Ci sono artisti che fanno ballare. E poi ci sono quelli che imparano a gestire il caos di una residenza settimanale a Ibiza, dove ogni serata è un mix di aspettative, turisti brilli, residenti smaliziati e line-up che non perdonano.
Quest’estate Mau P si è preso il mercoledì al Pacha con “Baddest Behaviour”, una residency che ha provato a mescolare energia rave e sensibilità house in uno dei club più iconici dell’isola. Sette date, ospiti diversissimi tra loro (Hot Since 82, BLOND:ISH, Quest, Seth Troxler tra gli altri), e un dancefloor che, pur non esplodendo sempre, ha avuto i suoi momenti forti.
Quello che ha tenuto insieme tutto? Alcune scelte di tracce ben mirate, che Mau P ha dosato come ancore nel set. Non tantissime, ma ricorrenti. Ecco le cinque che più hanno segnato la residency.

1. Mau P – “Drugs From Amsterdam”: Il classico personale che non vuole morire.
Che ti piaccia o no, “Drugs From Amsterdam” è la traccia che con la sua linea di basso compressa fino all’osso e hook vocale tagliato con il machete rappresenta il suo manifesto sonoro. Mau P l’ha usata (quasi) ogni settimana, di solito intorno alle 3 del mattino, quando la pista era già sudata, gli smartphone meno in mano e la gente pronta a urlare al primo kick. È il brano che richiama l’identità del progetto, quasi un’auto-citazione live, ma funziona. Finché funziona, non si tocca.
2. Mau P – “Merther” : Il lato più cupo e teso del suo set
“Merther” è uscito da poco ma ha già trovato un posto stabile nei suoi DJ set. Basso slabbrato, atmosfera dark, tensione che cresce in maniera più ipnotica che violenta. Non è un banger da primo impatto, ma una traccia che Mau P ha spesso usato nella parte finale, verso le 4, per chiudere con un tono più inquieto che trionfale. Il messaggio: non serve chiudere in bellezza se puoi chiudere con stile.
3. Pryda – “Power Drive” l’ ipnosi e la progressione
Un’onda che cresce per sei minuti senza mai perdere tensione. Power Drive è Pryda nel suo stato più ipnotico: perché Mau P, quando vuole respirare tra due bombe, non cala il bpm: cambia atmosfera. E Power Drive è perfetta per quello. È uno di quei brani che non puntano al momento Instagram, ma che ti ipnotizzano sul floor, creando una parentesi sospesa prima di ripartire con il bounce.
4. Tame Impala – The Less I Know The Better (Mau P Remix), la parte emotiva
Uno dei momenti più inattesi della residency è stato quando Mau P ha inserito il suo rework del classico di Tame Impala. Mantenendo il groove originale ma sporcandolo di groove house, il remix diventava un momento di respiro emotivo. Spesso lo piazza verso le 2.30, quando il pubblico ha bisogno di un reset prima della risalita. Un ponte tra nostalgia e necessità di muoversi ancora. Furbo? Sì. Ma anche efficace.
5. Sammy Virji, Interplanetary Criminal “Damager” la traccia sporca pista
Garage scuro, percussioni strette, e una bassline che morde: Damager è UKG in versione club-ready, pensata più per i subwoofer che per i nostalgici della two-step. Mau P, soprattutto nei momenti più crudi del suo set, ha spesso bisogno di inserire qualcosa che spezzi il flusso house classico senza perdere la coerenza di pista. “Damager” entra lì, dove serve far sobbalzare la gente senza sbandare troppo dal binario.