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Nel 1984 una nuova sostanza esce dai confini dei laboratori finendo per far impazzire i giovani che imperversano la night-life americana. La sua fama balza presto all’attenzione dei più, dai giovani clubber agli scienziati e psichiatri, in molti si interessano improvvisamente all’Mdma. A metter fine a questa ascesa di interesse ci pensa, dopo un po’, la DEA (Drug Enforcent Agency), categorizzandola come droga e rendendola fuori legge.

Ma cosa è successo realmente? Cosa ha frenato così tanto entusiasmo in ambito scientifico? E’ possibile che siano bastate solo poche morti a offuscare il lavoro che era stato svolto fino a quel punto su questa sostanza e sui benefici che in medicina poteva portare? O è stata solo una scelta conformista derivata dalla volontà di ostentare l’ascesa nella clubculture di questa sostanza?

Sintetizzata per la prima volta dal tedesco Merk nel 1912, l’Mdma cominciò a ricevere interesse dopo il boom delle sostanze psichedeliche negli anni 60. In quella che fu definita la Summer of Love, sostanze come mescalina e in particolare l’Lsd furono adottate dalla nuova branchia di psicoterapeuti che erano a favore dell’utilizzo delle droghe per smuovere il subconscio del paziente, al fine di reprimere ansie e analizzare traumi precedenti.
Infatti prima che l’Lsd fosse dichiarato illegale, è stato il soggetto principale di dozzine di libri e riviste mediche, con centinaia di studi atti a dimostrarne il potenziale in trattamenti che variavano dal contrasto ai problemi di alcoolismo fino alle nevrosi ossessive.
Tutte queste sostanze, studiate e modificate segretamente dalla CIA al fine di ottenere il raggiungimento del controllo della mente umana, furono man mano una dopo l’altra rese illegali e iniziarono a circolare tra gli ambienti underground tra persone in cerca di esperienze nuove.

Quando l’Lsd emerge a icona della controcultura, i media cominciarono a riportare sempre più storie di gente che in preda al panico dagli effetti ricevuti si gettarono dalla finestra di casa o che arrivarono alla follia senza possibilità di ritorno. La gente però, si accorse presto che la realtà difficilmente era confutabile con le notizie passate da giornali e telegiornali e nel 1960 il fisico Sidney Cohen, dopo aver tracciato i profili di 5000 soggetti, dichiarò che l’Lsd è una droga “sorprendemente” sicura.
Venne comunque schedata tra le sostanze stupefacenti negli anni 70, e ne fu resa illegale la produzione la detenzione lo spaccio e l’assunzione.
Fu più o meno in quel periodo, che la scoperta datata ormai 60 anni del dottor Merck raggiunge Alexander Shulgin, chimico eccentrico, che vide subito le analogie strutturali dell’Mdma con la mescalina. Nel 1976 riuscì a riprodurla e la provò direttamente su se stesso, scrivendo: “tutti dovrebbero provare un’esperienza così profonda, mi sento completamente in pace. Ho vissuto tutta la mia vita cercando di arrivare qui, ed è gia come se mi sento a casa.

Shulgin a quel punto introduce l’Mdma a Leo Zeff, psicoterapeuta, che a sua volta già si era occupato di studiare l’Lsd. Ne rimase così affascinato, che portò avanti gli studi su questa sostanza fino al giorno della sua morte nel 1988 all’età di 75 anni. Egli analizzò come l’Mdma era una buona promessa nell’ambito della cura al disordine da stress post-trauma, un problema notoriamente difficile da trattare, con problemi che variano da flashback dolorosi al senso di distaccamento totale. Così per dar ragione alle sue tesi, insieme al Maps (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies) ne testò gli effetti su un numero di persone affette da psicosi derivanti da traumi e il 95% dei pazienti dichiarò che la terapia era efficace.

Riscontri positivi si ottenevano persino sui veterani di guerra, che difficilmente riuscivano a togliersi dalla testa morti e distruzioni vissute in prima persona in missione al servizio dell’esercito. Quello che però lasciò più interdetti gli studiosi, fu che a differenza di altre sostanze o cure questa non portava nè alla dipendenza, nè al bisogno di reiterazione. Chiunque era riuscito ad essersi realmente curato con l’ecstasy, aveva ottenuto il superamento del trauma iniziale in soltanto poche sedute, e lo stesso Shulgin disse che nonostante la sua passione scentificata per la sostanza la aveva provata soltanto una volta.

I suoi studi spingevano sempre più a richiedere un’attenzione maggiore da parte del resto degli esperti di medicina e psichiatria per approfondire un eventuale utilizzo dell’Mdma in più campi, ma contemporaneamente la diffusione che stava avendo la stessa sostanza nella club-culture portò ad uno stallo immediato, che fino ad oggi è quasi definitivo. Lui stesso dichiarò: “quando la prima volta venni a sapere del popolare uso di Mdma sotto il nome di ecstasy fatto dai giovani, mi sono immediatamente rattristato, poteva avere un ruolo leggendario nella medicina, ma era sicuro che questa improvvisa popolarità avrebbe portato a un divieto.”

Nel 1985 la DEA infatti dichiara la sostanza illegale, il giudice che si occupò del caso però, Francis Young, la posiziona sul rango 1, ossia delle sostanza meno pericolose, in quanto ritenuta con un basso potenziale e un basso potere di assuefazione, ed inoltre in quanto ancora utilizzata in studi di medicina.

A dargli contro però, dopo poco, ci si mette la Food and Drug Administration, che spinge ad alzare la categoria della sostanza in quanto considerava gli studi in medicina ormai fini a stessi e che la pericolosità non era così bassa come sosteneva il giudice Young. Per dimostrarlo utilizza studi effettuati da George Ricaurte sulle cavie, il quale a sua volta dimostra coi suoi studi che alte dosi di MDA causano danni cerebrali ai topi. L’errore però è ovvio, ed è anche questo che fa insospettire i liberalisti, in quanto era gia risaputo che l’Mda fosse tre volte di superiore intensità dell’Mdma, e non veniva considerato giusto avere eguagliato due diverse sostanze.

Così mentre la posizione di mescalina e cocaina restavano al rango 2 nelle catalogazioni delle droghe, in quanto il loro uso era fondamentale nelle pratiche di anestesia, l’Mdma viene classificato e considerato pericoloso allo stesso livello dell’eroina. Questo scatenò le critiche di chi riteneva questa classificazione esagerata e inappropriata, e l’utilizzo di Mdma nella subcultura venne portato avanti, contribuendo a quella che diventò la guerra alle droghe della polizia.

I Raver stessi vedevano la forza dell’Mdma come connettore di giovani provenienti da classi sociali differenti, e come in una seconda Summer of Love, in Inghilterra l’Mdma stava cavalcando la stessa onda che due decadi prima era stata dell’Lsd. Il clima si scaldò nelle aule politiche e per strada, ad ogni morte sospetta dovuta a qualche droga i giornali titolavano in prima pagina “Killer Pills”, mettendo sull’attenti i giovani nel non entrare in quella tragica spirale di droga. Stessa cosa succedeva in America.

Dati alla mano, in Inghilterra dal 2008 al 2012 sono morte 123 persone per assunzione di Mdma, di cui 2 terzi in concomitanza con l’assunzione di altre droghe. Sicuramente ogni morte è una tragedia, ma se si considera che nel regno di sua maestà sono stimate 2 milioni di dosi per settimana divise su mezzo milione di persone, è ovvio che i numeri delle statistiche scendono nettamente, e sono inferiori a quelli dell’alcol, che nella stessa nazione causa 360 morti annue in casi di forma acuta, e 8000 di malattie a lungo termine sempre derivate dall’abuso, e che continua ciò nonostante a essere venduto in ogni supermercato.

Una rivalutazione sull’Mdma è probabilmente in atto, è ovvio che mdma e eroina non siano allo stesso livello di pericolisità, come è in atto una proposta di reintroduzione della sostanza nella cura di traumi psicologici, esclusivamente su determinati pazienti. Quello che sicuramente sembra meno probabile è una legalizzazione ai livelli di quella che sta vivendo la marijuana negli USA e in maniera meno netta in altri paesi del mondo, dove se non altro si va incontro a depenalizzazione.

Maggiori informazioni da passare ai giovani, comunque, sono qualcosa che i governi devono prendere in considerazione nonostante vogliano mantenere un atteggiamento più rigido, consapevole e matura è stata per esempio la richiesta dell’Olanda di fornire acqua gratuita all’interno dei festival, in quanto è proprio la disidratazione, in concomitanza con l’euforia del party e il calore generato all’interno del locale o sotto il sole degli open air, a esser stata fatale in alcune tragedie sfortunatamente passate alle cronache. Sono cose come queste a rendere i party posti più sicuri.
Coscienza e consapevolezza, sia dal lato dei clubber, sia dal lato degli organizzatori, sia dal lato della classe politica.

Alessandro FM