Essere artisti nel 2024 non è cosa semplice. Bisogna rispondere alle regole del marketing musicale. Il rapporto tra persona e personaggio si fa sempre più labile, complesso, aliatorio. Aut-aut: artisti o performer. Questa la dicotomia che caratterizza il mondo post-moderno musicale. Ed è necessario indagarne le cause.
Il mondo del DJing, in particolare quello legato alla musica elettronica, ha visto una trasformazione significativa negli ultimi decenni, con un crescente interesse per l’immagine e l’identità visiva degli artisti. Il marketing musicale gioca un ruolo importante. Se è vero che la musica continua a essere al centro della performance, l’uso di maschere, alter ego e una forte componente scenica ha contribuito a ridefinire il ruolo del DJ come non solo un produttore di suoni, ma anche un creatore di esperienze sensoriali.
Questo fenomeno invita a riflettere sul rapporto tra forma ed essenza, un tema che può essere esplorato attraverso il prisma della filosofia aristotelica, dove la distinzione tra forma ed essenza è cruciale per comprendere come un ente (o, in questo caso, un artista) si manifesta e viene percepito. Secondo Aristotele, la forma rappresenta ciò che dà struttura e identità a un oggetto, mentre l’essenza è la sua natura profonda, immutabile e universale.
Nel contesto del DJing, la musica stessa potrebbe essere considerata come l’essenza: la materia prima che definisce l’arte del DJing, un flusso di suoni, ritmi e melodie che compongono l’esperienza sonora. Ma è la forma, ossia l’immagine pubblica, la performance visiva e l’alter ego mascherato che molti DJ adottano, che fornisce la realizzazione di questa essenza, trasformando la musica in un’esperienza totalizzante.

DeadMau5: Marketing Musicale
Negli ultimi anni, molti DJ e produttori hanno compreso che l’immagine esteriore — la forma — è diventata altrettanto importante quanto la musica stessa per costruire il loro successo. Le maschere e gli alter ego (come nel caso di artisti come Marshmello, Claptone e Boris Brejcha) non sono solo strumenti per celare l’identità, ma diventano un veicolo simbolico che amplifica l’essenza del suono, creando un legame emotivo con il pubblico.
L’uso della maschera, quindi, non è più un semplice espediente estetico, ma un mezzo per rinforzare l’esperienza sensoriale globale, dove la forma non è solo qualcosa che esprime l’artista, ma diventa un modo per costruire una realtà sensoriale che trascende la musica stessa.

Boris Brejcha: Marketing Musicale
Questo fenomeno solleva interrogativi sulla direzione che sta prendendo il DJing moderno: la crescente enfasi sulla forma rischia di distorcere l’autenticità dell’esperienza musicale, facendo prevalere l’aspetto estetico e commerciale sull’essenza profonda della musica. Aristotele avrebbe probabilmente interpretato questo come un equilibrio delicato, dove la forma deve sempre servire l’essenza, senza mai sopraffarla.
Quando la forma diventa più importante della musica, l’autenticità dell’arte rischia di svanire, e il DJ potrebbe trasformarsi più in un personaggio di marketing che in un vero creatore di esperienze artistiche. La sfida per il DJ contemporaneo, quindi, è quella di mantenere un equilibrio, dove la forma visiva arricchisce l’essenza musicale senza compromettere la sua profondità.
In questo scenario, la maschera e l’immagine possono essere strumenti potenti per amplificare l’esperienza sonora, ma non devono mai soffocarla, altrimenti l’artista rischia di essere più figura di marketing che vero creatore di suoni.

Claptone: Marketing Musicale
Tra forma ed essenza: discussione preliminare
Il rapporto tra “forma” ed “essenza” ha origini antichissime. Affonda le proprie radici nella civiltà antica, in quel mondo intellettuale prolifero di grandi pensatori quale era la cultura greca. Per Aristotele, nello specifico, la forma è il principio che dà identità e struttura a un ente. Attraverso la forma ne viene definita la sua essenza e le sue caratteristiche. Insieme alla materia, la forma costituisce l’oggetto: mentre la materia rappresenta la “potenzialità”, la forma è ciò che rende un ente ciò che è, realizzandone le potenzialità.
A tal proposito è interessante comprendere anche il concetto di “essenza”, sempre relativa alla dottrina aristotelica. Per Aristotele, l’essenza di un ente è ciò che lo rende ciò che è, la sua sostanza fondamentale e immutabile. In altre parole, l’essenza è la natura profonda che definisce un ente, distinguendolo da altri oggetti. L’essenza di una cosa è ciò che determina la sua identità.

Mosaico di epoca romana (I secolo D.C) rappresentante le maschere della tragedia e della commedia
Il mondo dello spettacolo: l’essenza del fare arte attraverso le forme
Nel teatro greco, le maschere giocavano un ruolo fondamentale, non solo come strumenti pratici per coprire i volti degli attori, ma anche come mezzi per esprimere l’essenza e la forma dei personaggi.
Ogni maschera era progettata per esprimere in modo esagerato caratteristiche emotive o psicologiche, facilitando la comprensione immediata del personaggio da parte del pubblico. In questo modo, la forma della maschera diventava un simbolo universale di qualità o destini, trascendendo l’individualità dell’attore e rappresentando l’idea stessa del personaggio.
Boris Brejcha: Marketing Musicale
Le maschere, infatti, incarnavano l’essenza del ruolo, rendendo visibile un’emozione o un comportamento archetipico, come la tristezza o la furia, e riflettevano l’idea che ogni personaggio fosse una manifestazione di una verità universale.
Inoltre, permettevano agli attori di distaccarsi dalla loro identità personale e di assumere quella di un’entità simbolica, un concetto che rimanda alla filosofia greca, dove la forma esterna riflette l’essenza interna. Così, nel teatro come nell’arte visiva, la maschera diventa un potente strumento di rappresentazione, che unisce la forma esteriore con la realtà profonda dei personaggi e delle storie raccontate.

Daft Punk: Marketing Musicale
Marketing Musicale: l’importanza della forma nel DJing
Negli ultimi decenni, il mondo del DJing ha visto un crescente spostamento dall’attenzione sulla musica e l’essenza del set verso una maggiore enfasi sulla forma e l’immagine, alimentando un vero e proprio culto dell’apparenza. In particolare, molti DJ e produttori hanno adottato maschere e identità anonime per creare un’aura di mistero e hype attorno alla loro figura, trasformando l’atto del DJing in un’esperienza visiva e concettuale oltre che musicale.
Esempi emblematici di questa tendenza sono figure come Claptone o Boris Brejcha. Claptone ha scelto di concentrarsi molto sull’aspetto performativo e visivo, diventando uno degli esempi più emblematici di come la forma possa prendere il sopravvento sull’essenza, creando un personaggio leggendario e riconoscibile che trascende la musica stessa.

Claptone: Marketing Musicale
Boris Brejcha è un altro esempio interessante di DJ e produttore che ha saputo costruire la propria immagine attorno a una forte identità visiva, utilizzando la maschera come strumento per alimentare il suo hype e rafforzare la sua personalità artistica.
Questi artisti, attraverso le loro maschere, non solo “nascondono” la propria identità, ma costruiscono un personaggio che diventa parte integrante della performance, enfatizzando l’aspetto spettacolare dell’evento e suscitando curiosità.
In questo modo, l’aspetto visivo e il marketing sono diventati elementi centrali nella cultura del DJing, spesso a scapito della sostanza musicale, dove la forma tende a prevalere sull’essenza, alimentando un fenomeno di hype che si intreccia con l’esperienza stessa della musica.

Boris Brejcha: Marketing Musicale
Cultura dell’hype: tra narrazione e marketing
La maschera, quindi, non è solo un espediente scenico, ma si integra perfettamente con il concetto musicale, creando un’immagine che rinforza l’idea di un artista che è tanto un produttore di suoni quanto un costruttore di esperienze sensoriali, dove la forma (la maschera) diventa parte integrante dell’essenza (la sua musica).
Artisti come Boris Brejcha, Deadmau5, Marshmello e Claptone dimostrano come la maschera possa trasformarsi in un simbolo che arricchisce l’esperienza musicale, creando un’identità visiva in grado di andare oltre l’individuo e che amplifica il messaggio musicale.
La maschera, in questo contesto, non è solo un mezzo per mistificare l’artista, ma un canale che permette di comunicare emozioni e concetti universali, invitando il pubblico a concentrarsi sull’esperienza sensoriale totale. L’artista diventa così un costruttore di mondi sensoriali, dove la forma visiva e il suono si intrecciano per offrire un’esperienza immersiva che impatta sull’ascoltatore sotto ogni punto di vista.

Marshmello: Marketing Musicale
“Sintesi”: dal mondo greco al mercato digitale
Nel mondo del DJing, come nel contesto artistico in generale, il rapporto tra essenza e forma può essere inteso come ciò che distingue ciò che un ente è in sé (la sua essenza) e ciò che appare o si manifesta esternamente (la sua forma). La riflessione sul DJing in relazione a questi concetti ci offre una prospettiva interessante sulla natura dell’arte musicale contemporanea, dove l’essenza e la forma sembrano intrecciarsi in modi nuovi e complessi.
Come detto, per Aristotele ogni ente è composto da materia e forma, dove la materia è ciò che possiede la potenzialità di diventare qualcosa, e la forma è ciò che dà realizzazione a tale potenzialità. Se applicassimo questo modello al DJing, la materia potrebbe essere vista come la musica stessa — i suoni, i ritmi e le melodie che formano il corpo del set.
Claptone: Marketing Musicale
La forma, invece, potrebbe rappresentare l’esperienza che il DJ crea durante una performance, l’immagine pubblica che l’artista costruisce e la modalità in cui la musica è presentata, vissuta e condivisa con il pubblico. In altre parole, mentre la musica è l’essenza che definisce il DJing come arte, la maschera, l’immagine e l’esperienza sensoriale che accompagna la performance sono la forma che dà vita e consistenza a quella musica, trasformandola in un’esperienza totale.
Se consideriamo, ad esempio, la figura di un DJ come Boris Brejcha, il suo alter ego mascherato — una figura simbolica, un “joker” che si nasconde dietro una maschera — diventa la forma che arricchisce l’essenza musicale del suo sound.
La musica di Brejcha, un mix di techno e minimal, potrebbe essere vista come la sua “materia”, un flusso di suoni e ritmi che rappresentano la sua essenza artistica. Ma è la forma — la maschera, l’identità creata attorno a essa, e la performance che trasforma ogni live in un evento unico e visivamente distintivo — che dà consistenza e impatto emotivo a quell’essenza. Senza la maschera, Brejcha sarebbe ancora un DJ, ma la sua arte perderebbe la dimensione simbolica che la maschera e la sua immagine pubblica evocano.

Boris Brejcha: Marketing Musicale
L’aspetto interessante di questa dinamica è che, a differenza di molte forme d’arte tradizionali, nel DJing moderno la forma tende a prendere piede rispetto all’essenza musicale. Mentre la musica resta il cuore pulsante, la forma — l’immagine, il marchio personale, il marketing — è diventata sempre più centrale nel costruire l’identità dell’artista e nell’interagire con il pubblico.
Aristotele avrebbe visto questo come un equilibrio tra materia e forma che, pur rimanendo fedele alla sua concezione di sostanza, pone una sfida: la forma non dovrebbe mai oscurare completamente l’essenza.
In effetti, la crescente enfasi sull’immagine e sul marketing nel DJing potrebbe essere letta come una distorsione dell’ideale aristotelico, dove la forma — pur essendo fondamentale per l’espressione dell’essenza — rischia di sostituirla, riducendo l’arte a una mera superficie.

DeadMau5: Marketing Musicale
Quando la forma (l’aspetto esteriore, il personaggio) diventa più importante dell’essenza (la musica stessa), l’autenticità e la profondità dell’esperienza musicale potrebbero rischiare di svanire, lasciando il posto a una performance che si concentra più sull’apparenza che sulla sostanza.
Questo fenomeno è visibile in molte delle identità mascherate e anonime che hanno popolato la scena elettronica negli ultimi anni: mentre la maschera può amplificare l’esperienza emotiva e l’aspetto simbolico della musica, c’è il rischio che essa diventi, in alcuni casi, il principale motore del successo, lasciando indietro l’aspetto più genuino e profondo dell’arte musicale.
La domanda finale è una: preferiamo l’arte o l’artista? E a questo interrogativo non potrà mai esserci risposta univoca.

