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Secondo il report “FACTS 2020” pubblicato dal network female:pressure negli ultimi 8 anni si è registrato un incremento di presenze di dj donne del 25% nei festival. Un dato importante ma che si porta con sé alcune ombre.

Tra segnali positivi e legittime preoccupazioni, la parità di sesso rimane ancora una questione non completamente risolta nel mondo del djing. Già nel 2017 trattammo il tema in questo nostro articolo, e proprio da quell’anno ad oggi c’è chi ha analizzato l’evoluzione del fenomeno in maniera più tecnica e mirata.

Stiamo parlando di “female:pressure“, network composto da dj, visual artist, promoter e altri professionisti del settore, improntato al supporto e alla promozione di artisti di sesso femminile e di altro genere* nel campo della musica elettronica.

Fondata nel 1998 dalla dj e compositrice austriaca Electric Indigo, l’associazione ha rilasciato lo scorso 8 marzo la quarta edizione di “FACTS”, sondaggio volto a quantificare la distribuzione di genere tra gli artisti nei festival, sempre nell’ambito della musica elettronica.

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Il report, che vi alleghiamo qui per intero, prende in considerazione 675 edizioni avvenute tra il 2012 e il 2019 in 46 paesi del mondo, classificando le categorie di genere in maschile, femminile, non binario, non specificate e miste (per quest’ultima si intendono due o più generi coinvolti nella stessa performance, per esempio un B2B tra un dj uomo e un dj donna).

Il risultato principale della ricerca, come si evince dalla tabella sottostante, è il seguente: un incremento del 25% di presenze di dj donne negli ultimi 8 anni.

Facts 2020

Un dato sicuramente incoraggiante, ma che lascia comunque spazio a delle perplessità. Se da un lato l’incremento è costante e considerevole, dall’altro il ritmo di crescita è ancora piuttosto blando – anche se l’accelerata del 2019 fa ben sperare. In qualsiasi caso, si è ancora lontani dal raggiungimento di quel 50/50 che rappresenterebbe un cambiamento storico nel settore.

 

Appurato quindi che si può fare di più, chi dovrebbe compiere ulteriori sforzi?

Il report dedica proprio un capitolo ad artisti e promoter di festival, individuandoli come motore di questo cambiamento. Ai primi l’associazione rivolge un plauso, in particolar modo a coloro che hanno mostrato solidarietà “boicottando” festival dalle line up non inclusive – quasi a voler dire ai restanti di prendere posizione e manifestarla chiaramente.

Agli organizzatori invece da dei consigli concreti, alcuni dei quali a seguire:

  • Adottare un approccio meno capitalistico e più performance-oriented, dando quindi più spazio a dj di genere femminile. Se poco conosciute al pubblico, investire nella promozione e comunicazione della loro storia e del loro profilo di artista.
  • Includere più donne a livello organizzativo e di produzione artistica, così da avere egual riflesso nella line up dell’evento.
  • Integrare alle performance musicali, ove possibile, dibattiti e workshop sul tema, favorendo il networking e la condivisione di competenze tra dj, nuovi talenti, promoter e professionisti del settore. Possibilmente coinvolgendo agenzie e organizzazioni che già operano secondo le logiche dell’inclusività.
  • Predisporre bandi o contest indirizzati a dj donne per favorirne la presenza in line up, essendo sempre trasparenti sull’obiettivo di tali iniziative.
  • Connettersi con associazioni locali o globali per cercare informazioni e risorse su artisti donne. Female:pressure per esempio dispone di un database online dove ci si può connettere facilmente con dj e altri operatori del settore, filtrando i risultati per paese/città, genere musicale o tipo di professione.

In conclusione, non una situazione drammatica quella presentata in Facts 2020. I passi in avanti fatti sono notevoli e lodevoli, ma è giusto sottolineare che al movimento della musica elettronica, da sempre promotore di libertà ed eguaglianza, è doveroso chiedere di più riguardo la parità di sesso.

E dopo il lockdown le cose non cambieranno automaticamente su questo fronte. Starà al settore intero predisporre strategie e tradurle in azioni per ripartire con una marcia diversa.

*Ci riferiamo ai seguenti riportati nella pagina Facebook di female:pressure: FAB, transgender, transfeminine, transmasculine, intersex (+gender optional), genderqueer, gender nonconforming, a-gender or/and non-binary artists.