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Analizziamo il successo del vinile, un formato che molti davano per spacciato ma che nel 2019 ha segnato numerosi record in Europa ed oltreoceano.

Chi di voi non ricorda quell’angolo della libreria di casa dove i propri genitori custodivano gelosamente i vinili con le tracce simboliche ed in voga della loro epoca? E chi ancora ha nei ricordi, e nel cuore, quel suono quasi particolare che veniva suonato dal giradischi?

Ebbene, per la generazione dei Millennials, cresciuti a musicassette e CD, i vinili hanno sempre rappresentato l’oggetto dei “vecchi”, qualcosa che sarebbe prima o poi caduto nel dimenticatoio e rimasto nei ricordi di famiglia.

Con l’avvento della musica digitale poi le cose sono totalmente cambiate: dalla dimensione dei supporti alla fruibilità della musica alla produzione della stessa. Eppure, negli ultimi anni qualcosa è profondamente cambiato: l’amore per il vinile e per l’autenticità del suo suono ritorna nelle case, nei club segno di una preferenza verso la qualità del suono.

In queste righe vogliamo analizzare un fenomeno dalle varie sfaccettature, facendo leva sui numeri di un successo di cui avevamo già trattato in passato e che negli ultimi anni ha (ri)aperto una nuova industria e nuovi movimenti socio-culturali.

Iniziando dai numeri e dalle vendite, portiamo l’esempio di BPI che, analizzando il canale delle vendite nel Regno Unito, riporta un incremento del 4.1% rispetto al 2018, ovvero 4.3 milioni di supporti venduti con un trend positivo per il dodicesimo anno consecutivo. Nella classifica dei più venduti troviamo vecchie guardie come Liam Gallagher, Queen, Beatles, Pink Floyd ma anche nuove proposte come Billie Eilish o Lewis Capaldi.

Sulla stessa scia, il “Mid-Year 2019 RIAA Music Report” della Recording Industry Association of America spiega che le vendite del vinile sono cresciute del 12.9% nei primi sei mesi del 2019 con una contemporanea stagnazione delle vendite di CD. Questo confermerebbe un trend molto interessante secondo cui negli Stati Uniti a fine anno il vinile venderebbe più del CD.

E in Italia? Secondo un analogo report di FIMI, il vinile in Italia è la forza trainante del mercato discografico coprendo il 31% del mercato dei supporti fisici, fatturando circa 22 milioni di euro nei primi sei mesi del 2019. Il grafico qui sotto ne rende meglio l’idea.

Analizziamo ora l’aspetto socio culturale dell’ascesa del vinile con un po’ della storia recente. Dall’introduzione del CD grazie a Philips avvenuta circa quarant’anni fa, il mercato degli LP ha subito un’incredibile involuzione andando a toccare il suo punto più basso nel 2006 toccando una quota di vendite di circa 5 milioni di pezzi (in totale!) per riacquistare poi una nuova vitalità culminando nel 2018 con una vendita di 45 milioni di LP. Cos’ha creato questa inversione di tendenza ?

Era il 2008 quando negli Stati Uniti nasce il Record Store Day, una sorta di fiera o raduno degli operatori indipendenti. L’idea era fondamentalmente di riunire gli operatori di un mondo che stava vivendo una lenta obsolescenza. Piano piano questo appuntamento ha avuto un’eco talmente vasta da espandersi in tutto il Mondo ricevendo un forte consenso anche nel Bel Paese con 200 negozi aderenti.

Se era frequente “fare un salto al negozio dei dischi” negli anni ’80 e ’90, anni durante i quali la società e le culture musicali erano legate grazie allo scambio attraverso la musica in termini di supporti fisici, questa abitudine sta tornando piano piano in auge, facendosi spazio all’interno di una società abituata a scambiare opinioni e gusti musicali dietro ad uno schermo.

Un altro fenomeno interessante legato al mercato e agli scambi si riflette nelle opportunità di business e di investimento. Con i supporti di nuova fattura infatti è nata una nuova generazione di collezionisti che contribuiscono allo “skyrocketing” dei prezzi dei vinili storici.
Questa considerazione è stata fatta da Discogs, piattaforma di riferimento per l’e-commerce dei dischi. Nel 2018 infatti, la vendita di “Black Album” di Prince per 24475$ ha definito un vero e proprio record.

Osservando questo trend, Discogs stesso si è interrogato sul futuro di questo mercato. Una nota infatti afferma che

“Il timore è che il vinile venga considerato alla stregua dell’arte moderna, come un materiale che gli investitori si limitano a comprare e vendere”

generando un nuovo tipo di investimento alternativo. Basterebbe infatti identificare gli “old but good” per poter ricavare dei proventi stratosferici. E non parliamo solo di compravendite su Discogs ma anche comuni aste.

Purtroppo le considerazioni economiche e finanziarie rendono le cose sempre un po’ più complesse. Per il momento basta rilassarci un po’ sul divano di casa, spostando la testina sul nostro solco preferito.