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C’è chi lo definisce un genere triste, chi l’espressione più autentica della house music, chi la usa per concentrarsi e chi per puro piacere. Stiamo parlando della Deep House, sottogenere della house music di Chicago, nata negli anni ’80.

Il termine deep, “profondo”, fa riferimento al suono del basso, appunto molto più profondo rispetto ai generi analoghi. Nella Deep House, i BPM rallentano (125 BPM al minuto circa) e i suoni si fanno simili alla chill-out e alla lounge: non è un caso, infatti, che venga utilizzata anche per le sfilate o all’inizio di una serata “danzereccia”, per far entrare le persone nel clima. Non mancano influenze jazz, disco e soul.

Dal punto di vista della strumentazione, pianoforti Fender Rhodes e Wurlitzer, bassi elettrici, pad, e sax la fanno da padrona, per un genere quasi meditativo, più sincopato e lento della house tout-court, una sorta di dance per la mente come l’IDM. La Deep House ha fatto da apripista per genere di successo come il Nu Jazz e la lounge music, non a caso altri due generi di “riempimento”, che avvolgono l’ascoltatore con suoni caldi e groove ipnotici.

La nascita del genere si fa risalire solitamente al 1986, con il singolo Can you feel it, prodotto da Larry Heard, una delle figure più rappresentative della Chicago House, a cui sono seguiti, a breve distanza, il pezzo U Can Still Dance di Fast Eddie e Truth Open Your Eyes di Marshall Jefferson, considerato il primo dj di House Music di Chicago, là dove tutto è iniziato. In realtà, non mancavano le influenze newyorkesi, patria della disco music, all’epoca non più amata come lustri prima, ma che aveva lasciato un’eredità notevole.

Considerato un genere underground, di nicchia, per palati più raffinati rispetto alla house, la Deep House raccoglie nel corso del tempo ascoltatori appassionati, attenti ed assidui: anche gli stessi producer si sentono parte di un movimento, se vogliamo, riservato a pochi eletti.
Col web, la platea si allarga e la Deep House, da genere di nicchia, attira sempre più ascoltatori, tanto da essere usata persino da un settore come la moda.

Col tempo, il suono della Deep House si evolve, cambia, muta, si addolcisce: non più (solo) un sound ossessivo e sincopato, ipnotico e profondo, ma più leggero e orecchiabile, più da dance hall e meno da club di nicchia. Con il successo dell’Electronic Dance Music, la Deep House entra nel mainstream e da genere riservato a “pochi” appassionati diventa un genere di massa, popolare.

Tuttavia, come già accennato, c’è chi lo considera il genere più triste di tutti per via della “riflessività” del mood musicale, una sorta di malinconia che si riverbera tra i suoni ipnotici del basso e del resto della strumentazione. Sarà per la tendenza a prediligere scale minori, sarà per i rimandi al jazz e al soul, ma questa è la percezione che si ha del genere.

Che la Deep House possa aiutare a pensare, oltre che ballare, lo dimostra il fatto che ha estimatori anche tra i giocatori di poker professionisti, gente che ha bisogno di usare la testa, e al meglio, quando siede al tavolo di gioco: per esempio, è uno dei generi preferiti tra gli streamer come Lex Veldhuis, che la sceglie quando “la concentrazione viene meno”.

Due parole sulla Chicago House

Come detto, la Deep House è un sottogenere della Chicago House, nata durante gli anni ’80. In quegli anni, la disco era in calo d’ascolti, ma non nella città dell’Illinois, dove veniva trasmessa dall’emittente radiofonica WBMX-FM.

Deejay e produttori cominciarono a fare modifiche ai brani disco tramite l’uso di strumenti elettronici e drum-machine: i pezzi così prodotti non venivano commercializzati, ma giravano tra poche persone.

La prima etichetta riconducibile alla Chicago House fu la DJ International di Lerry Sherman; poco dopo, a questa si aggiunse la Traxx Record di Rocky Jones. Ben presto la Chicago House si affermò negli States e in Europa: nel 1987, alcuni esponenti del genere, tra cui il già citato Marshall Jefferson, fecero un tour in Gran Bretagna.

Alcuni dei brani simbolo della Chicago House sono Can you feel it di Mr. Fingers, Acid Tracks di Phuture (progetto di Marshall e Dj Pierre) e Jack Your Body di Steve Hurley. Le etichette discografiche più importanti sono state la Trax Records, la DJ International, la KMS, la Transmat e la Tracks.