Pacha, venerdì notte. Fuori è ancora estate piena, anche se siamo a settembre. Dentro è già tutto saturo: luci, fumo, gente. È Music On, è Marco Carola.Da maggio a ottobre, ogni venerdì, il Pacha si trasforma. Abbiamo seguito da vicino il party ibizenco, cercando di capire e raccontare il suo successo, che non ha rivali. Il venerdì ibizenco ha casa al Pacha, e ogni evento è sold out e capace di consolidare un pubblico mai uguale a se stesso.
Il club conserva la sua anima elegante, ma il mood cambia: più ruvido, più tirato, più concentrato sulla musica. Music On, come recita il claim, si spoglia di ogni decorazione. È una serata per chi sa cosa aspettarsi: techno, house, groove, e ore di ballo. Marco Carola lo sa. Ha una presenza silenziosa ma totale. Arriva, mette su i suoi pezzi, osserva la pista e costruisce. Sempre dritto, sempre teso, ma con un’attenzione maniacale al dettaglio, dalla pista al sound system.

Il suo stile? Pulsante, groovy, minimale ma mai freddo. Parte piano, bassi morbidi, e senza che te ne accorga sei dentro da mezz’ora, senza aver guardato il telefono nemmeno una volta. Perché se è vero che Pacha negli ultimi anni è diventato tra i club instagrammabili, il pubblico può, volendo, permettersi di immergersi in un’ atmosfera totalizzante tra luci basse e bassi profondi.
Il vero cuore della stagione 2025, però, sta nei B2B. Ogni settimana può succedere qualcosa. Un set condiviso con Luciano che vira in territori più latini. Una notte con Jamie Jones che sposta tutto verso la tech-house, più aperta, più funk. Sali sul floor e c’è Carola con The Martinez Brothers, e capisci che la serata cambierà passo. Questi set a più mani non sono sempre perfetti. A volte si percepisce l’adattamento, la ricerca di un linguaggio comune. Ma è proprio lì che sta l’interesse: nel vedere due mondi fondersi o scontrarsi sul momento, senza copione.
Non tutto è brillante, ma si ricerca un equilibrio che cerca di allontanarsi da certe più mainstream che spesso hanno accompagnato il brand per cercare un territorio comune ibrido, dove lo spazio per la ricerca, specialmente a metà set, si ricava con assoluta naturalezza.Il

Il pubblico è un altro elemento chiave. Tanti italiani, certo, soprattutto nelle prime settimane di stagione. Ma anche inglesi, sudamericani, gente da Berlino, Parigi, Tel Aviv. Non è una festa nazional-popolare, ma l’impronta italiana si sente: cori improvvisati, sorrisi, gestualità. Nessuno si prende troppo sul serio, ma tutti sanno bene perché sono lì.
Il Pacha regge bene la pressione. Il sound system è calibrato, le luci si muovono senza strafare, il locale è pieno ma mai ingestibile. Chi lo conosce sa che non è un club “da rave”, ma con Music On diventa qualcosa di diverso: più caldo, più istintivo.Alle 6, quando le luci si accendono e il groove si spegne lentamente, non hai per forza vissuto la “notte della vita”. Ma ti porti via qualcosa di solido, una sensazione precisa: non una festa, ma un flusso. Music On non urla, non si impone. Ti accompagna. E se sei pronto, ti porta dove serve.
