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Quando la moda e lo sviluppo tecnologico conducono alla portata di tutti anche un mestiere tra i più nobili mai esistiti, la situazione è davvero messa male. Quella del Disc Jockey sembra davvero una carriera che può essere intrapresa da chiunque, agli occhi dei più miopi, e chiunque a questo punto, sembra in dovere di intraprenderla.

La colpa, senza girarci attorno, è soprattutto dei media: gli scadenti programmi commerciali sono finalizzati a spegnere il cervello e le ottuse masse lasciano il loro silente consenso allo snaturamento di tutto ciò che è immorale, evitando di condannare l’ingiustizia, l’ignoranza e partecipando invece al belato del gregge. Senza porsi domande, senza approfondimenti. Lasciandosi facilitare la vita dalla tecnologia, senza la voglia di sfidare se stessi.

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Anche Il Fatto Quotidiano si lascia andare ad un articolo quanto mai critico verso quella categoria di personaggi costruiti per e dal piccolo schermo, lanciati poi, avendo fallito anche in TV, a scaldare l’ambiente commerciale fingendosi DJ. E’ capitato a Sasha Gray, che a 25 ha già abbandonato una carriera da pornostar, ad un certo (riportiamo fedelmente dal Fatto Quotidiano) “Salvatore Angelucci, dice Google ex fidanzato di tale Karima Cascella”, Francesco Coco, Paris Hilton e tanti, troppi ce ne sono, che una volta facevano gli ‘ospiti’ nelle ‘discoteche’, e ora fanno addirittura quello che loro chiamano essere DJ.

Improvvisati, impreparati, incompetenti, inesperti, arrangiati e male organizzati, queste masse di personaggi (e chi dietro e sopra di loro), soggetti oseremmo dire, che qualcuno ha il coraggio di chiamare Very Important Person (VIP), stanno snaturando un mestiere, vi stanno, ci stanno TRUFFANDO.

Se infatti, il dj è sempre stato colui che metteva i dischi, da principio, cercando di mixare i brani sullo stesso bpm, finendo per diventare, poi, una sorta di producer, cioè di persona capace di inventarseli, i suoni, o di manipolarli al punto tale da farne di nuovi, col tempo l’idea dei dischi è finita in soffitta, e il dj è diventata una sorta di popstar. […] Del resto che ci vorrà mai a saper mettere su un paio di dischi?

Certo, e ancora una volta, un po’ per colpa della tecnologia, un po’ per colpa dell’appiattimento culturale e un po’ per colpa dello sviluppo tecnologico (e qui siamo veramente all’assurdo), ci ritroviamo a fare i conti con un mestiere ‘cambiato‘, snaturato. Come può accadere in molti campi, dove un numero sempre maggiore di professionisti si ritrovano a fronteggiarsi con una massa informe di ‘improvvisati‘: dj, giornalisti, fotografi, grafici e chi più ne ha più ne metta. Rispettare i lavori e chi si prepara per anni per svolgerli al meglio sarebbe un ottimo modo per uscire da questa crisi, prima intellettuale e poi economica.