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Il cosiddetto Decreto RAVE è stato convertito in Legge allo scoccare dell’anno nuovo e oggi cercheremo di capire insieme quali saranno le conseguenze da affrontare.

Con 183 i voti favorevoli, 116 contrari e un astenuto, il 30 dicembre la Camera ha approvato il Decreto RAVE convertendolo così in una vera e propria Legge che potrebbe mettere fine all’era dei rave party.

I rave party rappresentano da sempre l’espressione estrema della passione per la techno. Ma il fatto che fossero delle manifestazioni musicali autogestite e quindi party non sempre organizzati a norma di Legge, ha largamente influenzato il pensiero dell’opinione pubblica.

Non è una sorpresa, anzi è un luogo comune, il fatto che venga troppo spesso associato ai rave solo il consumo di stupefacenti, trascurando altri aspetti positivi che caratterizzano le atmosfere di questi eventi .

Tra questi non dimentichiamo l’aggregazione! Parola chiave per interpretare quello che molti definiscono un vero e proprio movimento socio culturale.

La crociata contro i rave party ha posto al centro delle accuse il fatto che in tale contesto vige la totale inosservanza delle norme su droga, sicurezza e igiene.

Ma è così da sempre e gli organizzatori e i frequentatori di tali manifestazioni hanno sempre saputo di dover andare incontro ad alcuni rischi.

Però dopo l’entrata in vigore della legge ex Decreto RAVE le conseguenze per gli organizzatori potrebbero essere gravi e le pene molto più severe.

Difatti, il decreto ha introdotto nel codice penale l’art. 633-bis che dispone:

“Chiunque organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui pubblici o privati al fine di realizzare un raduno musicale o avente scopo di intrattenimento è punito con la reclusione da tre a sei anni e la multa da 1.000 a 10.000 euro quando dall’invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica..”

Per le istituzioni i rave party rappresentano un concreto pericolo per la salute pubblica, è scritto nero su bianco e la cosa naturalmente fa discutere.

I rave party sono sempre stati illegali, quindi cosa cambia veramente?!

I rave sono sempre stati classificati come eventi organizzati illegalmente solo che se svolti in una proprietà pubblica o privata, gli occupanti restavano perseguitabili penalmente, ma solo se il proprietario avesse esposto querela, altrimenti nessuno avrebbe potuto indagarli o processarli.

Mentre per quanto riguarda il consumo delle sostanze stupefacenti, occorre precisare che queste assumono rilevo penale solo se sono oggetto di spaccio e non se finalizzato all’uso personale.

Con l’entrata in vigore del nuovo decreto anti-rave le cose cambiano, perché il Governo si è messo in moto per creare una normativa ad hoc per contrastare tale fenomeno.

C’è chi dice che il piede sull’acceleratore sia stato spinto dalla pandemia. Infatti, il provvedimento legislativo interviene sullo stesso tema ma in differenti contesti.

Ad esempio, nel provvedimento si discute anche di reintegro in servizio del personale sanitario no-vax  e della riforma dell’ergastolo ostativo.

Tuttavia, è strano pensare che abbiano scelto di porre in oggetto della norma proprio la problematica relativa ai rave. Ed è spontaneo supporre che ancora una volta il mondo della notte abbia fatto da capro espiatorio.

Non sono mancate le proteste, come quella che abbiamo presentato in questo articolo. Effettivamente al giorno d’oggi il fenomeno dei rave party ha sicuramente avuto un calo rispetto ai mitici anni 90.

Periodo che tutti ricordiamo con estrema nostalgia. Anche chi non li ha vissuti e si è semplicemente limitato a leggere e ad informarsi sull’argomento.

Ma questo non significa che il fenomeno si sia arginato. Anzi, negli ultimi anni sono stati organizzati eventi di questo calibro e addirittura a scala Nazionale. Di questo ne avevamo discusso qui, interpellando anche un antropologo.

In conclusione, qualcosa ci dice che nonostante i nuovi provvedimenti normativi, sentiremo parlare ancora molto dei free party.