

Più che delle sfumature, nei panni da soci, ci sono molte più cose da programmare, governare e portare a termine; cerchiamo di intrecciare tutte le nostre doti e risorse per realizzarle. Noi partiamo dal presupposto di ciò che non vorremmo mai fare prima di pensare a cosa fare. Accade anche che qualcosa non vada nel verso giusto ma il bene reciproco ci porta sempre a stare uniti; è anche un modo per conoscersi meglio. 

Quando ad essere interlocutore non è un singolo artista ma un duo, sorge sempre una domanda spontanea. Consci dei vostri limiti, quale pregio riconoscete all’altro in cui voi invece sentite di mancare? Ci riferiamo più specificatamente a quella tipica attitudine che solo il vostro collega, e lui solo, riesce ad infondere nel progetto…

Dan: Riconosco in Denis l’energia che ci mette in tutta la sua curiosità nel cercare Musica. Con questo non voglio dire che io abbia smesso ma ammetto che non ho la stessa fame che ha lui. Credo inoltre che ognuno di noi abbia le competenze necessarie; probabilmente, senza solo una di queste, non saremmo qui a rispondere.

Okee Ru: Devo ammettere che Dan sa mantenere la calma. A volte io sono più istintivo e ahimè mi capita di partire  in quarta; lui è lì fermo, mi porta a ragionare e ponderare risposte o decisioni. Questo è dovuto senza dubbio alla sua maggiore esperienza. Oltre a tante doti, Dan è un’enciclopedia musicale. Mi ritengo una persona fortunata ad averlo accanto e condividerci tutto. 

Per quanto concerne il quotidiano invece; cosa pensa Dan di Okee e cosa Okee di Dan?

Dan: È perennemente in ritardo ma sa cucinare benissimo!

Okee Ru: È un gran rompipalle, usa i calzini di spugna anche ad Agosto, mi reputa un ritardatario agli appuntamenti ma lui si culla e per questo è più ritardatario di me. Non lo sto influenzando.rudanMettendo da parte queste piccole ed innocenti provocazioni: noi, dall’esterno, abbiamo riconosciuto la forza di Rudan in qualche sofisticata chimica rafforzatasi tra voi due. Sarebbe interessante se voi stessi proponeste una quadro sulla bandiera distintivo del binomio.

Il nostro quadro è ben preciso e si chiama “confronto”. Emerge sempre nei nostri dialoghi, mai mancati e sui quali ci impegniamo seriamente sempre.

Viviamo nell’era della digitalizzazione, il mercato ogni giorno si arricchisce di musica e di nuovi artisti, o pseudo tali – appunto per questo, il rischio di una saturazione è pericolo quando mai potenzialmente concreto. Ma non solo. Accanto alla “quantità” c’è anche da muovere una confessione sulla “qualità” offerta, e se prima si parlava di massima concentrazione sostenibile; qui l’incertezza ricade su un passivo riciclo di idee sterili da qualunque iniezione veramente “illuminata”.
Sciogliendovi dal politically correct, cosa manca oggi all’industria musicale? Una dottrina sulla cultura elettronica trascorsa? Una più critica selezione all’ingresso dell’industria stessa manifestata sia dal pubblico che dagli addetti? Possiamo parlare di un generale permissivismo che ha ingegnato questa logica del “tutti dentro”? Se sì, magari, non si è leggermente ecceduto a discapito poi del tutto?

Fondamentalmente crediamo che alla musica sia stato tolto il vero valore che la faceva sembrare qualcosa di prezioso. Varie azioni negli ultimi anni portano a dedurre che sia una o l’altra ipotesi, o tutte insieme ma, sostanzialmente, crediamo che senza “fatica” le cose non si apprezzano per quello che valgono. La musica la si trova dappertutto, è gratis o facilmente raggiungibile, quindi non più qualcosa di prezioso o necessario, come era in precedenza. Anche se con il web si può raggiungere più pubblico questo non significa che possiamo esagerare sull’offerta. Per carità, non stiamo dicendo che siamo contro una libera forma di espressione ma sostanzialmente che un po’ di selezione non farebbe male. Abbiamo dei dubbi, per esempio, su quello che sta avvenendo nel mondo della distribuzione digitale, dove tutto viene reso edito. È strano pensare che, ascoltando dj set di molti big, questi ci portino ad ascoltare spesso brani già editi da tempo, considerando la miriade di novità quotidiane sul mercato. Evidentemente questo vuol dire che una simile miriade non è necessaria o almeno, non al punto tale da rimpiazzare con le nuove uscite alcuni capolavori o tracce semplicemente dignitose del passato.

…per contro, indipendentemente che si parli di House o Techno, qual è quell’indice (che sia nella produzione, così come nella selezione) che consente ad un progetto di emergere dalla massa? Chi si distingue, perché ci riesce?

Bah… a volte accade grazie a meccanismi e strategie ben studiate e altre in cui qualcuno riesce a farlo senza neanche tanti sforzi e per puro talento; una grande incognita che porta tutti noi a chiedercelo, interpretarlo e che ci stimola tantissimo. Per conto nostro, di una cosa siamo veramente orgogliosi: per quel poco che si dica di noi, questo è avvenuto senza ancora una produzione discografica e solo grazie all’arte del djing. Contiamo per questo inverno di definire gli ultimi aspetti in studio e tradurre la nostra intesa in formato 12 pollici. Restate sintonizzati!

A vostro avviso, verso quale sponde sta evolvendo la musica elettronica? Riferendoci ai soli estremi, esiste una considerevole avanguardia che quotidianamente testa le potenzialità del genere in nome di un futurismo evoluto; ma dall’altro lato, altre imponenti controparti rimangono fedeli (senza ricadere in un retorico bigottismo) ai suoni di 30 e più anni fa. Credete che il domani sarà un prodotto concentrato di entrambe le discipline?

La musica è sostanzialmente matematica e potremmo dire che la creatività non ha limiti ma non è proprio così. Non crediamo che possa nascere un altro fenomeno musicale come è stato l’Hip Hop o l’House Music. Pensiamo che il futuro della musica elettronica sarà quasi sempre legato alla musica del passato perché le idee musicali in grado di scatenare scatenare fenomeni sociali non sono poi tante. Di sicuro nasceranno altre sfumature sottili destinate però ad un pubblico sempre più frammentato.