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L’utilizzo di droga all’interno dei club rappresenta un problema. Tantissimi DJ si sono già esposti a riguardo. La situazione però è diventata virale sui social a seguito di un post di DJ Salute.

Negli ultimi giorni si è tornato a parlare di droga e del suo legame con la club culture. Un tema scottante e che a più riprese abbiamo già cercato di affrontare in passato. No, tranquilli. Questa volta non si parla di Giorgia Meloni o di situazioni che riguardano direttamente il nostro Paese – tocca qui per approfondire. Ad aver sollevato la questione, questa volta, è un Dj di Manchester, il suo nome è Salute – ironia della sorte.

Che l’utilizzo di sostanze sia “sdoganato” all’interno di un certo tipo di realtà è cosa risaputa, inutile prendersi in giro. Sia chairo però che, come per ogni mercato, l’offerta (anche crescente) è il risultato di una domanda sempre maggiore. Ma partiamo dalle parole del Dj, così da capire meglio ciò di cui stiamo parlando.

Stando a quello che sostiene il Dj le piste da ballo sarebbero afflitte dal consumo incontrollato di Ket e “le persone se ne stanno lì come zombi e non ballano”. Stando a quello che viene riportato la situazione sembra piuttosto chiara: consumo smodato di stupefacenti, ergo piste da ballo popolate da persone troppo fatte per godersi la musica.

Essendo un argomento piuttosto sensibile, in tanti hanno deciso di prendere parte alla discussione e fra questi anche il Dj Sam Binga che sostiene una cosa piuttosto simile, asserendo che “un’intera pista da ballo molto rilassata non ha energia. La ketamina è più un farmaco isolante”. 

E se hai una folla piena di persone che utilizzano questo tipo di droga “tranquillante” e dissociativa, dal punto di vista di un DJ, potrebbero essere meno coinvolti da quello che sta succedendo”.

Cosa fare se il tuo migliore amico consuma droga? La soluzione

Battute a parte. La situazione sembra piuttosto preoccupante dal momento che alcuni artisti sono arrivati a preoccuparsi delle ripercussioni che il consumo possa avere sulle proprie scelte musicali.

A tal proposito Josh Haygarth sostiene un punto simile che “[La ketamina] sta rallentando drasticamente il ritmo”, dice. “Quando hai musica che è incentrata sull’energia elevata e hai una pista da ballo che sembra che stia facendo il gioco del silenzio, è difficile ottenere davvero quell’energia.”

Mettendo da parte ogni ipocrisia perbenista, il consumo di sostanze all’interno dei club non può essere efficacemente controllata. Certo, se alcuni gestori (anche in Italia) si preoccupassero di selezionare meglio le persone da far entrare all’interno del proprio locale questo potrebbe essere un palliativo, ma anche qui non siamo di fronte alla soluzione.

Non c’è un autentica soluzione, è quello il punto. (Cito una frase che ha molto il gusto di pubblicità-progresso, ma i più sapranno da quale film è tratta: “Metto la testa a posto, vado avanti, rigo dritto, scelgo la vita. Già adesso non vedo l’ora, diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il cd e l’apriscatole elettrico, buona salute, (…) tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai”).

Il monologo finale di Mark Renton è piuttosto immediato. Se vuoi utilizzare sostanze, fallo pure: è una tua scelta – questa è volutamente una frase provocatoria e non stiamo invitando all’utilizzo di sostanze stupefacenti.

Se una persona, però, proprio accanto a te, decide di assumere un cartone, di farsi di eroina o tirare su una raglia, tu non ci puoi far nulla, puoi solo decidere se prenderne le distanze o meno. Insomma devi “tirare dritto per la tua strada” (perdonate il gioco di parole).

Gli stupefacenti nella cultura occidentale

Sin dall’inizio dei tempi l’uomo ha sempre voluto provare quello stato di ebrezza (in particolare in molte culture pre-romane e dell’America Centrale); spesso venivano utilizzati da sciamani o sacerdoti dei tempi diversi tipi di pinte che alternavano gli stati di percezione.

Gli antichi egizi si pensa fossero a conoscenza dei principi attivi di alcune piante come marijuana e cocaina (vi rimando agli studi di Svetlana Balabanova su Henuttaui, sacerdotessa di Amon a Tebe).

Stiamo parlando di epoche a.C. dove c’era l’effettiva convinzione che tramite il consumo – ad esempio la pratica di inserire foglie di tabacco nel deretano – si potesse giungere ad una conoscenza superiore.

Ma, tornando ai giorni nostri, perché un ragazzo/a dovrebbe far uso di stupefacenti? Che tipo di conoscenza superiore vuole raggiungere? Ok. Stiamo divagando. Semplicemente il consumo di droghe non ha senso. Goditi la musica. L’utilizzo di sostanze non ha senso. E se proprio hai voglia, pensa agli antichi egizi e alle loro foglie di tabacco. Vedi che ti passa.