Abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Matteo Volpato, in arte Matteo Point: DJ, label manager e, dallo scorso febbraio, founder e owner di un nuovo negozio di dischi che ha aperto le sue porte a Treviso.
Meinland per Matteo Point non è un semplice negozio di dischi; oltre a essere il sogno di una vita, vuole essere il fulcro di una community che ha sempre meno possibilità di ritrovarsi e creare le proprie connessioni al di fuori dai pochi club rimasti. Il progetto, solido e ambizioso, ha posto le sue radici in un territorio difficile, quello della provincia italiana, dal quale spesso le persone fuggono, spostandosi nelle città che offrono qualcosa anche per gli appassionati di musica elettronica e del clubbing. Ma Matteo non è solo questo; di recente infatti la sua release su Incoherent Debts ha fatto il giro del mondo, riscuotendo un notevole successo (ve l’abbiamo segnalata anche nella nostra Track of The Month di ottobre 2025).
Questo è Matteo oggi, un produttore, label manager e store director che ama le sfide, come quella di aprire un nuovo store nell’epoca del digging online e della musica digitale.
Ciao Matteo bentornato su Parkett. Come stai?
Ciao ragazzi, molto bene, sto attraversando un periodo molto faticoso ma anche molto ricco di soddisfazioni. Il primo anno dello store sta andando meglio di quello che mi aspettavo e sono molto orgoglioso del lavoro fatto fino ad oggi.
Abbiamo avuto il piacere di ascoltare la tua ultima release, “Liquid Body”. Come nasce DEBT007 e come è iniziata la tua collaborazione con Brasi?
Brasi ha supportato e suonato molto DIGIPOA002 (che vi abbiamo fatto ascoltare in anteprima QUI), un EP interamente prodotto da me per la mia etichetta. Ci conoscevamo da un po’ e mi ha chiesto se avessi anche altre produzioni da fargli ascoltare. Gli ho inviato sia tracce composte nel vecchio studio intorno al 2020-2021, sia produzioni più recenti, e così è nato il disco il nuovo Incoherent Debts. Il risultato finale vede inserite nell’A-side le meno recenti, mentre la parte più melodica presente nel B-side rispecchia molto il Matteo del presente. Ci tengo moltissimo a questa release e mi ha fatto molto piacere che Brasi abbia scelto come B3 “Kiss Kiss Gio” che ho scritto e dedicato alla mia Giorgia.
Come stai lavorando in studio? Qual è il tuo setup attuale?
L’MPC One dell’Akai è sicuramente uno degli elementi centrali del mio setup, che utilizzo sia come synth che come groove box. Per completare “Liquid Body” ho utilizzato anche un mixer Mackie, una scheda audio Motu, una tastiera MIDI, un synth Technics, la TD3 di Beringher, il Super JV della Roland, effettiere esterne e l’Alesis Midiverb.
Il processo creativo invece come avviene?
Mi piace iniziare impostando il groove, partendo dalla cassa e aggiungendo altre sezioni. Utilizzo Ableton come sequencer per creare il beat e, successivamente lavoro sui pad. Il basso e i synth melodici, che per me costituiscono la parte più importante, li inserisco come ultimi elementi. Il synth lo suono come se fosse uno strumento, per questo non mi accontento di creare una sola stesura che si aggiunge o sparisce, ma scrivo differenti melodie che si intrecciano e dialogano tra di loro.
Quello che compongo con il synth rispecchia moltissimo il mio stato emotivo: il mio io e le mie emozioni di quel preciso momento vengono trascritte e musicate, rimanendo così intrappolate nel tempo. Che sia malinconico o felice, quello che mi piace quando riascolto le mie produzioni è il timbro che rende la traccia unica. Ci sono io dentro, ed è un feedback che mi viene dato spesso.

Parliamo della tua label, Point of Art. Quando hai iniziato a sentire la necessità di avere una tua etichetta?
Ho sempre avuto l’obiettivo di aprire una mia label, ma nei primi anni di produzione e djing non ho avuto modo di potermi dedicare al progetto. Nel 2019 – finalmente – sono riuscito a dare forma a quello che avevo immaginato ed è nata Point of Art, una label che per me significa tanto, perché non seguo solamente la parte musicale, ma ne curo ogni singolo dettaglio, come per esempio la grafica, che esprime in tutto e per tutto quella che è la mia filosofia e la mia ispirazione. Per me la musica non è solo suono, ma un qualcosa di visuale che si connette molto anche al mondo dell’arte. Inizialmente credevo che Point of Art fosse il mezzo perfetto per esprimermi al 100% e stampare solamente le mie produzioni, ma con gli anni ho cambiato idea: ci sono moltissimi talenti in Italia e voglio che POA sia una label che dia la possibilità a questi talenti di avere la giusta visibilità.
È davvero ammirevole la tua propensione a lavorare attivamente alla creazione e allo sviluppo di una community. Immagino che anche Meinland nasca con questo obiettivo: all’inizio del 2025 hai deciso di aprire un negozio di dischi. Come ci sei riuscito?
Non è stato facile. Tutto è iniziato da un viaggio che ho fatto a Berlino: qui ho iniziato a pensare che potessi fare qualcosa nel mio territorio, portandoci quello che realmente mancava: un negozio di dischi. Non concepisco però lo store come una pura attività commerciale dove si fanno acquisti e vendite. Meinlend per me è il luogo dove gli artisti si incontrano, si connettono, dove ci si confronta e dove nascono nuove idee e ispirazioni. Inoltre ero in un periodo in cui non mi piaceva quello che facevo e non mi piaceva nulla di quello che mi veniva offerto dal mondo del lavoro. In questo momento di incertezza la mia ragazza ha iniziato a spingermi sempre di più verso a realizzare quest’idea folle, aiutandomi e supportandomi dall’inizio a oggi. Se non avessi avuto il suo sostegno non so se oggi Meinland esisterebbe.

Dove hai trovato i dischi per lo store? Immagino che il catalogo non sia solamente composto da una parte della tua collezione personale e che sia frutto di una ricerca molto profonda…
La preparazione all’apertura è stata molto lenta e intensa. Ho sempre comprato molta musica e da quando ho deciso di creare Meinland mi sono messo sulle tracce di lotti che potessero essere quelli giusti per lo store. Li ho ascoltati e selezionati con cura, ho diggato davvero tanto in questi ultimi due anni: diciamo che mi sono concentrato esclusivamente su questo, navigando tra collezioni e magazzini…
Permettimi una battuta: i dischi migliori immagino siano nella tua libreria….
No, in realtà ne ho tenuti davvero pochi; Meinland è il progetto più importante della mia vita. Voglio che le persone trovino quello che cercano, che sia ricco di musica di qualità che difficilmente trovi altrove. Io sono qui per consigliare, proporre i dischi secondo i gusti e le necessità. Per questo ho bisogno di avere una vasta proposta che mi dia sicurezza.
La tua scelta va comunque un po’ in controtendenza con i tempi: il digging online sta andando molto forte e Discogs la fa da padrone. Come mai hai deciso di aprire uno store al posto di crearti solamente un account e i dischi che avevi a casa?
Perché io credo moltissimo nelle connessioni. Lo store è uno spazio dove le persone possono connettersi tra di loro e con la musica stessa. Qui i dischi si ascoltano davvero, non si skippano come si fa online. La musica online non si ascolta più, mentre nel negozio le persone dedicano il giusto tempo all’ascolto Viviamo un momento storico dove il mercato viene continuamente saturato da nuove release molto simili tra di loro: una volta identificata una nuova tendenza la musica viene copiata, incollata e masterizzata in modo che suoni uguale. Credo che il ruolo del negozio di dischi all’interno di una community sia quello di filtrare le proposte e, parallelamente, saper offrire un catalogo di second hand che esca da queste dinamiche spingendo sonorità alternative che vadano incontro alle esigenze di chi lo frequenta. Inoltre sto organizzando diversi in-store ed eventi dove si possa chiacchierare con il dj, ascoltare i diversi concept proposti con degli showcase, in modo tale da poter rafforzare una scena che ha la necessità di avere dei riferimenti anche al di fuori dei pochi club rimasti.

Per un challenge di questo tipo però serve davvero molta motivazione. Non credi?
Io credo che i tempi in cui viviamo stiano forzando le persone a focalizzarsi sulle cose sbagliate: ci sono alcuni che frequentano i club o gli eventi solo per mettersi in mostra e postare la propria presenza sui social. Per contrastare quello che sta diventando oggi il clubbing e creare delle realtà sane, fatte di appassionati che hanno bisogno di connettersi con personalità simili a loro, servono più spazi. Ci sono sempre meno club e meno eventi: i club non sono più un semplice luogo di incontro come lo erano 20 anni fa. Per questo penso che sia fondamentale uno spazio come Meinland qui, in una provincia dove non c’è molta offerta per la nostra scena, che permetta di poter continuare a coltivare le proprie passioni e i propri interessi dal vivo, e non sui social o con mezzi che a mio avviso hanno solo peggiorato il rapporto umano rendendolo meno autentico e più superficiale. Molti frequentano i negozi di dischi, non solo dj, ma anche collezionisti o persone che hanno un interesse genuino per la musica. Meinland vuole essere un riferimento per chiunque ami la musica elettronica e il clubbing.
Cosa stai preparando per il futuro?
Sono felice di poter annunciare l’uscita del nuovo Point of Art: nel passato recente ho pubblicato solamente un EP in formato digitale e sentivo la necessità e l’urgenza di stampare un nuovo vinile che riaffermasse quella che è la mia visione. Sarà una Point of Art 2.0 con molte linee melodiche ma con il groove che la contraddistingue da sempre. Ho preparato diverse sorprese come una grafica nuova curata da nzastudio e un’edizione limitata che sarà disponibile solamente da Meinland con un packaging dedicato che includerà una t-shirt ricamata e degli stickers. Il disco si intitola “Here We Go Again” e uscirà a inizio 2026 con 4 tracce in vinile e una bonus track digitale. Un’altra cosa che farò sarà spolverare Vooos, un alias focalizzato su sonorità downtempo, break e ambient con cui pubblicherò un CD, e delle produzioni in cassetta per Mithra Records.
Inoltre, sto collaborando alla creazione di Rizohm, un party che ha l’obiettivo di rafforzare una scena che a Treviso si stava un po’ perdendo e disperdendo: il primo party si terrà il 29 novembre al Binario1 e ci saranno Gabro, Atimpuri, Cene e Nardo.
Ci sono novità in arrivo anche sul fronte Meinland?
Meinland continuerà a essere un punto di aggregazione e un laboratorio creativo: inizieranno sia corsi di produzione di livello basico e intermedio che saranno tenuti per gruppi, sia i corsi di djing di livello intermedio, che invece sono pensati per un’assistenza individuale. Meinlend ormai è diventato un brand, e avrà un merch dedicato che include t-shirt, bag e stabilizzatori. (Se siete curiosi vi lasciamo QUI il link al catalogo Discogs di Meinland)
Vi aspetto.
