Il DJ e produttore nativo di Chicago aveva 57 anni. Sui social il cordoglio di amici e colleghi.
La notizia è piovuta come un fulmine a ciel sereno e ha squarciato il velo di indifferenza di un lunedì che ha un sapore amaro. Chi scrive, in questo momento, ha il cuore pieno di lacrime e le mani che tremano.
Ron Carroll non c’è più: la sua “stella fortunata” ora brilla ancora più lucente, illuminando i cuori di coloro che l’hanno conosciuto e lo hanno stimato in tutto il suo essere.
Ron Michael Carroll è nato il 20 aprile 1968 a Chicago, città profondamente radicata nei suoi testi e nel suo animo che in molti hanno descritto come “dolce”, “gentile” e “sincero”.
Formatosi come cantante nel coro della sua chiesa, ha mantenuto nel suo modo di cantare sia il modo spirituale che l’ispirazione religiosa tanto da conquistare il soprannome di “The Minister Of Sound“.
Nel 1993 la sua opera prima, sull’ormai defunta etichetta Af-Rhyth-Mix: My Prayer, un’iconica traccia in cui la potente voce di Ron la fa da padrone, accompagnata da alcuni accordi di pianoforte e una scarna percussione scandiscono il ritmo di quella che è “la mia preghiera per te”.
Scrittore prolifico, ha dato vita all’indimenticabile “I Get Lifted” di Barbara Tucker, subito dopo aver incontrato colui che lo avrebbe lanciato e che già in quegli anni era un’autorità nella musica house: Louie Vega.
Parliamo di anni in cui andare al Winter Music Conference a Miami non significava solo essere qualcuno, e quindi essere invitato. Non significava neanche solo avere una etichetta di successo e quindi organizzare parties con i propri artisti.
Significava voler essere qualcuno. Voleva dire avere voglia di far sentire il proprio disco, la propria musica, la propria voce o far leggere i propri testi a quello o quegli artisti di cui ascoltavi la musica alla radio e che, se sapevi dove cercare, avresti potuto incontrare come vicini di ombrellone in spiaggia o commensali a cena.
E un po’ ce lo immaginiamo il giovane Ron, che con la sua imponenza fisica e il suo viso simpatico cammina per Miami guardandosi intorno e sperando di consegnare il suo disco nelle mani dei suoi idoli.
E succede in effetti così: dopo quella edizione, quando Vega stesso gli affida la scrittura del testo della sopranominata I Get Lifted, Carroll divenne un nome richiestissimo.
Conosce infatti Mike Dunn e Byron Stingily, e per quest’ultimo scrisse il testo di The Purist, ma fu con un altro pezzo che Carroll alzò la mano al cielo perché tutti la vedessero e sapessero che era lì.
“The Sermon“, una traccia che è quasi una spiegazione ovvia: “si tratta solo di house music”, è un tormentone e ancora oggi viene utilizzata, campionata, suonata, a testimonianza della bravura di Carroll a rendere immortali concetti profondi.
Altri amici, altri incontri, altre canzoni: con Speri Pagos fonda la MOS Productions (Ministers Of Sound, da non confondere con l’altrettanto famoso club brand inglese), e con Mazi Namvar, dj e produttore anche lui di Chicago, approda in Europa.
E qui, Ron arriva ai nostri cuori e alle nostre orecchie: prima di tutto, scrive e canta la traccia “My Love” dei Kluster, destinato a diventare un classico della french house, la corrente europea che filtra al massimo i suoni elettronici (non per niente, l’etichetta di uscita si chiama Filtered).
Sempre per rimanere in tema francese, con il duo Superfunk canta “Lucky Star“, che diventa un successo in Europa.
Ma è l’Olanda il paese da cui proviene il duo che vanta la sua collaborazione più significativa: la sua attività di cantante, infatti, gli fa conoscere gli Hardsoul, con cui produce “Back Together“, un inno soulful che diventa un must have dei DJs del tempo.
Segue un follow-up nel 2007, sempre con gli Hardsoul, dal titolo My Love e lo stesso anno di Back Together, Bob Sinclar lo vuole nella sua What A Wonderful World, co-prodotta insieme ad Axwell.
E ancora tonnellate e tonnellate di tracce: Come Into My Life con il francese Richard Grey, The Only Way Is Up con i Disco Darlings, The Nike Song, In Love With A DJ prodotta con CeCe Peniston
Nonostante la sua attività lo abbia portato in tutto il mondo, Carroll ha sempre conservato un rapporto profondo con la città di Chicago, tanto da non averla mai abbandonata e da organizzare ancora feste e residenze in città.
Era e sarà per sempre un punto di riferimento per la comunità house. I messaggi di cordoglio sono arrivati da tanti artisti che avevano conosciuto Carroll e ne avevano apprezzato le qualità umane e artistiche.
Michael Gray, Brian Tappert, Sam Divine, Low Steppa, Mike Dunn: solo alcuni dei nomi altisonanti che hanno dedicato un pensiero al “Ministro Della House”.
Addio Ron. L’house music, ieri, ha perso un tono della sua voce.
