Lo scorso weekend, la storica location fiorentina ha accolto una delle date più attese della stagione clubbing italiana: Lattexplus con ospiti Modeselektor, Ogazon e Slow Soundsystem. Un evento che, almeno sulla carta, prometteva di unire il rigore sonoro berlinese al fascino post-industriale della Leopolda.

Sin dai primi battiti, l’atmosfera si è rivelata quella giusta: una cattedrale di ferro e cemento avvolta da luci fredde e da un pubblico eterogeneo, curioso di farsi travolgere dalle vibrazioni elettroniche del duo tedesco. La venue, con i suoi spazi ampi, i soffitti alti e il fascino decadente, si è confermata un terreno fertile per esperienze sonore immersive.

L’ evento è iniziato con il set degli Slow Soundsystem: Nico Satori, Luna Maré e Tao Drift trasformano ogni spazio in un paesaggio sonoro sospeso, dove il movimento nasce dal respiro più che dal ritmo. Nato tra Bologna e Berlino, il collettivo ha esplorato nel suo set un flusso ipnotico di dub e minimal techno, uniti in un linguaggio che plasma il suono come esperienza fisica condivisa.

Modeselektor, ospiti più attesi di Lattexplus, tuttavia non hanno totalmente soddisfatto le nostre aspettative.

Noti per il loro approccio ibrido e imprevedibile, hanno alternato momenti di grande energia a scelte più mainstream, inserendo nel set alcuni brani dai toni commerciali che hanno spezzato l’intensità della narrazione sonora. L’equilibrio tra sperimentazione e intrattenimento, cifra tipica del progetto, stavolta ha vacillato, lasciando una parte del pubblico con la sensazione di un set disomogeneo e poco coerente.

Dopo di loro il set di Ogazon: ritmi spezzati, bassi tesi e atmosfere dense si alternano senza cercare l’effetto facile. Ogazon lavora sul dettaglio e sulla tensione, muovendosi tra techno profonda e ambient scura in un set che punta più a coinvolgere la mente che a far esplodere la pista.

L’impianto visivo e scenografico ha tenuto alto il livello dell’esperienza: proiezioni geometriche, luci stroboscopiche e ombre taglienti hanno dato corpo a un’estetica che profumava di Berlino.

La Leopolda, ancora una volta, si è dimostrata un luogo capace di trasformarsi e assorbire linguaggi sonori contemporanei, pur mantenendo quella ruvidità che la rende unica nel panorama italiano.

In conclusione, la serata di Lattexplus è stata un viaggio a metà tra il clubbing autentico e la ricerca di un consenso più ampio: un’esperienza visivamente potente, ma musicalmente altalenante. Un promemoria che, anche nella patria del Rinascimento, la cultura elettronica continua a cercare il suo equilibrio tra sperimentazione e spettacolo.