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L’odissea Fabric London pare si chiuda nel migliore dei modi, sperando che non debba riaprirsi più, con una decisione dell’Islington Council che ribalta la situazione.

Difficile nascondere l’emozione quando si possono pronunciare le parole “il Fabric London riaprirà“. La decisione pare sia stata presa proprio in seguito di quelle trattative tra i proprietari, la polizia locale e il consiglio del quartiere Islington di cui vi avevamo accennato già qualche giorno fa, quando stavamo silenziosamente sperando senza però ancora poter cantare vittoria.

Ebbene, proprio oggi l’accordo è stato approvato senza obiezioni dalla Highbury Magistrates Court, che così ufficializza la quadratura ritrovata. Il Fabric London quindi riaprirà presto, anche se ancora non se ne conosce la data ufficiale. Intanto sappiamo solo che le condizioni che hanno portato alla felice decisione si devono, a quanto dice Philip Kolvin QC, uno dei legali che in questa fattispecie rappresenta il Fabric, da una predisposizione dello storico locale a rivalutare alcune procedure operative, di modo da scongiurare gli episodi ricorrenti che periodicamente hanno fatto scoppiare il caso.

Queste condizioni comportano alcune regole, assai stringenti e piuttosto pesanti, al fine di poter esercitare un controllo maggiore su ciò che succede o può succede al suo interno.

Prima di tutte una tolleranza zero nei confronti del possesso, consumo e vendita di droga all’interno del locale, dopo che le autorità hanno ravvisato una vera e propria cultura della droga protratta nel tempo all’interno del Fabric.

Questa verrà garantita attraverso una più “invasiva” scansione dell’identità dei fruitori all’ingresso, perquisizioni e controlli pena un vero e proprio daspo a vita per chi venisse trovato con droga addosso, telecamere a circuito chiuso e sorveglianza in borghese all’interno del locale, fino ad arrivare ad alcuni cambiamenti nell’architettura del locale stesso come un nuovo sistema di illuminazione che garantisca maggiore visibilità, divieto d’ingresso per i minori di 19 anni, ed infine il reclutamento di una nuova società che si occupi della sicurezza.

E’ facile che qualcuno possa rimanere deluso per il fatto che regole del genere possano snaturare completamente una parte della filosofia che da sempre accompagna il clubbing e tutte le culture che anche prima del clubbing univano musica, danza ed ebbrezza. Ma del resto è difficile immaginare un diverso accordo se si vuole che un’istituzione come il Fabric possa, nonostante tutto, continuare ad operare e farsi bandiera della club culture inglese.

Paolo Castelluccio