Nel cuore pulsante della notte giapponese del 1995, nel ventre illuminato del Liquid Room di Tokyo, Jeff Mills scolpiva con il vinile un monumento sonoro destinato a cambiare per sempre la storia della musica elettronica.

A distanza di trent’anni, quel set leggendario torna a vibrare sotto nuove forme, in un’edizione celebrativa che non è solo una riedizione: è un rito di passaggio, un cerchio che si chiude e si riapre. “Live at Liquid Room” non è un semplice DJ set registrato. È una sinfonia di ossessioni meccaniche, un’antologia techno che ha dettato legge prima ancora che il mondo capisse cosa stesse ascoltando.Era

Era il 1995, e la techno stava appena scrollandosi di dosso la sua connessione materna con la rave culture degli anni ’80. L’Europa era una fornace sonora – Regno Unito, Belgio, Olanda.

Il linguaggio si stava riscrivendo: dai beat giocosi dei primi anni ’80 si passava a macchine ritmiche implacabili, progettate per infiltrarsi nel cervello come una scossa di corrente continua. Mills, armato di vinili e un rarissimo registratore a bobina da 10 pollici, inseriva nella sua valigetta qualcosa che all’epoca non era ancora stampato su vinile, non esisteva ufficialmente: era “i9”, un brano pensato per segnare un prima e un dopo. Non un inno da classifica, ma un’esplosione filosofica.

Volevo qualcosa che chiudesse ogni dubbio sul fatto che la Techno fosse davvero arrivata. Qualcosa che fosse la fine e l’inizio allo stesso tempo.”

Jeff Mills

Nel 2025, “i9” torna a vivere, in una forma completamente nuova: un remix esclusivo curato dallo stesso Mills, mai pubblicato prima, che apre le celebrazioni per il 30º anniversario di Live at Liquid Room.Questa

Questa nuova versione verrà rilasciata in un formato che è esso stesso un’ode alla materia: CD e cassetta, reliquie fisiche di un’epoca analogica che oggi torna a farsi sacra. La scelta non è nostalgica, ma simbolica: materia che ritorna, spirito che si reincarna.Ma non finisce qui. A questa prima pubblicazione seguirà la riedizione completa del Mix CD originale, accompagnata da nuove iniziative legate all’anniversario – inclusa una world tour che vedrà Jeff Mills riportare quel fuoco negli spazi che ancora oggi possono contenere la sua potenza.

L’importanza di quest’ opera non è stata solo quella di essere un punto di riferimento tecnico per i DJ – per il modo chirurgico con cui Mills passava da un vinile all’altro, per la selezione audace, per l’uso inedito di tape e loop.

È stato anche un momento filosofico, un manifesto sonoro che rifiutava la funzione decorativa della musica da club per restituirle una forza rituale, quasi sciamanica.In un’epoca in cui il dancefloor sembrava voler solo evadere, Mills voleva colpire, cambiare, spingere. Il suo era un set progettato come una odissea psicoacustica.

Non un viaggio rassicurante, ma un’infiltrazione cerebrale – come lui stesso la definisce – attraverso onde scure e frequenze taglienti. La techno come materia oscura, necessaria, vitale.“I9” era, ed è, la sua dichiarazione più pura. Ora, con la sua rinascita, Jeff Mills ci ricorda che ogni rivoluzione sonora è anche una rivoluzione dell’immaginario. E che certi suoni non invecchiano: semplicemente attendono il momento giusto per tornare a essere compresi.