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La compagnia giapponese ha fornito la possibilità di poter fare un tour virtuale attraverso un vero e proprio museo Roland: la sua enorme collezione privata di strumenti, in un paradiso di attrezzatura vintage e meno vintage, che va dal 1972 ad oggi.

Il quartier generale della Roland ad Hamamatsu, Giappone, non è solamente un luogo dove la nota compagnia sviluppa nuovi strumenti e lavora al lato tecnico di tutta la gear che poi giunge nei negozi: quel luogo è anche esso stesso un museo Roland dove l’intera collezione è esposta e onora strumento per strumento la lunga storia del marchio giapponese Roland-Boss, a partire dal 1972, anno di fondazione.

Chiunque si trovasse in Giappone non può effettivamente pagare un biglietto di ingresso e farsi un giro tra i gioielli esposti, perchè il museo non è aperto al pubblico ma è bensì privato. Tuttavia, la Roland ha fatto in modo di poter visitare virtualmente il luogo, tramite la tecnologia video a 360 gradi che YouTube impiega. In alternativa, è possibile visitare il museo anche utilizzando il tool di Google Street View, che permette un maggiore grado di dettaglio sugli strumenti davanti ai quali soffermarsi a piacimento.

Saltano subito all’occhio nomi di strumenti che oggi troviamo in commercio aggiornati e revisitati, come il Vocoder VP-330, il Jupiter-8, il Juno-106, la serie SH, la TB-303, le classiche drum machine, e persino batterie, pianoforti, fisarmoniche, chitarre e altra strumentazione come i dispositivi a nastro utilizzati nelle sale di registrazione e post-produzione. Tutto questo permette di constatare in pochi minuti quanto è stata vasta e ampia la visione della musica per Roland, nel corso delle decadi, come si è evoluta, che cosa ha reso memorabile nel mondo. Ma soprattutto possiamo constatare quanti sono gli strumenti che ormai reputiamo talmente classici da riconoscerli a colpo d’occhio, quasi dati per sottintesi nell’immaginario della musica elettronica, nell’arco di quasi mezzo secolo di storia.

Paolo Castelluccio