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L’etichetta di Londra ha da poco compiuto 20 anni e noi di Parkett vogliamo celebrare questo avvenimento con una selezione di 10 tracce essenziali. Buon ascolto.

Hyperdub è un’etichetta che ha ormai acquisito una certa notorietà, per non dire direttamente garanzia, rispetto alle proprie pubblicazioni. Nata inizialmente come semplice webzine, nel 2004 il suo fondatore Steve Goodman aka Kode9 ha deciso di cambiare direzione e dare vita ad una delle label più innovative presenti in UK.

In un’intervista del 2006, Goodman commenta come inizialmente Hyperdub fosse nata per poter produrre that weird stuff che lui e i suoi colleghi stavano producendo e che altri non avrebbero mai pubblicato. Al giorno d’oggi Hyperdub è conosciuta per essere un’etichetta discografica prolifica ed eclettica in grado di individuare una vasta gamma di panorami musicali, dalle scene dance più underground a quelle più esotiche e particolari.

Di seguito una selezione di 10 tracce memorabili che ci è sembrato pertinente citare al fine di ripercorrere la storia di questo grande progetto ventennale.

1. Burial – Homeless

Purtroppo (o per fortuna) ci tocca inciampare nel cliché e iniziare proprio da Burial. Inutile dire il contrario: Burial e Hyperdub sono stati uno di quegli incontri tanto esplosivi quanto necessari. Il suo secondo album “Untrue”, vincitore del Mercury Prize, racchiude una generazione intera di bedroom producers chiusi tra quattro mura e impegnati a fare i campionamenti più impensabili. Atmosfere post-industriali avvolte nel crepitio di un vinile, ritmi irregolari, voci samplate in lontanza: “Homeless” ci porta in una dimensione distorta e malinconica dalla quale è impossibile non farsi travolgere.

2. Kode9 & The Spaceape – Kingstown

Quella tra Kode9 e Stephen Gordon aka The Spaceape, è stata una lunga e preziosa collaborazione durata fino alla prematura morte di quest’ultimo nel 2014. Gordon non aveva mai registrato o prodotto musica fino a che Kode9, suo amico di vecchia data, gli propose di realizzare qualcosa insieme. La loro prima canzone, “Sine of the Dub”, è la prima release in assoluto dell’etichetta. Vale la pena citare “Kingstown”, terza uscita di un’Hyperdub ancora giovanissima, che i due musicisti portarono anche in diretta radio BBC come parte della tracklist preparata per il memorabile “Dubstep Warz” (ne parliamo QUI).

3. DJ Rashad – CCP2 feat. DJ Spinn

E come non citare DJ Rashad tra le più preziose pubblicazioni di Hyperdub? Pietra miliare del footwork, il producer statunitense è stato un vero e proprio catalizzatore di questo genere a Chicago. Ritmo incalzante, samples di energiche voci femminili ripetuti in loop, “CCP2” feat. DJ Spinn è contenuta nell’EP “6613“. Hyperdub ha pubblicato l’EP dagli archivi di DJ Rashad poco più di un anno dopo la sua morte, destinando tutti i guadagni alla famiglia.

4. Fatima Al Qadiri – Szechuan

“Asiatisch” è l’album di debutto di Fatima Al Qadiri pubblicato da Hyperdub nel 2014. Come suggerisce il titolo, l’album evoca la simulazione di un viaggio attraverso una Cina immaginaria. Musicalmente, l’album è un omaggio al sinogrime, vivido sottogenere del grime legato alla Cina. Il termine è stato coniato proprio da Kode9 nel suo “Sinogrime Minimix” del 2005. Dai motivi e dalle melodie asiatiche, “Szechuan” è solo un’altra dimostrazione dell’interesse della label inglese per la cultura asiatica.

5. Cooly G – Narst

Ipnotica ed elettrizzante, Cooly G rappresenta ormai un solido pilastro nelle pubblicazioni di Hyperdub, collaborando con quest’ultima ormai da diversi anni. “Narst”, pubblicata nel 2009, è tutt’oggi un inno alla funky house più sfrenata.

6. Kode9 – Respirator

Pubblicata nel 2015, fa parte di “Nothing”, il primo album solista di Kode9 (incredibile, ma vero). L’album, letteralmente, “is about nothing”. Colonne sonore horror, dal grime al footwork fino ad arrivare al primo dubstep, caratterizzano questo speciale lavoro solista. Tetra ed inquietante ma non per questo meno rapida e frenetica, “Respirator” trasmette un’inquietudine difficile da spiegare, una di quelle potenti e che ti spezzano un po’ il fiato, proprio come quello che Goodman ha deciso di inserire in questa traccia. Volete capire di cosa stiamo parlando? Ascoltatela e basta.

7. Zomby – Spaceman

Zomby è imprevedibile e fuori controllo, una traccia che arriva dritta al punto. “Spaceman” è la prima delle 7 mini-tracce contenute in “Zomby”. Impossibile incanalare l’EP in un genere ben preciso. Il producer britannico si lascia andare ad una frenetica mania per i primi videogiochi arcade e il risultato è qualcosa di semplicemente assurdo, nel vero senso del termine.

8. Loraine James – So Scared

Loraine James cresce a Enfield e attribuisce proprio al multiculturalismo della città e al vasto panorama jazz, elettronico, drill e grime del Regno Unito i risultati della sua variegata produzione musicale. “For you and I” ne è un chiaro esempio. L’album esplora la complessità dell’essere in una relazione queer a Londra: è un disco che vuole parlare di sentimenti più che di capacità di produzione, dichiara Loraine. “So scared” è una dimostrazione di questi sentimenti.

9. aya – dis yacky

Sperimentale, ritmi irregolari con improvvise e prominenti linee di basso: parliamo di aya. “dis yacky” gioca con l’ascoltatore evocando una strana irrequietezza, a volte più giocosa grazie ai suoni da videogioco anni ’80, altre più inquietante con motivi acid.

10. DJ Haram – No Funeral

Terminiamo la nostra selezione con la producer originaria del New Jersey DJ Haram. Irregolarità e suoni metallici sono le caratteristiche principali di “No Funeral”, prima traccia dell’EP “Handplay. L’EP vuole esplorare le contraddizioni degli archetipi femminili oltre a voler essere un’ode alle sex workers, e questo brano in particolare si occupa di esplorare criticamente la fine dei cicli relazionali tossici.