Il nostro report di un viaggio multisensoriale tra musica, performance e comunità internazionali ha preso vita tra Genova e il mare.
Anche quest’anno Electropark ha trasformato Genova e la provincia in un laboratorio internazionale di suoni, performance e creatività. Andato in scena da maggio a luglio, l’edizione 2025 del festival multidisciplinare è stata la più lunga e audace della sua storia, consolidando un percorso che negli anni ha ridefinito l’identità culturale della città.
La quattordicesima edizione di Electropark è nata dal tema “Shared Brilliance” – una riflessione sulla condivisione della creatività e della luce interiore – con l’obiettivo di unire diverse comunità e linguaggi artistici attraverso le performance più svariate, affrontando tematiche sociali, ambientali e identitarie. Una nobile intenzione che possiamo dire giunta a destinazione, nel cuore del pubblico arrivato dall’Europa e non solo, così come gli artisti protagonisti, provenienti da Paesi Bassi, Germania, Svezia, Regno Unito, Stati Uniti, Norvegia, Brasile, Ucraina, Lituania, Egitto e Italia.
Una conferma della vocazione internazionale di Genova quando abbraccia Electropark e la sua proposta artistica, guidata dal direttore Alessandro Mazzone:
«Questa quattordicesima edizione di Electropark ha confermato molti aspetti su cui il festival ha investito anche negli anni scorsi. Una di queste è sicuramente la componente performativa, che si unisce alla parte musicale e che è anche riconosciuta dal Ministero della Cultura per il prossimo triennio 2025-27. Questa è una direzione che portiamo avanti dal 2021 e su cui crediamo molto, perché ci permette di lavorare su drammaturgie, storytelling anche più ampi, e di raggiungere comunità diversificate e pubblici intergenerazionali, attenti anche ad altri linguaggi artistici sia a livello locale, nazionale e internazionale».
Venerdì 11 luglio: la Darsena in danza
Il fine settimana clou di Electropark 2025 è iniziato venerdì 11 luglio al tramonto, quando la Darsena si è trasformata in un dancefloor a cielo aperto. Uno dei tanti cuori dell’ex repubblica marinara che si affaccia sul porto e vive di multiculturalismo.
La luce è ancora viva e i suoni della città condiscono i limiti immaginari della pista da ballo che coinvolge chiunque passi. I corpi danzanti si specchiano sul mare calmo davanti al Mercato dei Pescatori formando una coscienza collettiva che si muove al ritmo della sperimentale di Condoii. Quando con calma le luci naturali lasciano spazio a quelle dei lampioni entra in scena SockLove, figura di riferimento del festival, e per lui suonare qui è come essere insieme agli amici di sempre.
A chiudere la sessione open air in uno degli angoli più suggestivi di Genova, ci pensa Yas Meen Selectress che dettata dalle sue radici egiziane prende per mano il pubblico e lo guida verso un viaggio interculturale fatto di miscele vibranti mediorientali, funk ed elettronica. In Darsena ci avviciniamo alla fine dell’evento che ogni anno apre il festival, aspettando già di tornare il prossimo per vivere il magnetismo di questo luogo insieme alle sonorità del mondo.
Sabato 12 luglio: si accende il Museo del Mare
La giornata di sabato 12 luglio ha evidenziato appieno l’anima transdisciplinare del festival, portando la musica elettronica in uno scenario incredibile: le terrazze panoramiche del Galata Museo del Mare.
Dalla Darsena basta fare poche decide di metri per entrare nel Museo che racconta il mare, i protagonisti che hanno provato a domarlo, a rappresentarlo e che ne hanno fatto la loro casa, l’ispirazione ed anche il flagello. Salendo le impressionanti scale l’atmosfera rimane tranquilla, come a non voler disturbare l’arte e la storia che occupa gli spazi. Il cemento lascia spazio al vetro, il grigio al rosso di una delle tante installazioni, finche non si intravedono le prime luci e si percepiscono i primi suoni.
Dalla Terrazza Coeclerici del Galata si vede Genova in tutta la sua maestosità, da una prospettiva inusuale, una città che sale dal mare, si arrampica sui monti e ben vestita si illumina con le luci delle case e delle strade, ora racchiuse dal suono poetico dell’arte di Benik Giske e il suo sassofono. Melodie che si propagano nell’aria fino alle colline più alte, rapendo l’attenzione di tutti quelli che hanno il piacere di sentirle.
La sua è un’esibizione seducente. Tra i giochi di luce il sassofono brilla e la pelle vibra perché vengono stimolate le corde più profonde del pubblico, a cui basta chiudere gli occhi e vivere il quadro dipinto di getto dall’artista norvegese. Una sessione di rara intensità emotiva che ha ridisegnato i confini tra acustica ed elettronica dal vivo.
Giske ci ha raccontato la sua storia e il suo modo di vedere l’arte in un’intervista esclusiva.
Quasi dispiaciuti che sia finito quello che probabilmente è stato il momento più alto dell’edizione 2025, ci spogliamo della profondità melodica di Benik e indossiamo la carica emotiva ed euforica di Olof Dreijer. Il DJ svedese contagia tutti con il suo ritmo tra house e techno senza paura di sperimentare, ma soprattutto con un sorriso autentico dall’inizio alla fine del set. Il pubblico, di ogni età e provenienza, danza ad occhi chiusi, aperti sporadicamente per realizzare come quello che stanno vivendo è reale.
In questo spicchio di città tutto è colorato e vissuto al massimo delle proprie sensazioni. Le pareti vivono con giochi di luci dalle tonalità sgargianti in stile Electropark, chi vuole prendere fiato ha davanti la bellezza della città con una colonna sonora magari inusuale, ma che rende questo momento indimenticabile proprio per la sua eccezione.
Un pubblico eterogeno come detto, a far capire quanto la vena internazionale di Electropark sia rilevante, come evidenzia lo stesso Alessandro Mazzone:
«Un altro aspetto importante su cui Electropark si è concentrato nel 2025 e su cui vuole lasciare il segno è l’aspetto europeo e internazionale: anche quest’anno, abbiamo riscontrato una buona partecipazione di un pubblico proveniente dall’estero, anche da alcuni paesi che non ci saremmo mai aspettati, come ad esempio l’Islanda, con persone venute appositamente per il Festival.
Questo dimostra un forte interesse nei confronti del nostro festival che va oltre la dimensione locale e nazionale. Sicuramente questo è il frutto di un lavoro costante e preciso in collaborazione con altri soggetti che lavorano a livello europeo e non solo».
Il finale della quattordicesima edizione è andato in scena una settimana più tardi, domenica 27 luglio, a causa dell’allerta meteo indetta per domenica 13. Questo cambio di programma non ha fermato il pubblico dal vivere l’emozione unica di “Groove Island” a largo di San Michele di Pagana, insieme alla musica di SocksLove e Double Drop.
Se prima il mare è stato la comparsa di prestigio di Electropark, con Groove Island è diventato il primo protagonista accogliendo la piattaforma galleggiante e le barche per dare vita a un’esperienza incredibile e suggestiva che solo il golfo ligure può offrire.
Un bilancio che supera i numeri e lascia spazio alla profondità dei contenuti e della proposta artistica, sempre in sintonia con l’ambiente e le persone arricchite di ricordi preziosi. Un aspetto che sottolinea lo stesso Mazzone:
«Sicuramente Electropark ha una sua profondità che ci sta a cuore e che vogliamo trasmettere al nostro pubblico. Sentiamo addosso una certa responsabilità rispetto a quelli che sono i messaggi e temi che attraverso il Festival vogliamo esprimere. Temi su cui stiamo lavorando già da diversi anni e su cui c’è già una sorta di riconoscimento da parte del pubblico, degli addetti ai lavori e che animano anche tutte le figure coinvolte nel festival.
Lo stesso team, composto da oltre 40 persone, sente il Festival con un senso di appartenenza molto forte. Quello che cerchiamo di dare, infatti, non è solo un prodotto artistico qualitativamente alto ma anche un festival riconoscibile e soprattutto di cui è bello far parte, in cui è bello vivere, lavorare.»
Electropark non muove migliaia di persone, e non è questo il suo obiettivo. La chiave del successo è rimanere focalizzati sulla diversità dei comparti artistici, così da espandersi anche in più direzioni, proprio come dimostra il tema “Shared Brillance”.
Il capitolo 2025, con il suo mix di dimensione locale e respiro internazionale, lascia un segno tangibile, Ma la testa è già al 2026, con la certezza che Electropark aumenterà ancora di più il valore artistico all’interno del palinsesto e della line up, a conferma che la brillantezza condivisa non è solo uno slogan legato a un’edizione, ma una realtà destinata a risplendere ancora negli anni a venire.
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